Solofra (AV) – Bullo? No Grazie! I ragazzi a Scuola: cinema e sociale con il regista Falagario

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Solofra (AV) – Bullo? No Grazie! È questo il titolo della produzione cinematografica a cura dell’ Istituto Isiss “G. Ronca” di Solofra, sotto la direzione scolastica di Lucia Ranieri, e prodotto da Frames Studio con sceneggiature e regia di Giuseppe Falagario che si è avvalso della collaborazione dei docenti Dina Gallo, responsabile progetto “Bullismo”, e di Silvia Bianco, referente coordinamento del Centro Territoriale di Supporto.

«In sostanza è un corso di formazione a progetto per i ragazzi promosso dalla scuola che va oltre la semplice erudizione scolastica: gli alunni diventano protagonisti attivi e non passivi del progetto perché ne sono i costruttori». Ha esordito così il regista Rai di origini pugliesi che vive ad Avellino già da qualche anno. Sempre pronto a lanciare nuove sfide con la sua arte, soprattutto nel sociale e nel recupero dei valori cristiani che hanno mosso il mondo, Giuseppe Falagario ha raccolto la sfida della dirigente scolastica dell’Istituto di Solofra e volontariamente si è reso disponibile a «far diventare la scuola il primo banco di prova per la lotta alla vita. Far vivere gli alunni la magia di un set cinematografico non fine a se stesso ma che contribuisca a dare valore aggiunto a ciò che sono oggi e gli uomini e le donne che saranno domani, in una società che ha bisogno di rinascita. Perché? Ogni scena, ogni azione, ogni parola, la musica e il lavoro tutto – continua Falagario – avrebbe parlato di loro, delle tante difficoltà che si trovano ad affrontare, della loro voglia di crescere positivamente, di non dare spazio alle miserie umane che prima di schiacciare gli altri schiacciano se stessi: da vittime a carnefice e da carnefice a vittima».

La produzione filmica tocca un problema molto delicato che negli ultimi tempi sta assumendo caratteri e toni sempre più preoccuanti: il bullismo. La storia ripercorre un dramma vero, realmente accaduto, e narra di una ragazza vittima dei social a causa di alcune immagini di vita privata rese pubbliche, per vendetta, dal suo ex fidanzato.

«Trenta ore di preparazione, full immersion, per dare vita al primo ciak. Un esperienza formativa che non ha eguali – continua il regista – per chi vuole addentrarsi nel mondo del cinema e di ciò che lo circonda. È stata una lezione dal carattere intenso e profondo, sia per i ragazzi quanto per me. Loro hanno conosciuto che cos’è l’entusiasmo, l’impegno, l’abnegazione, il sacrificio fatto anche di rinunce per dedicarsi ad un progetto e portarlo a termine con ottimi risultati. Responsabilizzarli sulle scelte e sulle fatiche diventando interpreti di ciò che si semina».

Che cosa hanno appreso i ragazzi da questa esperienza?
«Dal punto d vista tecnico molto. Hanno potuto toccare con mano come si realizza un film, la tecnologia che c’è dietro per montarlo. Si sono resi conto dell’importanza del fonico, del direttore, del tecnico dei suoni, delle luci, della fotografia. Insomma, la lezione, oltre ad essere tecnica affinché si possa realizzare anche un semplice cortometraggio, è stata anche quella di capire che ognuno ha un ruolo ben preciso; una squadra affiatata e appassionata è sempre vincente».
E dal punto di vista umano?
«Premettendo che il progetto così come concepito non ha la finalità ultima di parlare delle vittime di bullismo ma mettere in rilievo la figura del bullo. Aprire la mente dei ragazzi e far capire le cose dalla parte del carnefice; quindi appropriarsi della consapevolezza che atteggiamenti di prevaricazione verso un soggetto, in quel momento debole o fragile, e non sempre compiuti con atti di forza fisica ma con atteggiamenti e comportamenti subdoli e a volte nascosti tra le riga, sono pericolosi e sbagliati perché nella vita c’è sempre un bullo più bullo di te. Importante è anche il messaggio che si vuole dare alle famiglie. A volte i genitori, con la loro superbia, cercano di non vedere e non sanno affrontare problemi del genere. Il nostro intento non è mero moralismo ma, seppur con crudeltà, sbattere in faccia la realtà delle cose».
Gli attori sono tanti, extrascolastici e alunni dell’Istituto di Solofra e della succursale di Montoro. Anche la squadra tecnica è composta da alunni. Che cosa lasciano al regista Falagario.
«Lavorare con i ragazzi è sempre una esperienza nuova e inebriante. Ogni volta, in ogni progetto, mi lasciano qualcosa in più che mi arricchisce professionalmente e come uomo perché riusciamo a diventare un tutt’uno. Forse perché sono rimasto bambino anch’io ed è importante che noi adulti, di tanto in tanto, tiriamo fuori quello che siamo stati da piccoli, senza imbarazzo. Solo così si può entrare in sintonia con i giovani e capirli fino in fondo».

Invece, Falagario, che cosa ha cercato di lasciare ai ragazzi

«I bambini, i ragazzi sono come spugne: assorbono tutto ciò che la nostra generazione gli ha dato in pasto. E, a mio avviso, ciò che sta lasciando in eredità non sono cose buone. Un fallimento! Si sono resi conto di quello che può essere un bullo. Un atteggiamento che la maggior parte delle volte nasce per scherzo e finisce molte volte anche in tragedia. Sono quarantuno le vittime di bullismo, solo quelle dichiarate escludendo i dati in Europa e in Italia. La devianza minorile va contrastata: un ragazzo che non vuole andare a scuola diventa una facile preda dei soldi e dei soldi facili».

Ricordiamo che a firma Giuseppe Falagario sono stati realizzati altri progetti di successo tra cui Green Teen Journal: la rubrica di Rai News che ha spopolato due anni di messa in onda settimanale a favore delle energie rinnovabili, scienza, dell’eco sostenibilità, e delle buone pratiche. Anche questo prodotto dalla Frames studio in media partner con Rai News. Ed ancora. Con “Shoah tracce di storia”, il cortometraggio dedicato alla memoria. Prodotto dall’ Istituto Comprensivo di Aiello del Sabato, classi 5A e 5B Plesso di San Michele di Serino nell’anno scolastico 2015 / 2016 con Regia di Falagario, soggetto e sceneggiatura di Marina Villani e Patrizia Mari. Musiche, Kevin Macleod.