Ravello (SA) – 65esima edizione Ravello Festival, si parte il 1° luglio

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Ravello (SA) – Tradizione nel nome di Wagner, musica con i più grandi direttori d’orchestra, innovazione e incursioni nell’avanguardia, sperimentazione di nuovi linguaggi, jazz per ridurre le distanze, danza per lasciar parlare il corpo, quando ogni altra relazione è compromessa. Il Ravello Festival festeggia il suo 65esimo compleanno con un cartellone di qualità che mette insieme passato e futuro, che dà spazio, come sempre, alla grande musica (direttore Alessio Vlad e, per il jazz, Maria Pia De Vito) “nel rapporto tra silenzio e spazio” ma che coglie anche le nuove sensibilità culturali del tempo contemporaneo che invocano pace, ponti e dialogo, senso di comunità e abbattimenti di vecchi e nuovi muri, come racconta il programma artistico curato da Laura Valente (direttore danza, tendenze e nuovi linguaggi, progetti speciali, formazione)

Il festival si inaugura il primo luglio con un concerto tutto wagneriano diretto dalla bacchetta di Adam Fisher, in collaborazione con uno dei più prestigiosi Festival dedicati al maestro di Lipsia come quello di Budapest. A salire sul Belvedere di Villa Rufolo l’Hungarian Radio Symphony Orchestra. Il programma di musica annota appuntamenti da non perdere come il concerto del 5 agosto diretto da uno dei più prestigiosi direttori oggi sulla scena mondiale, il finlandese Esa Pekka Salonen, con la Philharmonia Orchestra, tra i più innovativi anche per la capacità di convertire l’ispirazione con i nuovi strumenti digitali. Dal gelo della Siberia, dove trova ispirazione con la sua MusicAeterna, viene un altro straordinario talento: il “ribelle della classica”, greco di nascita e russo di formazione, Teodor Currentzis (30 agosto). Da Mosca anche il metropolita di Volokolamsk, Ilarion Alfeev, uomo chiave del dialogo interreligioso della chiesa russa e compositore di musica sacra: a Ravello dirigerà l’Orchestra Filarmonica Salernitana “Giuseppe Verdi” (30 luglio) che si esibirà anche nel tradizionale Concerto all’Alba (11 agosto) quest’anno affidato al direttore Oleg Caetani.

Grandi interpreti: da Kent Nagano (il maestro che passa da Mozart a Frank Zappa) e la Dso di Berlino (9 luglio) con lo straordinario violino di Arabella Steinbacher, alla Rotterdams Philharmonisch Orkest con il suo nuovo direttore stabile Lahav Shani, non ancora trentenne (19 agosto), alla Asian Youth Orchestra diretta da James Judd e con un solista di assoluto prestigio come Vadim Repin (25 agosto); in Villa Rufolo anche uno dei migliori cori giovanili del mondo, il Chicago Children’s Choir diretto da Josephine Lee (12 luglio). Da segnalare il ritorno a Ravello di Martha Argerich, la pasionaria del piano, con la Franz Liszt Chamber Orchestra diretta da Gábor Takács-Nagy (8 luglio) e di Philip Glass che salirà sul palco in un concerto per tre pianoforti (compagni di viaggio: Dennis Russell Davies, Maki Namekawa) in occasione dei suoi ottanta anni (14 luglio): cosa sarebbero la musica, il teatro e il cinema del Novecento senza la rivoluzione del maestro di New York che sbarcava il lunario facendo l’idraulico quando ancora fare il compositore d’avanguardia era un lusso?

C’è ancora spazio in questo mondo per inseguire i sogni, per rivendicare il pane ma anche le rose come (marxianamente) si ripete nel film di Ken Loach che dà il titolo al balletto del 29 luglio de Les Italiens de l’Opéra de Paris, una compagnia appena nata, sotto la guida di Alessio Carbone che porterà a Ravello un progetto in prima assoluta in coproduzione con il museo dell’immigrazione di Parigi.
Il cartellone tersicoreo di quest’anno sceglie di attraversare i muri, contro le barriere della diversità, del razzismo, delle differenze. Muri come quelli che simbolicamente saranno abbattuti il 2 luglio a Villa Rufolo sulla musica leggendaria dei Pink Floyd dalle stelle dell’American Ballet con una coreografia di Karole Armitage impreziosita dalla partecipazione straordinaria in live painting dell’artista Francesco Clemente e la voce recitante di sua moglie, Alba, che condivide per la prima volta una produzione con il marito. Anche questa una creazione prodotta per il Ravello Festival.
Al tema del transito, della fuga, dell’accoglienza è anche dedicata l’esposizione dello stesso Clemente che porta a Ravello le sue tende declinate come simbolo e “luogo artistico” di rifugio e migrazione. Grande attesa l’11 luglio per Marie Chouinard, nome imprescindibile della danza canadese e prioritario per la danza contemporanea tutta, che porterà a Ravello una rivisitazione di uno dei suoi capolavori, Le sacre du printemps, tribale, primordiale e spirituale al tempo stesso, sulla musica di Stravinsky.

La direttrice della Biennale danza anticiperà il gigante della danza israeliana, Ohad Naharin (19 luglio), coreografo tra i più celebri e immaginifici: cresciuto in un kibbutz della Galilea a fianco del suo gemello, affetto da autismo per il quale ‘inventa’ un vero e proprio linguaggio del corpo, il metodo Gaga. Naharin ci consegna l’utopia concreta dell’ispirazione a stare meglio al mondo ascoltando il proprio corpo. Per la formazione anche quest’anno si replica con il progetto “Abballamm’!” che prevede laboratori in residenza condotti da  coreografi ospitati al festival, quest’anno in partnership con l’Accademia di Danza e Sareyyet Ramallah/Palestine International Award for Excellence and Creativity. Ravello farà anche il miracolo di avere sullo stesso palcoscenico israeliani e palestinesi.

Infine le incursioni jazz: sul Belvedere di Villa Rufolo la già annunciata leggenda Wayne Shorter con l’ormai consolidata formazione formata da Danilo Perez, John Patitucci e Brian Blade (16 luglio); in cartellone le trombe di Enrico Rava (anche la storia di quest’ultimo è una storia di emigrazione cercata per inseguire il sogno della musica) e del polacco Tomasz Stanko, tra i grandi padri del jazz europeo dalle assonanze impressionanti, con le loro fughe nell’informalità (23 luglio). Poi due nomi femminili: il 5 luglio la vocalist afroamericana Dianne Rives, considerata una delle più importanti interpreti femminili di jazz del nostro tempo, una “cantante diversa”, la definisce il musicologo Stefano Zenni. L’8 agosto arriverà Roberta Gambarini, “l’erede di Ella Fitzgerald” secondo la definizione che ne ha dato il Boston Globe. Partita da Torino, nel rinascimento del jazz italiano che sono gli anni Ottanta è oggi un riferimento della vocalità statunitense. A Ravello si esibirà con il Salerno Jazz Collective un’esperienza del tutto nuova, creata appositamente per il Festival. A capeggiarla Sandro Deidda, con il quale la Gambarini, oltre a percorrere il consolidato repertorio di standard, affronterà anche pagine non strettamente jazz, tra cui gli amati Piazzolla e Morricone.

Da segnalare il progetto per Ravello “Petra” e Al Amal” di Luca Aquino con la Jordanian National Orchestra’s Ensemble (26 agosto) che servirà a lanciare un messaggio di speranza a difesa del patrimonio culturale mondiale (Al Amal in arabo “la speranza”) secondo la campagna Unesco #Unite4Heritage. Infine un’incursione pop nel programma. Il 4 agosto appuntamento speciale con un concerto unplugged di Antonello Venditti.

«Ci sono molte certezze nel patrimonio paesaggistico e artistico della Campania: un posto da regina spetta sicuramente a Ravello – ha affermato il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca –  che con la Costiera Amalfitana non solo è un luogo che tutto il mondo conosce ma rappresenta altresì uno dei punti di orientamento del sistema culturale Campania che stiamo costruendo. Dico spesso che faccio fatica a immaginare un’altra regione così piena di offerta culturale come la nostra: di questo siamo orgogliosi perché non basta il vantaggio di partenza che ci è stato concesso e cioè una straordinaria bellezza che abbiamo tutti il dovere di preservare e valorizzare ma occorre anche il supporto di un impegno serio da parte del governo regionale finalizzato allo sviluppo e alla crescita. È quello che stiamo facendo».

«Il Ravello Festival – continua De Luca – è uno dei tasselli indiscutibili di questo sistema. Il cartellone 2017 è di grande prestigio e ha il merito di coniugare sapientemente lo spirito della tradizione con incursioni nella modernità. Musica, danza, arte: al pubblico internazionale che sempre di più affolla Ravello con un costante aumento delle presenze abbiamo il dovere di rappresentarci al meglio perché la loro esperienza di passaggio sia il miglior passa parola nel mondo della nostra immagine. Non è un momento semplice quello che il mondo sta vivendo, sono compromesse le nostre libertà e la nostra sicurezza, in molti luoghi è a rischio il patrimonio artistico e archeologico: ben felice che l’offerta culturale del Ravello Festival di quest’anno sia anche un messaggio di dialogo e di relazione tra i popoli, di ricerca di unità nella diversità. Se riusciremo a portare anche un piccolo contributo di riflessione al bisogno di costruzione di pace, lo sforzo del nostro impegno avrà avuto ancora più valore e significato».