Dal 1° settembre inizierà la “stretta” per combattere il fenomeno dell’assenteismo (secondo qualcuno!!!) nella pubblica amministrazione, trasferendo la competenza dei controlli dei dipendenti dalle Asl all’Inps, quindi, uniformando le procedure e le varie articolazioni tra dipendenti pubblici e privati. Nelle ultime settimane siamo stati bersagliati dai dati elaborati dalla CGIA di Mestre sulle assenze dei lavoratori e soprattutto sul rapporto di assenteismo tra settore pubblico e settore privato.Verificato che nel 2015 (anno di riferimento per la CGIA) l’andamento di assenteismo in entrambi i settori è quasi lo stesso e più precisamente 18.4 giorni nel settore privato e 17.6 giorni nel settore pubblico, si è pensato bene di analizzare altri fattori per continuare la campagna di denigrazione nei confronti dei dipendenti pubblici.Dai dati emersi analizzando il quinquennio 2012/2016 – dichiara Pasquale Passamano responsabile della Cisl Università di Salerno – la durata media di assenza per malattia dei dipendenti (personale tecnico-amministrativo) dell’Università degli Studi di Salerno è pari a 8,81 giorni l’anno e se vogliamo considerare l’anno 2015, così come ha fatto la CGIA, è di soli 8,42 giorni l’anno. E’ inutile dire che ci saremmo aspettati qualche considerazione da parte del Rettore Tommasetti – continua Passamano – rispetto a questo dato positivo soprattutto se si tiene conto che l’Ateneo di Salerno vanta il “triste primato” di avere il più basso numero di unità di personale tecnico-amministrativo d’Italia (in rapporto al numero di studenti). Pur tuttavia, non sono mancati risultati positivi conseguiti dal nostro Ateneo, risultati che vengono sbandierati quotidianamente sugli organi di stampa e raggiunti grazie all’impegno di “tutte” le componenti della comunità universitaria salernitana.Sicuramente non è una nuova organizzazione dei controlli sulle assenze per malattia dei dipendenti pubblici a preoccuparci per il futuro – conclude Gerardo Pintozzi, responsabile della struttura aziendale Cisl Università – ma la carenza di risorse economiche messe a disposizione dal governo nazionale necessarie per consentire il reclutamento di nuovo personale (docente, ricercatore e personale tecnico amministrativo) e per risolvere l’annoso problema del precariato che riguarda soprattutto la nuova figura del ricercatore, al fine di garantire un servizio di qualità a tutti gli studenti dei Campus universitari.
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