Se questi sono uomini

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Primo Levi scrisse “Se questo è un uomo” durante la prigionia nel campo di concentramento di Monowitz, nel quale descrisse ciò che vi accadeva all’interno e le barbarie perpetrate da esseri umani che uomini non si potevano definire. Guardando ai fatti recentemente accaduti a Rimini, e non solo lì, mi viene lo stesso pensiero. Se questi sono uomini. Si possono definire tali le bestie che hanno commesso l’orrore a Rimini? E con loro tutti gli altri che commettono reati simili? Quotidianamente ci sono donne che subiscono e denunciano violenza, di questo caso se ne sta parlando molto di più: l’orrore e la violenza perpetrati sono abnormi. Non c’è una spiegazione logica a quanto accaduto se non il disprezzo da chi ha posto in essere tale ignobile gesto verso un altro essere umano, alla base c’è questo: il non avere rispetto per l’inviolabilità di un corpo e di un’anima che non ci appartiene. Niente e nessuno potrà ripagare dai segni e dai ricordi lasciati da una violenza, se si è fortunati si potrà attenuare, ma mai dimenticare. Il ricordo di quanto accaduto in quegli momenti interminabili resterà indelebile e sarà peggio di un marchio a fuoco o di un tatuaggio. Occorre chiedersi come mai i casi di stupro, almeno in Italia, siano in forte aumento. Costa sta succedendo nel nostro Paese? Le spiegazioni possono essere molteplici. Non solo immigrati, ma anche italiani si macchiano di tali reati per cui non possiamo dire che sono solo stranieri a violentare od ad aggredire. Ultimamente si parla di due carabinieri che sono stati denunciati per violenza sessuale da due studentesse americane. Ieri uno dei due si è difeso affermando che il rapporto era stato consenziente. Non entriamo nel merito sul fatto se il rapporto sia stato consenziente o meno, questo ingrato compito spetterà agli inquirenti,  ma quello che lascia basiti è che due carabinieri, due rappresentanti dell’ordine e della sicurezza abbiano avuto un rapporto mentre erano in servizio, con due ragazzine che avevano pesantemente bevuto e fumato anche canne. Nel caso in cui le due americane fossero state consenzienti, è mai possibile che due uomini in divisa, a quanto pare irreprensibili, abbiano agito con tanta leggerezza? E, soprattutto, in caso contrario com’è possibile che si siano spinti così oltre? Se non ci si può fidare neanche delle forze dell’ordine ed ovviamente non voglio fare di tutta un’erba un fascio, perché sarebbe altamente ingiusto nei confronti di quei milioni di appartenenti alle forze dell’ordine che quotidianamente e con enorme spirito di sacrificio lavorano per tutelare i cittadini e per combattere i criminali, siamo davvero alla frutta. Alla base di tanti reati forse la giusta convinzione che il sistema penale vigente e l’ordinamento penitenziario andrebbero modificati ed adeguati, con certezza ed inasprimento della pena. La certezza di stare in uno stato garantista e che protegge di più gli aguzzini piuttosto che le vittime è opinione sempre più comune e purtroppo i fatti sono questi. Nel caso specifico di Rimini i tre minorenni, in quanto tali, avranno uno sconto di pena. Se a ciò si aggiunge che hanno agito sotto l’influenza di alcool o di droghe avranno un ulteriore sconto di pena. Tra le tante cose tristi che lasciano molto perplessi è che nel nostro paese chi commette reati dopo aver assunto alcool o droghe ha diritto alle attenuanti e non, come sarebbe giusto che sia, alle aggravanti e di conseguenza ad  un aumento della pena. Se i fatti di Rimini non avessero scatenato, giustamente, tutto questo gran parlare, state pur certi che le quattro bestie, nelle peggiori delle ipotesi, sarebbero stati agli arresti domiciliari e non in un carcere. Anche se parlare di carcere è un paradosso: l’idea di carcere negli ultimi anni è cambiata molto, il fine è quello di rieducare e non di punire. Per raggiungere quest’utopia si cerca in ogni modo di alleviare la pena: tante le misure alternative alla detenzione, per cui se si è fortunati, nonostante ci si sia resi responsabili di reati, non si varcherà mai l’ingresso di un carcere e, nel caso in cui si dovesse mettere piede all’interno ci saranno una miriade di corsi che si organizzano per il benessere del detenuto. Corsi di yoga, di canto, di danza, di teatro, corsi che rilasciano qualifiche professionali che, per prenderli “fuori” uno deve non solo pagare profumatamente, ma soprattutto impegnarsi e chi più ne ha più ne metta … la fantasia viaggia a ruota libera …tutto pur di far stare bene il detenuto e di sperperare denaro pubblico. Già, i corsi costano e pure tanto, ma ben venga questo spreco di denaro se un detenuto uscito dalla galera si mette a fare l’istruttore di yoga anziché tornare a delinquere. La società ed i volontari che a vario titolo entrano per alleviare le “sofferenze” del povero detenuto, gente che magari quando succede qualche grave caso di cronaca urla a favore dell’inasprimento delle pene e che dopo qualche tempo cambia radicalmente idea in merito, avrebbero raggiunto il loro scopo e cioè quello di rieducare il soggetto. Ma davvero si può parlare di rieducare? In questo Stato così garantista e buonista, c’è qualcuno che pensa alle vere vittime o veramente assistiamo ad una totale inversione di ruoli e da carnefici si diventa vittime? E’ possibile rieducare queste quattro bestie e con loro tutti gli altri? La loro ferocia si può cambiare? A quanto pare nessuno ha mostrato pentimento o rimorso per quanto fatto ed anche in virtù di questo, tante leggi e “scappatoie” legali andrebbero riviste e soprattutto inasprite. I nostri legislatori lo dovrebbero fare soprattutto come dovere morale verso chi non guarirà mai nell’anima. La Polonia ha chiesto l’estradizione e questo la dice lunga. Speriamo che gliela concedano, solo così impareranno che chi commette reati dev’essere punito e non premiato.