Woody Allen e Cummings: consigli per salvare la poesia

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Woody Allen e Cummings: consigli per salvare la poesia

di Carlo Di Giovanni

Qualcuno più saggio di me una volta ha detto: “la poesia dice troppo in pochissimo tempo, la prosa dice poco e ne impiega troppo”. Ora immaginate che nel 3017 i viaggi temporali saranno la voga del momento e che un vostro lontanissimo pronipote, per premiarsi dopo un anno di duro lavoro intergalattico, decida sia proprio arrivato il momento di staccare la spina e fare un viaggio a ritroso di mille anni fino a noi. Durante il viaggio, tutto eccitato all’idea, continua a ripetersi che se è vero che la poesia dice troppo in pochissimo tempo allora il nostro secolo – preso com’è dalla rapidità, dall’evitare accuratamente l’introspezione e più di tutto dal non perdersi in inutili chiacchiere – sarà di certo un secolo ricco di poesia e di poeti. Immaginate adesso il suo disappunto quando scoprirà la verità.

Oggi anche i versi, proprio come la prosa negli anni ’60 per Bukowski, impiegano così tanto tempo per dire ciò che devono dirci che quei minuscoli granelli di poesie spammati sulla nostra bacheca social ci bastano: il tempo scorre esattamente come scorreva nel 1017, l’età media è quasi triplicata eppure chi ha, oggi, il tempo di leggere un’intera poesia o un’intera raccolta? Questo non vuol dire che non abbiamo o non sentiamo più quel disperato bisogno di poesia ma il modo, il mezzo e il fine per il quale cerchiamo di soddisfare quel bisogno è sbagliato: copiare e incollare in tre secondi due versi visti chissà dove per postarli su un mezzo usa e getta come Facebook con il solo scopo (speranza?) di ricevere un’effimera attenzione per qualcosa che non abbiamo creato noi e che per giunta non abbiamo mai letto è, oltre che paradossale, l’assassinio del cuore dell’arte: la fatica quotidiana, l’impegno costante, il coltivare con pazienza e mettere la nostra stessa pelle sul tavolo; tutti concetti che questa società liquida ha abbandonato in favore della facilità, della rapida accessibilità e del tutto e subito.

Allora ho pensato: dato che le cose stanno così, per riafferrare rapidamente, in meno di due ore, il concetto di poesia potreste trovare interessante, magari stasera, guardare Hannah e le sue sorelle di Woody Allen e nel giro di mezz’ora, in una certa scena dall’emblematico titolo “nemmeno la pioggia ha così piccole mani”, ritrovarvi davanti a un negozio di libri a Manhattan dove Elliot dice a Lee: “e non scordarti la poesia a pagina 112… mi ha fatto pensare a te” e l’istante successivo leggere quella stessa poesia sul letto insieme alla voce fuori campo di Lee:

“il tuo più tenue sguardo facilmente mi aprirà
benché abbia chiuso me stesso come dita,
sempre mi apri petalo per petalo come la primavera fa
toccando accortamente, misteriosamente la sua prima rosa
e io non so quello che c’è in te che chiude e apre,
solo qualcosa in me comprende che
è più profonda la luce dei tuoi occhi di tutte le rose.
Nessuno, neanche la pioggia, ha così piccole mani”.

Ecco, in questa scena una poesia vecchia sessanta anni di Edward Estlin Cummings (là dove non sono mai stato, piacevolmente oltre) diventa materiale e tangibile, non più solo carta e inchiostro, prende vita, in poche parole, e pur essendo stata piegata all’uso cinematografico (il che vuol dire semplificata e accorciata) riesce a conservare il suo senso e a non perdere una sola goccia della sua forza. Magari, da questa scena e grazie a Woody Allen, inizierete a vedere e percepire la poesia con un tatto completamente nuovo.

Questa la poesia originale:

là dove non sono mai stato, piacevolmente oltre

là dove non sono mai stato, piacevolmente oltre
ogni esperienza, i tuoi occhi hanno il loro silenzio:
nel tuo gesto più delicato ci sono cose che m’imprigionano,
o che non posso toccare perché mi sono troppo vicine
il tuo più tenue sguardo facilmente mi schiude
sebbene io mi sia chiuso come dita,
tu sempre mi apri petalo per petalo come la Primavera fa
(sfiorando abilmente, misteriosamente) la sua prima rosa
o se il tuo desiderio sia chiudermi, io e
la mia vita ci chiuderemo di scatto meravigliosamente, improvvisamente,
come quando il cuore di questo fiore s’immagina
la neve scendere con cautela ovunque;
niente di tutto ciò che sperimenteremo in questo mondo è pari
alla forza della tua intensa delicatezza: la cui trama
mi costringe nel colore delle sue terre,
rendendo omaggio alla morte e al per sempre ad ogni fiato
(non so cosa sia in te che chiude
e apre; solo qualcosa in me comprende
che la voce dei tuoi occhi è più profonda di tutte le rose)
nessuno, neanche la pioggia, ha così piccole mani.