Quel che va e che potrebbe andare di Nicola Prebenna

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Un primo passo è stato compiuto, e nella giusta direzione. Era prevedibile che in tempi ragionevoli si sarebbe giunti all’elezione dei presidenti delle due camere del parlamento. Sembrava anche scontato che l’esito sarebbe stato quello di 1 a 1: la coalizione di centrodestra puntava alla presidenza del senato, il M5S alla presidenza della camera. I fatti hanno confermato le previsioni, pur se con le forti fibrillazioni all’interno del centrodestra, per la bocciatura preliminare di Romani, per la proposta, oserei dire provocatoria di Salvini, della Bernini, e infine nella scelta condivisa di Elisabetta Casellati: nome non troppo familiare al grande pubblico, ma nota negli ambienti politici, per gli incarichi anche istituzionali assolti. L’elezione dei neo-presidenti segna un fatto positivo, a mio avviso. Per la prima volta assurgono alla ribalta personalità nuove, giovane soprattutto Fico, ma soprattutto cittadini che non rientrano fra i politici di professione e di carriera, pur se la Casellati non è da ieri che ha parte di Forza Italia, anzi ne è come il filo che collega FI delle origini a quella come appare oggi. Un’altra prova, ben più impegnativa, attende ora i vincitori delle elezioni, Salvini e Di Maio; tutti sanno, però, che non si tratta di un duello a due, ma di una schermaglia in cui i protagonisti sono più di uno. Ruolo centrale di direzione dei lavori, anche se non toccherà a lui mettere mano alla costruzione dell’edificio, è quello del presidente della repubblica; giocheranno un ruolo decisivo anche le componenti interne dei diversi gruppi politici e/o coalizioni. Fino al 3 aprile, data in cui il presidente molto probabilmente affiderà l’incarico esplorativo, c’è tempo e modo per sondare disponibilità, progetti, strumenti per pensare se non ad un governo di legislatura almeno ad un governo che sia capace di proporre una nuova legge elettorale meno arzigogolata e più chiara, nella formulazione e nella prospettazione di una chiara maggioranza che debba uscire dal confronto elettorale. Toccherà agli strateghi delle formazioni vincenti elaborare piani costruttivi, convincenti e possibili. A noi, cittadini pensanti, il dovere di fornire chiavi di lettura oneste, ma anche di suggerire, con la modestia ed il relativismo delle opinioni e non della verità assoluta, qualche pista che potrebbe andare nella giusta direzione. A tal proposito, ritengo che, relativizzando gli slogan e la grancassa delle promesse elettorali, le forze politiche, che dovessero intraprendere un confronto costruttivo per dotare il paese di un governo, debbono avere la capacità di individuare pochi problemi ritenuti prioritari, prevedere per loro soluzioni condivise e compatibili, per avviare per davvero la transizione verso il nuovo, che per essere produttivo e positivo non ammette soluzioni stravaganti e poste come non negoziabili. E’ nella capacità costruttiva, fondata su un realismo non rinunciatario ma propulsivo, degli attori che si succederanno sul proscenio che può consistere la sorpresa positiva del secondo atto, la formazione del governo, dopo la prova sostanzialmente positiva fornita con l’elezione di Fico e di Casellati. Il secondo atto si approssima!