Caserta – Sequestrati 12 pozzi contaminati da arsenico

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Sequestrati 12 pozzi: acqua impiegata per uso domestico e irrigazione

Nell’ambito di una operazione coordinata dalla procura di S. Maria Capua Vetere, sono stati posti sotto sequestro dai carabinieri nel Casertano dodici pozzi utilizzati per uso domestico e irrigazione, su cui è stata riscontrata una contaminazione da metalli pesanti come l’arsenico.

Nella giornata dell’11.2.2019 i Carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Caserta e quelli del Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale, Agroalimentare e Forestale di Caserta nonché della Sezione di Polizia Giudiziaria di questa Procura hanno dato esecuzione al detto decreto e conseguente convalida apponendo i segni materiali volti a precludere l’utilizzo dei detti pozzi, contemporaneamente svolgendo un’ulteriore attività di accertamento — unitamente a personale qualificato dell’Arpac- mediante carotaggi.

Detti carotaggi hanno avuto termine in data di ieri con esito positivo, dato il rinvenimento di materiale che appare essere scarto di produzione industriale, salve le successive analisi a compiersi da parte dei laboratori abilitati dell’ARPAC per la classificazione certa del tipo di materiale rinvenuto.

L’assoluto allarme destato da tali valori accertati da questa A.G. – catastrofici ed incompatibili con qualsiasi origine diversa da quella umana — ha, peralfi•o, comportato la necessità di approfondire la storia del sito.

Partendo da un’analisi storica, è emerso che l’area oggetto dell’indagine, denominata “Piscina Rossa”, (denominazione che si è tramandata tra gli abitanti del luogo che serbavano memoria di un originario invaso di raccolta di acque con tale colore) era utilizzata in passato quale recapito delle acque di processo delle attività industriali dell’ex Opificio Saint Gobain.

I predetti pozzi, infatti, sono stati individuati all’interno del perimetro della predetta area ubicata all’interno della cd. “Area Vasta” e, precisamente, nella porzione ricompresa nel comune di San Nicola la Strada. La storia del sito trae origine dalla omonima fabbrica di produzione del vetro ivi insediata a partire dal 1958, “quale uno dei primi esempi di grande industria inseriti in una più ampia area di tradizione e vocazione agricola”.

Detta industria, nel dedicarsi alla produzione del vetro, seguiva un processo produttivo che prevedeva che alla fusione seguisse una fase di “affinamento” e, in ultimo, di “ricottura”, al fine di avere un prodotto privo di impurità e difetti, nonché dotato di buone proprietà di resistenza meccanical . Per quanto attiene all’impiego di reattivi chimici quali coloranti, o affinanti, vi erano reagenti intrinsecamente pericolosi per l’uomo e per l’ambiente tra cui 1’ARSENICO, quale “agente affinante”, altamente cancerogeno, con conseguente emissione e rilascio nell’ambiente di sottoprodotti arseniosi, non biodegadabili.

Le attività produttive della fabbrica Pisani Vetri Saint Gobain proseguivano (sebbene si suppone vi fosse un decremento nell’ultima fase) fino al 1988, quando aweniva la dismissione totale della fabbrica e il passaggio di tutta l’area alla Progetto Industrie Srl, che nel Marzo 1989 presentava la proposta del cc.dd. “Programma di sviluppo, integrazione e ristrutturazione industriale e previsione di occupazione di forze lavorative per l’area Saint Gobain nel Comune di Caserta”, cui faceva seguito nel 1990 il “Piano

occupazionale per la ristrutturazione e riconversione dell’impianto industriale ubicato nell’area Saint Gobain Caserta “, il quale prevedeva la coesistenza nell ‘area di attività industriali e terziarie”.

Tuttavia, con Delibera n. 26 del 25 Marzo 1991 il Comune di Caserta approvava la variazione di  destinazione urbanistica dell’area di proprietà di Progetto Industrie Srl, che passava da “Area Industriale” a “Zona ad insediamenti produttivi e terziari”, con relativa variante al Piano Regolatore vigente al tempo, volta a trasformare l’area ex-Saint Gobain da industriale a residenziale con la possibilità di realizzazione due miliardi di metri cubi di costruzioni. Detti Programmi restavano inattuati, in quanto (inspiegabilmente) l’area dalla originaria vocazione industriale veniva destinata all’insediamento di attività del settore terziario e soprattutto — all’urbanizzazione ad uso abitativo, senza che si palesasse la seria preoccupazione per rendere compatibile il vecchio uso, con la nuova destinazione (come si evince del resto dallo stato attuale dei luoghi).

Infatti, nel 1996 erano stipulati due diversi Accordi di Programma fra Regione Campania, Provincia di Caserta, Comune di Caserta, Consorzio ASI e Progetto Industrie Srl, che compirono l’iter di riclassificazione dell’area ex Saint Gobain. L’area in oggetto, pari a circa 415.000 metri quadrati era suddivisa in 180.000 metri quadrati con classificazione D2 “Insediamenti produttivi industriali”

170.000 metri quadrati con classificazione D3 “Uffici e servizi” ed la restante parte con classificazione

FI e F6 “Infrastrutture ed impianti di interesse pubblico”. La variazione del Piano Regolatore Generale e del Piano di Sviluppo Industriale condussero dunque ad un’area non più vincolata allo sviluppo industriale.

La storia del sito ha comportato all’attualità che l’area indagata risulta ubicata in corrispondenza di una vecchia cava generata dalla escavazione di materiali di origine tufacea e poi utilizzata quale recapito di scarti di lavorazione sia cd. “solidi” che “liquidi” delle attività produttive dell’ex stabilimento Saint Gobainq dei quali soprattutto i reflui liquidi davano luogo alla cosiddetta

La massa di sabbia silicea veniva addizionata con diversi altri reagenti e additivi chimici, aventi scopo differente in ragione della propria natura, ma comunque tali da rendere più agevole e controllabile il processo produttivo e nel dettaglio vi ela l’uso di alcuni “additivi”, inclusi nella massa per contèrire specifiche proprietà al prodotto finito, quali ad esempio:

 Agenti stabilizzanti (ossidi di Calcio, Bario, Magnesio, Zinco) volti a migli01are le proprietà meccaniche del prodotto; o Agenti c0101anti (ossidi di Ferro, Rame, Cromo, Cobalto), volti a conferire un colore al prodotto finale, ovvero “decoloranti” (biossido di Manganese) per l’effetto opposto;

 Agenti affinanti (triossido di Arsenico, nitrati alcalini e nitrati di ammonio), volü a favorire l’eliminazione di eventuali bolle d’aria incluse nella massa fusa.

“PISCINA ROSSA” (la quale denominazione descrive iconograficamente, appunto, l’accumulo delle suddette acque di scarto nella cava originaria, le quali per il FORTE INQUINAMENTO DA ARSENICO risultavano avere una netta, INNATURALE ED ALLARMANTE colorazione rossa che ancor oggi mantengono),

A partire dagli anni ‘680″ 1a cavità veniva colmata con materiali presumibilmente di risulta provenienti sia dalla ex Saint Gobain e sia da materiali cd. “terreni di sbancamento” e, in particolare, dalle carte topografiche ufficiali si evince che la suddetta area in passato fosse stata oggetto di tu•fattività di escavazione di materiale vulcanico, meglio conosciuto con il nome di Tufo Grigio Campano, (TGC) prodotto dai centri di emissione del cd. “Distretto Vulcanico Flegreo”.

Nel dettaglio, dalla consultazione di foto aeree acquisite presso I’I.G.M. di Firenze[1] emergeva un assetto del suolo che, partendo da una depressione (COSTITUENTE LA CITATA “PiscnNA ROSSA”), progressivamente veniva reso ingombro di volumi e coinvolto da radicali trasformazioni urbanistiche.

Già nel 1981 la vasca era completamente interrata e la livellazione antropica del terreno faceva sì da occultare e non rendere più rintracciabile la stessa,

L’operazione odierna, diretta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e condotta in fase investigativa e operativa dai diversi comparti specializzati in materia ambientale dell’Arma, conferma come l’attenzione per la tutela dell’Ambiente e della Salute Pubblica, nella provincia di Caserta resti sempre una delle principali priorità dell ‘Autorità Giudiziaria e dell’Ama dei Carabinieri