Cinquant’anni. Tanto tempo è trascorso da quelle foto in bianco e nero a quelle a colori. Dal primo consultorio femminile, a Lioni subito dopo il terremoto, al”se non ora quando”, fino al “me too” di oggi. È il femminismo in mostra, a palazzo Portoghesi della cittadina ufitana, fino al 15 marzo. La storia di un movimento vista per fotogrammi. Manifestazioni a Napoli, in Campania, le donne non si sono mai tirate indietro. Hanno aperto gli archivi la Cgil Campania, la Press Foto, Inmovimento per Salerno, la Udi di Napoli, la Mensa dei Bambini Proletari. La mostra si avvale anche dell’archivio privato di Luisa Festa. Inevitabilmente, ha detto il Comitato Organizzare della mostra, ovviamente tutto al femminile, “la scelta delle fasi più importanti dei movimenti lascia fuori altri momenti”.Il femminismo, “che non è un percorso lineare, procede dritto per la sua strada, a volte sembra inabissarsi assumendo l’andamento di un fiume carsico. Ma è inarrestabile”. Le foto della mostra, dalle donne sessantottine a quelle di oggi, segnano il percorso che ancora adesso si mostra faticoso. Quella del movimento è anche la storia della donna che ha cambiato la società e la mostra di Grottaminarda è un lavoro in progress. Di cerca continua, insomma. Attraverso la precisa cronologia, le foto testimoniano i momenti più importanti delle lotte femministe.”Man mano che si faceva più consapevole il diritto di avere diritti, mentre si aprivano altri spazi di libertà ma nessuna delle tematiche è stata mai abbandonata”. Il comitato scientifico è formato da Maria Argenzo, Laura Capobianco, Giuliana Esposito, Maria Vittoria Montemurro e Ilaria Perrelli. Alla mostra, il giorno dell’inaugurazione, era presente Rosetta D’Amelio, presidente della Giunta regionale. ” Negli anni in cui da riferimento la mostra è molto cambiato sul piano della parità, perché le ragazze di oggi la danno per scontata e acquisita”.Invece non ci siamo quando si parla di violenza sulle donne. ” Non è cambiato nulla. Aumentano le donne ammazzate o massacrante di botte dai propri compagni. È un dramma-dice la presidente – sociale che riguarda la civiltà del nostro Paese”. Dovranno essere impegnate, secondo D’Amelio, “non solo le istituzioni ma anche le scuole e le famiglie. E deve essere un coinvolgimento forte”. Occorre “cambiare la cultura ed educare i giovani, fin dalle elementari, al rispetto dell’altro, altrimenti continueremo a sentire di donne assassinate”. La presidente ricorda gli ultimi due episodi, accaduti nello stesso giorno, in Calabria ed in Campania.”Sembra essere fermi, nel tempo, a tanti anni fa”. Per fortuna, però, Rosetta D’Amelio ricorda che c’è tanto da lavorare ancora ma che, qualcosa, però si muove. “Le giovani donne si laureano di più, si realizzano di più, vincono più concorsi pubblici rispetto agli uomini. È un nostro punto di forza. Bisogna, comunque, lavorare ancora molto. Fare più prevenzione alla salute delle donne, maggiore screening per la prevenzione dei tumori. In questa direzione bisogna impegnarsi di più “.
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