Sta per iniziare il conto alla rovescia. Non che Mattarella sia impaziente, ma si aspetta che a breve il tentativo di dar vita ad un governo giunga a qualche conclusione. La politica è l’arte del possibile, e nessuna previsione è scontata. Ci corre, però, il dovere di fare delle riflessioni che vogliamo ispirate dal buonsenso. La crisi dei partiti è evidente. Sono dominati da portatori d’interesse diversi, e fin qui nulla di nuovo rispetto al passato, ma incapaci di trovare una sintesi che unifichi. Quel che si sta registrando non è la ricerca di intesa tra partiti, ma una affannosa rincorsa a questa corrente o a quest’altra, ragionando come se i problemi del paese fossero materia di scambio nei mercati rionali. Una parola chiara va detta. Nessuna forza politica, che sia riuscita a produrre una proposta unitaria, può pretendere – se non ha la maggioranza – di costruire un’alleanza senza cercare di armonizzare il proprio programma con quello dei possibili alleati. E qui tocchiamo con mano che l’acqua è poca. Il M5S è percorso all’interno da una frangia nostalgica del rapporto precedente con la Lega, mentre un’altra spinge per un rapporto serio e duraturo con il PD. Salvini, dopo la sfiducia a Conte, strumentalmente sfodera la possibilità di riprendere su nuove basi il rapporto di collaborazione con i grillini. Non pensiamo che la sua sirena seduca più di tanto. Nel PD non vi è un’univoca volontà su come risolvere la crisi: anche qui due strategie si contendono la decisione che conta. Nonostante le difficoltà di comporre un’alleanza credibile, l’unica possibilità che rimane in piedi è una convergenza di volontà tra M5S e PD, con eventuale coinvolgimento degli altri partiti della sinistra. Le forze del centro-destra, Forza Italia e Fratelli d’Italia, sono convinte che il ricorso alle urne sia l’unica strada percorribile. La conclusione a cui perveniamo è che, a meno di colpi d’ala improvvisi e imprevisti, non rimarrà al presidente della repubblica che prendere atto della difficoltà di uscire fuori dal pantano. La papera non galleggia e allora andare a nuove elezioni sarebbe la soluzione più ragionevole. Sarebbe, perché non è facile individuare, in una campagna elettorale infuocata, temi precisi e prospettive chiare, da proporre come fondanti una proposta politica che non sbarri la strada ad ulteriori implementazioni possibili dal confronto con le altre forze politiche. Insomma, occorre che la futura campagna elettorale delinei azioni politiche chiare dei vari partiti, in una necessaria logica di condivisione e di confronto con quanti si spera che possano divenire compagni di viaggio. A meno che le papere, sfidando la natura dello stagno misero, non trovino la forza di spiccare il volo e portarsi in alto.
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