Foggia – “CITTA’ APERTA”…….. fintroppo

Foggia – Foggia è la città al centro della seconda pianura d’Italia, dopo la Pianura Padana, e fornitrice di grano duro, quello buono per la pasta asciutta, per intenderci, oltre che di colture quali gli ulivi, viti e “oro rosso” (pomodoro) d’estate; il territorio sito in Puglia, era la meta preferita di Federico II, l’imperatore germanico, che amò talmente questa terra da denominarla “Magna capitana” (da qui il nome Capitanata) e qui vi morì a Castel Fiorentino vicino Torremaggiore.

Terra ricca, a vocazione agricola, non ha mai avuto un decollo economico soddisfacente, chiusa dalla stretta economica del latifondo (dopo l’Unità d’Italia) che oltre a limitarne gli investimenti ha fatto nascere sul territorio una forte componente bracciantile in conflitto permanente con le classi imprenditoriali che prendendo spunto proprio dalla “conflittualità sociale” venutasi a creare ha trovato l’alibi per operare, in termini di investimenti, in maniera superficiale ed approssimativa. Mentalità che comunque non ha dismesso ma che oggi la vede penalizzata rispetto a quelle che sono le realtà legate alla globalizzazione ed al progresso tecnologico.
Terra di tradizione bracciantile ha subito negli ultimi vent’anni una grave crisi di identità per lo spopolamento delle campagne ma soprattutto per l’emigrazione dei giovani italiani che non trovando alternative lavorative soddisfacenti in loco preferiscono cercarlo altrove.
Il fenomeno dello sfruttamento in agricoltura è uno delle peculiarità malavitose del territorio dove imprenditori senza scrupolo arruolano, nei periodi di raccolta dei prodotti agricoli, una flotta di “emigranti” (fino a una decina di anni fa rumeni, bulgari slavi… ora per lo più gente di colore che davvero per pochi euro fanno una lavoro massacrante sotto un sole estivo che spesso e volentieri supera i quaranta gradi).
Negli ultimi anni si assiste ad una vera e propria tratta degli schiavi dove uomini di colore “appoggiati” in autentiche baraccopoli improvvisate in aperta campagna sprovviste delle più elementari norne legate al vivere civile tracciano quelle condizioni di vita basate sull’approssimazione sociale ; quindi una fatiscenza che vede spesso situazioni degenerare nel dramma così come è successo al “Gran Ghetto”, la baraccopoli che si trova (perché esiste ancora nonostante tutto) nelle campagne tra San Severo e Rignano Garganico, all’interno della quale sono morte due persone di nazionalità africana, del Mali, a causa di un incendio di vaste proporzioni che si è sviluppato di notte.
Questo perché a Borgo Mezzanone vi è un centro di accoglienza (il Cara) disposto sulla pista di un vecchio aeroporto risalente alla seconda guerra mondiale e che è diventato, proprio per la “emergenza emigranti” il motivo di tante situazioni al limite della “sopportabilità” da parte degli abitanti del Borgo che in più riprese hanno manifestato anche in maniera “decisa” la loro insofferenza; questo centro d’accoglienza (gestito da una cooperativa cattolica la “Senis Hospes” di Senise in provincia di Potenza, che lo amministra per conto del consorzio “Sisifo” della Lega Coop) sviluppa ricavi, per chi lo gestisce, che vanno oltre gli 11 milioni di euro all’anno.
Il Cara è da considerare, per la sua fatiscenza, una struttura “aperta”, difatti chiunque può intrufolarsi utilizzando uno dei numerosi varchi presenti lungo il perimetro del recinto deve vi è la presenza, accanto alla struttura ufficiale, di un vero e proprio campo “alternativo”, nato nei moduli abitativi abbandonati e mai dismessi sulla pista del vecchio aeroporto militare.
Una massa di persone che nel tempo ha occupato letteralmente la “campagna foggiana” intrufolandosi e saccheggiando vecchie e fatiscenti masserie in disuso che si sono letteralmente popolate di una variegata moltitudine di persone che rendono insicure le stesse campagne dove sovente accadono fatti delittuosi.
Per parlare poi della città di Foggia oramai letteralmente invasa da stranieri che piano piano stanno conquistando interi quartieri che una volta pullulano di attività gestite da “indigeni” mentre ora tra cinesi, pakistani, indiani, marocchini, rumeni, sono riusciti letteralmente a scalzare gli italiani compromettendo, in questi quartieri, lo stesso mercato immobiliare per appartamenti che nel tempo saranno talmente economici che saranno gli stessi stranieri a comperarli.
Altro fenomeno da tenere sotto osservazione e che preoccupa non poco la popolazione è il fenomeno del “fondamentalismo” che legato al filo diretto del terrorismo ha visto il territorio di Capitanata tra quelli fortemente a rischio con l’individuazione di “lupi solitari” esistenti in zona o legami al “Caucaso connection” con persone aventi contatti e legami con Cecenia e Turchia sono solo alcune delle indagini svolte dalle autorità competenti che hanno trovato credito proprio sul territorio in questione facendolo diventare “fortemente” a rischio.