NATALE: festa per i cristiani e per gli uomini di buona volontà! di Nicola Prebenna

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La festa del Natale è arrivata. Preparata da un tripudio di luci, a partire dagli ultimi giorni del mese di novembre, dalle giornate di preghiera in occasione della festa dell’Immacolata, dalla novena per il Natale che ha animato e ravvivato la religiosità tradizionale delle comunità parrocchiali. Se alla attesa religiosa del Natale si aggiunge la maggiore disponibilità economica legata alla tredicesima, per chi ha potuto riscuoterla, si capisce bene il fervore delle attività commerciali che hanno ulteriormente vivacizzato il clima prenatalizio. Ora è il momento dei regali, degli auguri; e per noi il momento di una riflessione che ci restituisca il senso vero, autentico del Natale. Per i cristiani la celebrazione del mistero della natività non risponde solo alla necessità di ricordare i momenti salienti della storia della salvezza che, di anno in anno, accompagna l’avventura umana e che trova nella nascita del Cristo e nel mistero pasquale, di morte e resurrezione, gli snodi centrali, ma vuole suggerire al credente di dar vita, nella propria interiorità, ad una rinnovata tensione alla conquista o al potenziamento dell’umiltà, della donazione, dell’amore. Il creatore che si fa creatura, il signore del mondo che si fa umile bambino, il dio che ristabilisce il legame con l’umanità solo con l’incarnazione del proprio figlio, sono l’esemplificazione più chiara dell’amore che connota il mistero della natività. Il Natale, pertanto, per i cristiani non può ridursi ad una folcloristica e esteriore rappresentazione del presepe, ma deve essere l’occasione perché sempre più il bisogno, la necessità di rafforzare e consolidare il cammino verso il potenziamento dell’amore siano il faro che orienti la vita e l’impegno del cristiano. Anche per coloro che non sono cristiani, il Natale può essere una preziosa occasione per riaffermare il valore della fratellanza universale, che non ammette distinzioni, che vuole gli uomini tutti soggetti ad un unico principio vitale, che sancisce la dignità di ciascun essere che viene al mondo; e il dio che si fa uomo viene per ricordare due grandi, e solidali fra loro, principi supremi: l’amore per il Signore, per l’Assoluto, e l’amore per il prossimo che, come testimoniato poi dalla parabola del buon samaritano, è colui che è sprovvisto di tutto, che si trova nello stato di bisogno, a prescindere dalla nazionalità, dalla fede, dalla condizione sociale. L’augurio che desidero rivolgere prima a me stesso e poi a tutti gli altri è che, per un po’, mettiamo da parte l’aspetto esasperatamente consumistico del periodo natalizio e ci soffermiamo per un po’ sul significato autentico che il ricordo della natività deve indurre in noi, con l’obiettivo di contribuire a renderci migliori e sempre più disposti a vivere in fraternità vera e solidale i rapporti con gli altri. Sarà, così, veramente Natale per i cristiani e per tutti gli uomini di buona volontà, come annunciato dagli angeli sulla grotta di Betlemme.