De Luca chiude nidi e scuole per l’infanzia 0/6 in Campania: chi sosterrà questi invisibili e inesistenti?

De Luca chiude nidi e scuole per l’infanzia 0/6 in Campania: chi sosterrà questi invisibili e inesistenti?

Inascoltati e inesistenti. È così che in questi 8 mesi si sono sentiti i servizi educativi privati 0/6. Un comparto di strutture che da sempre offrono servizi essenziali per le famiglie e coprono solo in Campania il 49% del fabbisogno. A dar voce a più di 400 strutture campane, ci ha provato con forza e determinazione l’associazione Sic, realtà costituitasi all’inizio del primo lockdown, per idea di 6 titolari di servizi educativi privati del territorio regionale e che ha collaborato fruttuosamente con due associazioni nazionali, FINESI e ASSONIDI. In questi mesi hanno cercato e avuto numerose occasioni per farsi sentire dalle istituzioni, incontrando sempre molte difficoltà soprattutto nel far comprendere l’esistenza e la varietà di essi, e quanto siano fondamentali per consentire alle famiglie, soprattutto alle mamme di lavorare, anche per un lungo orario giornaliero. Tutte queste strutture si sono fatte forza a vicenda in questi mesi, condividendo le stesse difficoltà: affitti locali scolastici da pagare, utenze e tasse, rette non percepite, senza alcuna forma di aiuto adeguata ai costi da sostenere. Hanno atteso interminabili mesi, numerosi dpcm e ordinanze, e hanno investito gli ultimi risparmi, chi ha resistito alla chiusura, perché ricordiamolo, molte serrande non si sono più riaperte da quel 5 marzo, per riadeguare gli ambienti e acquistare dpi e materiali secondo quanto disposto come norme anti-contagio da covid-19. Lo hanno fatto, sentendo ripetere sia a livello nazionale che a livello ragionale che le scuole avrebbero riaperto a settembre, che avrebbero aperto per non richiudere dopo poco, e che se fosse accaduto, sarebbe stato immediatamente disponibile un piano economico. Ebbene, le strutture che hanno superato i primi mesi di chiusura, hanno riaperto i battenti ai propri bimbi il 1 settembre, li hanno accolti dietro mascherine e visiere, con litri di gel sanificante e tanta voglia di donare una nuova normalità scolastica ai piccoli utenti! Glielo avevano promesso, che sarebbe andato tutto bene, dipingendo arcobaleni. Dopo un mese e mezzo, un altro fulmine a ciel sereno, alle 9 di sera, arriva un’ordinanza del Presidente della Regione, De luca, che dispone chiusura di tutte le scuole in presenza. Una notte terribile, passata al cellulare, e a decidere di scendere in piazza. La pazienza era finita, la stanchezza dopo 7 mesi di difficoltà aveva preso il sopravvento e così il 16 ottobre tutti davanti al Palazzo Santa Lucia ad urlare a gran voce “La scuola è una priorità, non è un problema”. Dopo poche ore, ordinanza rettificata, servizi educativi 0/6 riaperti. Illusione, perché dopo appena 15 giorni, chiusi di nuovo fino al 14 novembre, per ora. Ed ecco di nuovo, allora, la necessità di riprendere il pc e tornare a scrivere al Presidente. – A due mesi da una faticosa ripartenza, ci ritroviamo di nuovo chiusi, come dispone la Sua ordinanza 86, con successivo chiarimento, e, nonostante proviamo a comprenderne le motivazioni, siamo di nuovo alla situazione di partenza, ma in una condizione ben peggiore: debiti accumulati nella prima chiusura, debiti accresciuti per la ripartenza in sicurezza e debiti che non si estingueranno, continuando a rimanere chiusi, – si legge in un passo della lettera che in queste ore è giunta in Regione, a firma dell’associazione SIC, FINESI e ASSONIDI. In questi mesi, il Presidente De Luca ha messo in campo un piano economico per tantissime attività e ha incontrato molte categorie, lasciando SEMPRE ESCLUSI i servizi educativi privati 0/6. Ha chiesto, poi, a gran voce al Governo un piano di ristoro per tutte le categorie in sofferenza, continuando ad escluderli. Ma oltre il danno, la beffa: da DPCM le scuole e i servizi educativi 0/6 sono aperti in tutta Italia, dunque, la Campania è l’unica regione italiana ad aver adottato una misura diametralmente opposta, non consentendo così che queste attività rientrino nelle categorie di aiuto previste dal Decreto Ristoro. L’associazione SIC, supportata da FINESI e ASSONIDI, intende chiedere con questa lettera – ancora una volta ATTENZIONE e la possibilità di un CONFRONTO DIRETTO – con De Luca – per trovare insieme una soluzione che possa ristorare come categoria in piena sofferenza da questa emergenza covid-19 – se proprio non c’è possibilità di riapertura. È venuto il momento di dimostrare che in Campania la scuola è davvero una priorità, se non aprendola, almeno aiutandola a non fallire.