Bonea – Alfredo Buonanno, il sommelier sannita e la sua passione per la tradizione del vino

Alfredo Buonanno, Sommelier

Buonanno: “Convivialità, tradizione e appartenenza”

Oggi parliamo di un giovane sannita che a soli 22 anni è stato sommelier dell’anno per la Guida Ristoranti Espresso. Attualmente lavora presso il Krèsios, ristorante una stella Michelin che si trova nella città termale di Telese. Questo riconoscimento ha spinto Alfredo Buonanno “a far meglio nel corso del tempo”. E di tempo ne è trascorso, ben quattro anni. Ed oggi, a ventisei anni, il giovane sommelier ci racconta la sua storia.

Quando comincia questa passione?

“Frequentando la scuola alberghiera che mi ha dato l’opportunità di confrontarmi con ragazzi della mia età tramite le competizioni che si svolgevano tra le varie scuole. in quelle occasioni ho scoperto la mia passione che, attraverso, la tradizione eno-gastronomica mi ha incuriosito. Allorché ho voluto dare delle risposte a quesiti irrisolti e ho studiato le tecniche delle varie tipologie di vino che mi hanno condotto in un mondo dalle molteplici differenze che insistono tra un vino e l’altro anche se i vigneti si trovano a distanza di pochi metri. Ogni piccolo e differente fattore innesca una diversità nel colore, sapore, odore, al di là della tecnica di produzione. Naturalmente tutto questo scaturisce dal fattore umano, la scelta che fa l’uomo determina le svariate differenze. Dietro il vino c’è una persona ed io ho continuato gli studi consapevolmente per cercare di comprendere anche queste diversità”.

Come vive il suo essere una persona di peso tra gli adulti che sono sparsi su e giù per lo Stivale?

“Prima del vino ci si innamora delle persone. E sono state proprio queste, da Nord a Sud, a condurmi per mano in un mondo in cui non avverto il peso di essere giovane in quanto mi è stato insegnato a fare bene il mio lavoro ed io lo coltivo come una grande passione che mi spinge sempre a dare il meglio di me cercando di non deludere le persone”.

Come vive l’approccio con la stampa?

“Il giornalista è come un ospite che viene al tavolo, curioso di essere erudito sull’argomento che gli interessa. Io ho il dovere di fare da tramite tra l’ospite e il vino stesso. Credo che questo nostro mondo debba essere reso fruibile a tutti e non debba appartenere solo ad una nicchia. Il compito del sommelier è quello di essere un ponte che conduca l’ospite, giornalisti compresi, attraverso un settore che di norma appartiene agli appassionati”.

Quanto ha contato la famiglia nel suo percorso formativo?

“La famiglia ha contato moltissimo. È grazie al suo appoggio che ho potuto intraprendere un percorso di studi e di formazione che mi ha condotto alla realizzazione dei miei progetti che si coniugano nella mia grande passione. È stato fondamentale il sostegno anche morale, non solo pratico, in specie quando il lavoro mi ha portato lontano da casa. Il sostegno è tutto. Mi corre l’obbligo fare un ringraziamento alla mia famiglia e a quanti mi hanno sostenuto nel mio progetto di vita”.

Quanto pesa la crisi legata al Covid-19 a livello emotivo?

“Il mio lavoro è certamente rallentato. Esiste una reale interruzione della quotidianità che va dal rapporto con i fornitori a quello con i colleghi, nonché, alla mancanza dell’ospite con il quale ci si interfacciava nel quotidiano. Non è facile per chi vive di sala vedersi interrompere quei rapporti umani di cui la mancanza è forte”.

Attualmente cosa fa visto il blocco legato alla pandemia?

Abbiamo cercato di non perderci d’animo. Il mio datore di lavoro e chef del Krésios, Giuseppe Iannotti, ha voluto sperimentare il progetto del delivery, nato per esigenze legate al covid-19. Si tratta di un progetto ambizioso che si colloca in tutta Italia. Si sta cercando di limitare i danni della crisi legata alla pandemia. Iannotti ha voluto realizzare questo progetto che è incentrato sulla cucina giapponese, sua grande passione. Si può ordinare ciò che il ristorante propone, tra cibo e vini, e nel giro di 2 4 ore, in tutta Italia, un corriere datato di specifico mezzo per trasportare il cibo fa arrivare la richiesta direttamente a casa (corriere refrigerato a meno 18 gradi). Mentre per il trasporto nelle isole ci vogliono 48 ore. Iniziativa partita a luglio dello scorso anno (Naturalmente si tratta di un progetto parallelo a quello già portato avanti dal ristorante che procede nella sua regolarità secondo le imposizioni attuali legate al Covid-19). La risposta c’è stata ed ha portato ad ampliare il portfolio di ospiti che non è più di nicchia ma si sono avvicinati un po’ tutti. La risposta è stata buona. Un modo per esplorare nuovi orizzonti”.

La sua attività non è regolare in questo frangente. Cosa può fare?

“Due giorni fa sono stato in una cantina a provare i nuovi vini della stagione per capire come sarà l’annata. Chiaramente sempre nei limiti regionali visto il periodo. Per ora ci limitiamo a fare ciò che è consentito cercando di non abbatterci”.

Com’è il suo rapporto con il vino?

“E’, senza dubbio, un rapporto d’amore scaturito dalla passione di conoscere la tradizione, a partire dalla scelta d’ubicazione di una vigna, l’esposizione al sole, la coltivazione, fino ad arrivare in cantina. Il vino è convivialità, certamente ma, è anche tradizione che si diversifica nei vari modi in base ai luoghi di appartenenza”.