Avellino. La blogger Tina Rigione scrive alla Cartabia contro Zuckerberg

Avellino. La blogger Tina Rigione scrive alla Cartabia contro Zuckerberg

Tina Rigione, blogger, scrittrice, youtuber, editrice e organizzatrice di eventi culturali avellinese, è da sempre una pioniera nell’uso dei media e del web.

Figura nota, nell’ambito cittadino e non, per le mille iniziative che porta avanti da sola o insieme al marito, il Direttore d’Orchestra Massimo Testa, Tina Rigione durante la pandemia ha trasferito la propria passione per la cucina in un canale YouTube dove ha caricato i video da lei realizzati e montati usando i prediletti computer e software Apple di cui lei è stata rivenditrice in gioventù e che perciò conosce benissimo.

Ben conscia dei problemi legati al copyright, ha usato come colonna sonora dei brani inclusi nel programma di montaggio e liberi per ogni uso, infatti sono estremamente ricorrenti in centinaia di video di altri youtuber.

Quando però ha condiviso questi video, perfettamente legali sotto ogni punto di vista, su Facebook inspiegabilmente si è vista bloccare i video e, nonostante reiterate comunicazioni all’azienda poi diventata Meta, non ha ottenuto la liberazione dei propri contenuti.

A questo punto è maturata l’intenzione di contrattaccare e, pertanto, ha pubblicato sul proprio sito la lettera aperta alla Ministra della Giustizia Marta Cartabia che vi riportiamo di seguito.

Il tema, secondo la Rigione, entra anche nel più ampio discorso della riforma della magistratura che si sta discutendo proprio in questi giorni, infatti afferma: “In questo periodo in cui in Parlamento si discute della Riforma della Magistratura e delle Cariche dei Magistrati e, chiaramente dei loro Compensi, forse una lieve correzione e integrazione potrà essere fatta se fatta in tempo e se riguardi la Trasparenza e il Rispetto verso i cittadini italiani”.

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Voglio Giustizia! #1 – Lettera aperta al Ministro della Giustizia Marta Cartabia

Gentile Ministro Marta Cartabia, leggo con ammirazione il suo curriculum professionale pubblicato sul sito del Ministero della Giustizia alla pagina: https://www.giustizia.it/giustizia/it/mg_9.page.

Ma non è per complimentarmi con le Sue attitudini professionali che Le scrivo, ma per porLe un quesito (o forse più di uno) di origine penale che purtroppo mi attanaglia e lede i miei diritti in particolare modo da quando siamo stati costretti in casa a causa della pandemia causata dal Covid-19.

Uso, come ormai gran parte delle persone in tutto il mondo, il social Facebook da pochi mesi Meta, fondatore e CEO Mark Zuckerberg, e purtroppo sono stata costretta a rivolgermi a uno Studio Legale per quanto mi accade ormai da anni. Ho intrapreso la strada legale per avere giustizia. Ho intrapreso la strada legale per poter riprendere le mie attività lavorative. Ho intrapreso la strada legale… e invece di avere giustizia e rispetto per la mia persona, mi accade quanto di seguito riportato.

Preciso che lo Studio Legale al quale mi sono rivolta è contrario alla pubblicazione di quanto riporto nel mio blog, ma è l’unica strada più rapida che conosca per poter affermare la mia indipendenza intellettuale, per poter affermare le mie Libertà sancite dalla Costituzione della Repubblica Italiana, per poter condividere con altri che leggeranno la ignobile situazione nella quale mi vengo a trovare.

Ho querelato in ben 6 denunce il signor Mark Zuckerberg -e altre società internazionali a lui collegate- consegnandole, fiduciosa, al Comando dei Carabinieri della mia città. La prima il 29-12-2020, la seconda a integrazione il 20-01-2021, la terza a ulteriore integrazione il 18-06-2021. La prima denuncia è stata regolarmente inviata dalla Procura di Avellino a quella di Napoli per competenza. La seconda denuncia, risultata introvabile presso gli uffici della Procura di Avellino, è stata inviata dopo più di un anno alla Procura di Napoli e allo stato attuale non so chi sia il PM che se ne sta occupando. La terza denuncia… e adesso viene il bello.

Le altre 3 denunce sono state sporte presso il Comando dei Carabinieri nel mese di febbraio 2022 in quanto gli “ABUSI INFORMATICI” a opera di Mark Zuckerberg sul social Facebook ora Meta continuano. Devo comunque attendere almeno 6 mesi (DICO SEI MESI!!!) per dare tempo alla Procura di Napoli di effettuare le indagini.

Dunque, ritornando alla prima denuncia del 29-12-2020, la poverina è stata “posta in osservazione” dal PM dott. Simone De Roxas il quale ha decretato in data 9 aprile 2021 con Richiesta di Archiviazione che, e cito testualmente, “IGNOTI INSERENDOSI CON UN SOFTWARE NEL SUO PC, DI FATTO, AVEVANO BLOCCATO LA FUNZIONALITà DELLA MACCHINA COMPROMETTENDOLA, CRIPTANDONE IL BLOCCO AUTOMATICO DEI VIDEO SUL SOCIAL FACEBOOK”…

Ecco, adesso io mi chiedo, e me lo sono chiesta non so quante volte: 1) Ma come ha svolto le indagini il dott. Simone De Roxas se nessuno del suo staff tecnico/scientifico mi ha mai contattato per controllare il mio computer? 2) Come ha fatto a investigare sul mio profilo Facebook e sulla mia Pagina Facebook senza avermi mai chiesto né Lui né altri del suo staff tecnico/scientifico la password per accedere, ma almeno per controllare se stessi dicendo il vero?

È più che chiaro che quando ho letto la Richiesta di Archiviazione sono rimasta perplessa, attonita, basita. Con lo studio legale abbiamo subito fatto opposizione e… e… Il GIP, Giudice delle indagini preliminari dott. Luca Battinieri, a sua firma, in data 29-09-2021, ordina l’Archiviazione, e cito testualmente, “… CIò CHE OSTACOLA L’ULTERIORE CORSO DEL PROCEDIMENTO NON è L’IMPOSSIBILITà DI RISALIRE AGLI IGNOTI RESPONSABILI DEL REATO, MA, A MONTE, L’ESISTENZA STESSA DEL REATO PER IL QUALE SI PROCEDE.”…

Ergo, ne deduco che il dott. Simone de Roxas, PM in carico alla Procura Penale di Napoli, a Euro 55.424,04 all’anno di compensi erogati dal Ministero della Giustizia dal 2014 (vedi Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n°20 anno CXXXVI pubblicato in Roma il 31 ottobre 2015) e con i successivi compensi di anzianità, abbia letto forse appoggiata sulla sua scrivania la mia querela, e abbia deciso che MARK ZUCKERBERG È UN IGNOTO! E la cosa ancora più incredibile è che il dott. Luca Battinieri (presto troverò anche il suo stipendio!) non sa che il CEO di Facebook è MARK ZUCKERBERG, fondatore e titolare d’azienda in qualità di CEO, responsabile penalmente degli ABUSI INFORMATICI che subisco da anni sul social di sua invenzione.

COMPENSI DOTT. SIMONE DE ROXAS

È incredibile, cara Ministra Marta Cartabia. Il mio fascicolo è passato dalla Procura di Avellino a quella di Napoli per competenza distrettuale, e a Napoli non sanno chi è Mark Zuckerberg. Alla Procura di Napoli sezione Penale, non hanno uno staff tecnico/scientifico al quale rivolgersi per effettuare le indagini!?!?!? Io, che lavoro con i computer dal 1987, non sono stata contattata da nessuno che abbia svolto le indagini.

Vergognoso.

Nonostante tutto, andrò avanti, ci sono ancora 4 denunce per le quali non conosco gli esiti.

Ah… a proposito… la terza denuncia del 18-06-2021 a integrazione della prima del 29-12-2020, mi è stata respinta con l’Archiviazione dal sostituto procuratore dott.ssa Maria Di Mauro in data 14-02-2022. Quindi, se i due precedenti hanno svolto le indagini alla “SAN FRASON”, come ha svolto le indagini quest’ultima? La dottoressa Maria Di Mauro ha un compenso di Euro 132.110,51 all’anno con anzianità di 28 anni (vedi Bollettino Ufficiale del Ministero della Giustizia n°16 pubblicato in Roma il 31 agosto 2018). Avrebbe dovuto essere o no una esperta del settore informatico visto che è lei che ha svolto le indagini? E neanche a Lei è venuto il dubbio che forse avrebbe potuto dedicare qualche secondo in più alle indagini forse contattandomi o facendomi contattare da qualcuno degli esperti?

COMPENSI DOTT.SSA MARIA DI MAURO

Quando ho chiesto lumi al mio avvocato mi ha risposto che il PM, un Giudice di questa Repubblica, può svolgere le indagini come vuole.

E qui chiedo il Suo intervento, Ministro. Solo Lei può fare in modo che la trasparenza degli atti compiuti dai giudici vengano rimessi al querelante, non come accesso agli atti alla fine dei sei mesi stabiliti per svolgere le “presunte indagini”, ma di partecipazione qualora loro non abbiano competenze specifiche nelle materie scientifiche che non siano quelle legali, perché io non metto in dubbio la loro professionalità per la quale guadagnano compensi che noi comuni mortali non avremo mai, ma metto in dubbio la reale procedura applicata, per la quale io non vedo la TRASPARENZA.

Ministro, concludo dicendo che su questo blog continuerò a pubblicare quanto mi sta accadendo, mi auguro possa fare qualcosa per regolamentare la Trasparenza che richiedo e maggiore Rispetto per la tutela dei cittadini italiani”.