Profonda commozione dell’Amministrazione comunale di Gesualdo e dell’Istituto Italiano di Studi Gesualdiani per la scomparsa del pontefice.
“Devo annunciare la morte del ns santo padre Francesco. Alle ore 7.35 di questa mattina il vescovo di Roma Francesco è tornato alla casa padre.” Questo è stato l’annuncio del cardinale camerlengo Kevn Farrell. È arrivato come uno schiaffo perché il papa ha partecipato ai riti della settimana santa, soprattutto con la visita a Regina Coeli, fino alla giornata di ieri, quando ha impartito, con voce flebile, la benedizione. Intorno alle ore 10:00 la notizia della morte di papa Francesco, 88 anni, 266° pontefice della cristianità, ha fatto il giro del mondo in brevissimo tempo, provocando commozione dappertutto.
È scomparso un papa che parlava con il cuore, con i gesti, con gli esempi ma sempre con la voce che sapeva di vangelo, di speranza e di misericordia. Insegnava che l’autorità è servizio e che la chiesa non è una fortezza inespugnabile da difendere ma un ospedale aperto a tutti i malati che vanno accolti e curati con tenerezza. Ecco le sue rivoluzionarie armi: la cura e la tenerezza per diffondere la pace fra gli uomini e verso la nostra casa comune. Ha guidato con la solidità dei profeti la chiesa nei mari tempestosi dei nostri giorni tenendo il timone dritto puntato sul rispetto del vangelo.
Gesuita di formazione ha scelto il nome del fondatore dei francescani. Tre giorni dopo l’elezione nella prima udienza pubblica dedicata ai giornalisti disse: “Francesco d’Assisi è per me l’uomo della povertà, l’uomo della pace, l’uomo che ama e custodisce il creato.” Come non ricordare le encicliche Laudato si’ sull’equità nell’uso delle risorse naturali e Fratelli tutti sulla unicità della famiglia umana.
Francesco è stato il papa degli ultimi, fin dall’inizio della sua attività religiosa nei quartieri di Buenos Aires, con la capacità di combattere i primi e mostrando una certa apertura verso le donne con nomine importanti. Ha abbattuto i muri scegliendo gli ultimi, i carcerati, i malati, i fragili, gli immigrati e dice loro: “Cristo si fa carne viva in voi”. Il mondo perde la voce che più di ogni altra si è levata a difesa della solidarietà, della vicinanza ai più deboli, della cooperazione internazionale e del costante impegno per la pace. Pace che va difesa a tutti i costi oggi più che mai, contro la barbarie della guerra. La voce che con più coerenza ha difeso tutte le comunità più povere ponendosi paladino delle loro sofferenze e delle loro speranze.
Nelle sue numerose visite alle varie comunità di tutto il mondo è andato come un padre e un amico dando vigore alla speranza della gente e alla fede della chiesa indicando sentieri di misericordia, giustizia e solidarietà. Il 25 marzo 2015 a Scampia le sue forti denunce contro la corruzione. “La corruzione spuzza e la società corrotta spuzza. Un cristiano che lascia entrare dentro di sé la corruzione non è cristiano: spuzza. Capito! Il lavoro è dignità per l’uomo. E quando non si guadagna il pane si perde la dignità. E questa mancanza di lavoro ci ruba la dignità.” E nell’omelia di Piazza Plebiscito si rivolge alla malavita: “Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti. Questo è pane per oggi e fame per domani.”
Era il papa del popolo. Era il papa della misericordia e ci ha insegnato di essere accoglienti. Un papa che la gente ha sentito molto vicino: vicino ai giovani, alle famiglie, ai problemi del mondo. Le parole chiavi del pontificato sono state la cura del creato, la fratellanza, la tenerezza, la misericordia.
Ora che sei tornato alla casa del padre continua a benedire il cammino della chiesa e di tutti: credenti e non credenti che oggi piangono la tua scomparsa. Benedici tutte le persone che credono che la pace con il creato e con gli uomini può ancora fiorire. L’eredità della cura del creato che ci hai lasciato con l’enciclica Laudato si’ e della pace nel mondo è un’eredità non facile, ma speriamo che uomini e donne di buona volontà nel mondo accolgano l’appello e la si possa realizzare.