Carife (Av) – Tantissime persone oggi pomeriggio hanno partecipato all’incontro con Pietro Orlandi che ha voluto raccontare di quanto accaduto a sua sorella Emanuela, scomparsa dal 22 giugno 1983. In questi anni tante le ipotesi, i depistaggi intorno a questa ragazzina sparita nel nulla a 15 anni. L’incontro, fortemente voluto dall’amministrazione comunale si è concretizzato anche grazie a Pasquale Lo Russo, cugino di primo grado di Emanuela, la cui madre Maria Pezzano, è originaria proprio di Carife.
“Una storia che non puó – ha esordito il sindaco Antonio Manzi – e non dev’essere dimenticata”. Alle parole del primo cittadino è seguito l’intervento da parte di Pietro Orlandi. Un pubblico attento e commosso ha ascoltato le parole di Pietro, dei 42 anni di angoscia e di interrogativi che la famiglia continua a porsi, delle false speranze legate ad un ipotetico ritrovamento di Emanuela e, soprattutto, della mancanza di risposte e di vera collaborazione da parte del Vaticano. La famiglia Orlandi, infatti, viveva all’interno del Vaticano perché il papà Ercole Orlandi era commesso della Prefettura della casa pontificia. Tanti gli appelli rivolti anche ai vari papi che si sono succeduti: da Wojtyla, a Francesco, passando per Ratzinger, “che se n’è lavato le mani come Pilato… Francesco si è portato i segreti nella tomba, come Ratzinger e Giovanni Paolo II”. Parole cariche di delusione e di sofferenza quelle pronunciate da Pietro. Dopo ben 42 anni e non settimane, una famiglia sta aspettando ancora di avere delle risposte. Emanuela può essere una nostra figlia, una sorella, noi stesse, ma dopo 42 anni di illusioni e d’interrogativi, l’ora per ricevere delle risposte, forse, è passata già da tanto, troppo tempo, ma è giusto e doveroso che una famiglia sappia cosa sia realmente successo ad Emanuela, così com’è giusto che le responsabilità soggettive emergano e vengano punite. Non si puó sperare solo nella giustizia divina, anche quella terrena meriterebbe di essere soddisfatta.