Un romanzo “Il codice dell’angelo” di Pompilio Dottore invita alla riflessione, alla ricerca di un significato profondo

Un’opera che promette di scuotere le coscienze e illuminare gli angoli più reconditi dell’animo umano: è “Il codice dell’angelo”, il nuovo romanzo di Pompilio Dottore, edito da Delta 3 Edizioni e curato da Emanuela Sica per la prestigiosa Biblioteca Plenilunio.

Un libro che, fin dalle prime pagine, si annuncia come un’esperienza letteraria fuori dall’ordinario, un'”astralità che trasforma il miraggio in viaggio”.

Pompilio Dottore, figura di spicco nel panorama culturale irpino, è noto per la sua profonda conoscenza della storia locale e per la sua sensibilità poetica. Dopo gli studi magistrali e una breve parentesi nell’insegnamento, ha diretto la Biblioteca Comunale “P. S. Mancini” di Castel Baronia (Avellino), suo luogo di residenza e lavoro. La sua collaborazione con riviste come “VICUM” e “VICATIM”, unita ai numerosi riconoscimenti in concorsi letterari (tra cui il Premio Rotary Avellino Est e il “Premio Letterario Internazionale Universum Academy Switzerland”), testimoniano la sua dedizione alla scrittura e alla ricerca. Dottore, con la sua opera, si fa custode di un sapere antico, di una memoria collettiva che affonda le radici nella terra e nella fede.

L’opera si si apre con un incipit enigmatico e suggestivo, che introduce il lettore in un universo dove la scrittura non è fatta di inchiostro, ma di “luminescenza che abita i remoti anfratti dell’essere”.

È una scrittura che si disvela solo nel silenzio, a chi sa “aprire lo sguardo, tendere l’orecchio, con slancio di fede e, perché no, di necessario abbandono”.

Il romanzo si presenta come una “parabola che si muove nel respiro dei secoli”, portando un messaggio “dirompente” capace di trasformare “rabbia in quiete”. Il testo, permeato da un profondo senso di spiritualità, evoca immagini di una “primordiale legge ‘del sacro che non muore'”, un richiamo che “ritorna alla bocca che lo ha mosso”. Si parla di una “personificazione del soffio, afflato, dello Spirito Santo che ritempra e arricchisce l’anima di doni senza tempo”. La narrazione sembra intrecciarsi con la storia di una vita “orfana, temprata dal lavoro, offerta alla Croce come seme gettato nella terra”, una vita che, pur non sapendo di essere “custode, prescelto, di un mistero”, prega e ascolta, senza comandare. Un passaggio chiave dell’incipit narra l’apparizione della Vergine, non in gloria, ma in intimità, che “declina il nome per tornare là dove il suo cuore è nato: Acquara, la nuova Betlemme”. Questo suggerisce un viaggio interiore, un cammino nelle “profondità della terra” dove il seme non cerca gloria, ma “il compimento”. L’opera sembra esplorare il legame tra il divino e l’ordinario, dove “il mistero si compie nella semplicità di un’Icona appesa a un ramo”.

l romanzo include un “Prologus ad Codicem Angelicum” in latino, con traduzione a fronte, che funge da monito e guida per il lettore.

“Lectori fideli qui corde puro et mente aperta ad hunc Codicem Angelicum accedis, pax cælestis et lumen veritatis tibi multiplicentur” (“Al lettore fedele, che con cuore puro e mente aperta si accosta a questo Codice dell’Angelo, si moltiplichino la pace celeste e la luce della verità”). Questo prologo sottolinea la sacralità del testo, definendolo “scintille del fuoco divino, trasmesse per il ministero degli angeli”. Una sorta di avvertimento: “Guardati dal leggere con leggerezza, e dal deridere ciò che non comprendi: poiché queste cose sono sacre, e colui che scruta le realtà nascoste diventerà partecipe dei misteri”. Un invito, dunque, a procedere nella lettura “con timore e amore”, consapevole di essere giunto “alle soglie della luce”.

Senza svelare il cuore del libro, possiamo dire che “Il codice dell’angelo” si preannuncia come un’opera di grande spessore, capace di toccare le corde più intime dell’animo umano.

Un romanzo che invita alla riflessione, alla ricerca di un significato profondo, in un viaggio tra fede, mistero e la riscoperta di una spiritualità autentica. Un libro da leggere “con timore e amore”, per lasciarsi trasportare in un’esperienza che va oltre la semplice narrazione, per diventare partecipe di un “codice” che, forse, è già inciso in ognuno di noi.