Avellino – Noi con Salvini: l’11 marzo a Napoli, violazione di due principi costituzionali

Avellino – L’articolo 2 della Costituzione italiana garantisce e tutela i diritti inviolabili dell’uomo attraverso i quali afferma la propria libertà e autonomia.

Nell’articolo 13 la “libertà personale” è riconosciuta “inviolabile”, cioè come diritto della persona a non subire impedimenti nelle azioni o condizionamenti e minacce che limitino di fatto l’espressione della propria volontà e del proprio pensiero.

L’ undici Marzo a Napoli è stata data amplia dimostrazione della violazione di questi due principi costituzionali.
La notizia del comizio di Matteo Salvini nella città partenopea ha subito provocato reazioni negative da parte di rappresentanti politici. La consigliera Eleonora Di Majo ha definito il Segretario della Lega “bastardo”, “piccolo inutile frustrato” dichiarando che “la città di Napoli non è disposta ad accoglierlo”. Nei giorni seguenti il sindaco De Magistris ha sostenuto e rafforzato la decisione e la volontà di “difendere la città” impedendo e osteggiando l’ingresso di Salvini a Napoli. Sulla facciata della sede del Consiglio Comunale è stato apposto uno striscione con la scritta “Comune desalvinizzato”. Salvini è stato definito da coloro che hanno partecipato a questa iniziativa di ribellione come xenofobo, razzista, fascista.
Al di là di qualsiasi giudizio di valore, di corretto o sbagliato, un’ideologia politica differente non dovrebbe essere osteggiata con offese o incitando a manifestazioni in corteo per impedire di fatto la libera espressione. Il confronto tra   idee e ideologie diverse dovrebbe svilupparsi in un discorso costruttivo e propositivo, dovrebbe in modo dialettico e rispettoso contribuire ad una crescita reciproca per il bene della res pubblica. Questo processo richiede umiltà, intelligenza e volontà di collaborare per garantire lo sviluppo del territorio.
Predicare l’integrazione fra culture e l’accoglienza senza avere un atteggiamento di tolleranza nei confronti di coloro che esprimono idee diverse è una profonda contraddizione.
Ascoltare con la volontà di comprendere è un comportamento degno di una società civile. Offendere e contestare con ostinazione e violenza non sono atteggiamenti che possono contribuire ad affrontare e superare i problemi del nostro Paese.
Abbiamo necessità di esempi di comportamenti ispirati alla pace, al rispetto. Sarebbe stato doveroso da parte del sindaco De Magistris invitare Salvini ad un incontro per dialogare seppur sostenendo le proprie opinioni dimostrando, in tal modo, che “contestare” vuol dire confrontarsi su problematiche, idee, proposte di soluzioni.
La libertà di espressione di ogni cittadino sarebbe dovuta essere tutelata garantendo a tutti di essere rappresentati con modalità ben lontane da ciò che è accaduto. Invece coloro i quali erano contrari all’ingresso di Salvini a Napoli hanno trovato nelle parole, nei discorsi e nelle azioni dei propri rappresentanti politici, legittimazione ad atti di violenza.  Coloro che con gioia hanno accolto il comizio sono stati oggetto di offese. A entrambe le categorie è stata negata la “libertà”: non è libertà compiere atti di violenza e non è libertà dover essere protetti dalle forze dell’ordine.
Esercitare la libertà di espressione è ben altro che potersi comportare con azioni violente e delinquenziali, è un valore morale, civico che presuppone rispetto per se stessi e nei confronti della comunità.
Sabato 11 marzo a Napoli le forze dell’ordine hanno dovuto difendere questo principio inviolabile perché mentre all’interno della Mostra d’Oltremare Salvini spiegava il proprio programma politico e i coordinatori del Sud esponevano le problematiche dei rispettivi territori, al di fuori si è svolta una vera e propria guerriglia. In difesa della democrazia i garanti dell’antifascismo e dell’antirazzismo hanno protestato con motolov, sassaiole, e attaccato le forze dell’ordine con fumogeni e lanci di oggetti.  Il comitato “Mai con Salvini” in un comunicato ha denunciato che “i manifestanti hanno subito pestaggi con manganelli e… cariche gratuite e indiscriminate”. Dunque, poliziotti e carabinieri che hanno dovuto svolgere il proprio dovere e proteggere il diritto alla libertà di espressione affrontando una guerriglia sono stati accusati di atti di violenza contro i partecipanti al corteo anti Salvini.  Come sottolinea il Comitato la manifestazione aveva l’intento di esprimere la contrarietà “a una presenza a cui la città era complessivamente ostile perché ha memoria della discriminazione politica e degli insulti continui”.
Un corteo che vuole manifestare pacificamente il proprio dissenso ha diritto di esprimersi con striscioni, slogan ma non si comprende l’utilizzo di mazze, lancio di sampietrini, biglie di vetro; non si comprende la necessità di rovesciare cassonetti, rompere cartelli stradali, vetrine, auto. Le forze dell’ordine hanno avuto il dovere di agire per la salvaguardia della comunità; nella rissa sono rimasti contusi 3 funzionari, 25 agenti tra polizia e carabinieri e 6 manifestanti.
La violenza non è volontà di esprimere un pensiero diverso o difendere i propri diritti: è violenza, cioè violare con atti di forza la libertà altrui.  Nel comunicato della Segreteria Provinciale di Napoli del SAP  (Sindacato Autonomo Polizia) relativo agli scontri dell’undici marzo si esprime solidarietà e vicinanza ai colleghi feriti. Il Segretario Generale Aggiunto Ernesto Morandini sostiene che “il diritto di parlare e di esprimere le proprie idee è sacrosanto ed inviolabile. Nessuno può impedire o limitare tale diritto, quando è esercitato conformamente alle leggi”. Esercitare questo “diritto” comporta il “dovere” di non usare violenza “contro la città, i cittadini e le forze dell’ordine. I responsabili di tali violenze vanno puniti severamente. Non è questa la civiltà che vogliamo”. Vincenzo Della Vecchia, Segretario Provinciale del Sap di Napoli, aggiunge che “qualora ci sono delle manifestazioni autorizzate esse debbono svolgersi in un clima sereno, come sancito costituzionalmente, c’è bisogno che ci siano regole certe, inasprimento delle pene per gli autori di determinati reati, strumenti adeguati per combatterli e forze giovani da mettere in campo”.
Tina Fasolino