“Riflessioni e proposte per un nuovo Umanesimo Digitale”: Si tratta di un piccolo lavoro che ho visto necessario e come naturale conseguenza delle innumerevoli mie partecipazioni a talk, interviste e incontri di vario genere da me vissuti in questi ultimi mesi in conseguenza della mia presenza tra i finalisti del “Nobel dei docenti” 2020.
Il lavoro in questione si muove anche nella visione di quanto vorrò realizzare con i fondi del Global Teacher Prize che, come ho già in altre sedi anticipato, andrebbero per la creazione di specifiche borse di studio. Il mio intento è far sì che queste non siano gocce in mare aperto ma elementi che facciano da volano per collegare intorno ad esse varie attività virtuose per la crescita culturale e occupazionale dei nostri giovani attraverso l’interazione proficua tra scuola e università e con il sostegno delle forze sociali e politiche dei singoli territori”- così in una nota Carlo A. Mazzone, sviluppatore software e sistemista, è docente di informatica nella Scuola Superiore.
Riflessioni e proposte per un nuovo Umanesimo Digitale
“Siamo nel pieno di una rivoluzione tecnologica guidata dalle innovazioni basate sul
digitale di cui è difficile definire con precisione i frastagliati contorni. Se da un lato
cogliamo con favore i frutti di queste nuove tecnologie, nella forma di strumentazioni
sempre più evolute quali TV, computer e cellulari, facciamo fatica a gestire le loro
ripercussioni nel contesto che genericamente possiamo definire “sociale”.
In effetti, le nuove tecnologie stanno comportando mutamenti epocali sotto
innumerevoli punti di vista che vanno, solo a titolo di esempio, dalle modalità di
produzione e consumo dell’informazione, alla creazione di nuovi posti di lavoro, per
arrivare alla necessità di rendere queste tecnologie democratiche affinché esse
possano essere di beneficio per la maggioranza assoluta della popolazione mondiale.
Lo scopo di questo mio intervento è quello di porre in maggior risalto possibile il
necessario sforzo collettivo verso un nuovo Umanesimo Digitale che ponga al
centro del dibattito e delle relative scelte risultanti l’uomo inteso come collettività
ma, innanzitutto, come singolo individuo.
La scuola, come sempre, può e deve fare da perno e da saldo riferimento per
consentire che questi mutamenti epocali indotti nella società siano controllabili e
quindi gestibili in maniera tale da consentire ai più di reggere l’urto della già citata
rivoluzione. Compito primario della scuola è quello di formare individui, consapevoli
delle proprie unicità e possibilità, affinché possano vivere appieno e con
soddisfazione nella società. Tale compito, tuttavia, si sta facendo sempre più arduo in
un momento in cui le professioni a cui la scuola prepara sono cambiate in maniera
radicale e continueranno a cambiare, governate dal ritmo dell’incessante evoluzione
tecnologica.
Di sicuro deve esservi l’impegno forte nel ripensare al contesto educativo esaltando
una reale didattica basata sulle competenze che riesca a inserire i nostri giovani nel
nuovo flusso di richieste di lavoro altamente specializzato. D’altra parte, a monte, si
rende assolutamente necessario una rinnovato impegno nella realizzazione di
interventi di orientamento sempre più efficienti e motivanti affinché gli studenti
possano scegliere percorsi di studio che siano realmente appaganti rispetto alle loro
giuste aspettative.
In un contesto già tumultuoso di suo, per l’enormità degli impatti dovuti
all’evoluzione digitale, si è innestato negli ultimi mesi, in una sorta di “tempesta
perfetta” il cambiamento radicale di vita imposto dal Covid-19. I due elementi si
sono in questa situazione, per certi aspetti, fusi l’uno nell’altro: il digitale è stato un
baluardo per mantenere una certa normalità di vita, sia all’interno della scuola, ad
esempio con la didattica e distanza, sia nella società tutta, attraverso un uso ancora
più massiccio dei social e delle videoconferenze.
Le conseguenze di tutto ciò sono state addirittura storiche e probabilmente
condizioneranno in maniera sostanziale anche un futuro post Covid. Penso, ad
esempio, ai nuovi modelli di lavoro che si sono spostati tra le mura domestiche
creando, da una parte, enormi contraccolpi economici nell’ambito di tutto quello che
ruotava intorno agli ex luoghi di lavoro fatti di grandi palazzi, quando non grattacieli,
e, d’altra parte, nelle enormi possibilità che la libertà di non doversi per forza
spostare per lavoro può comportare.
Ma anche in questa ottica dobbiamo mettere al centro questo nuovo Umanesimo
Digitale per evitare impatti sociali futuri che potrebbero scuotere nelle fondamenta
l’intera nostra società.
Un primo elemento riguarda ovviamente il rischio che solo una nuova élite di
lavoratori possa usufruire di tali opportunità, una classe fatta da personale altamente
specializzate in quanto i lavori di tipo manuale stanno scomparendo dallo scenario
occupazionale.
D’altra parte, penso alla possibilità di riportare vita ai piccoli borghi e paesi, in
particolare delle zone più svantaggiate del Sud Italia, facendo sì che si torni ad abitare
dai luoghi dai quali si è fuggiti per trovare lavoro nei grandi centri urbani. Ma voglio
pensare non più in termini di agglomerati urbani ma piuttosto di agglomerati
umani in cui riscoprire il senso del lavoro come strumento per vivere una vita
appagante fatta di riscoperti, semplici, autentici, rapporti umani favoriti dal piccolo
centro.
Compito nostro, come pensatori e attori della società, è quello di interpretare il tempo
corrente e fornire indicazioni utili per tracciare una via che, volendo, sia anche una
visione a cui tendere. Il compito, invece, di realizzare in modo concreto queste
tensioni e aspettative è affidato, come normale che sia, alla politica che deve guidare
attraverso scelte sagge e ponderate al nostro prossimo, immediato, futuro.
In queste scelte vedo, ancora una volta, una rinnovata richiesta di umanesimo digitale
che concretizzi l’accesso alla connettività Internet come bene primario e pubblico
per tutti i cittadini in tutto il territorio nazionale.
Ancora, missione primaria della politica sarà quella di consentire una efficienza
redistribuzione del benessere evitando che il digitale aumenti le differenze già
esistenti tra le classi sociali non consentendo che la crescita economica di taluni
comporti l’automatico peggioramento delle condizioni di altri.”
Carlo Mazzone
Carlo A. Mazzone, sviluppatore software e sistemista, è docente di informatica nella
Scuola Superiore. Insegnante imprenditivo di Junior Achievement Italia ha ricevuto il
JA Italia Top Teacher Lifetime Achievement Award ed è l’unico italiano ad essere
arrivato nella Top 10 del Global Teacher Prize, il Nobel dei docenti. È inoltre un
digital evangelist e autore di pubblicazioni di divulgazione informatica, best seller in
Italia.