Nulla di nuovo sotto il sole, recita un antico adagio latino. Per la verità che contiene, è un detto universale e che ha sempre sapore di attualità. Molti i teatri di guerra su cui la diplomazia cerca di apportare correttivi, se non soluzioni.
Uno dei più tremendi è costituito dalla guerra in Ucraina, scatenata dalle mene aggressive di un Putin dittatore e sprezzante negatore di ogni norma del diritto internazionale. Fedele solo alla logica del più forte in arroganza e cupidigia.
L’altro teatro di guerra insensata è quella che Israele sta consumando nella striscia di Gaza. E qui viene in aiuto la citazione dantesca: sì ch’è forte a veder chi più si falla. La reazione sproporzionata all’atto terroristico di Hamas del 7 ottobre è, per le sue proporzioni e per tante vittime innocenti, una brutta pagina di storia. Così come non merita comprensione la disumanità di Hamas, non solo nei confronti degli ostaggi ancora prigionieri, ma nei confronti della popolazione palestinese usata come scudo umano.
Molti si affannano a individuare varchi che consentano, pur tra mille difficoltà, di tracciare un percorso che avvii verso una soluzione del conflitto. I passi che si vogliono fare in avanti, pur apprezzabili, si scontrano con una realtà dura e per ora immodificabile. L’unica autorità morale che con insistenza torna sulla necessità della fine delle ostilità è quella di papa Leone. Si sa, però, che il papa non dispone di divisioni, ma solo della forza di persuasione, se si è disposti a prenderla in conto.
Ci prova anche Erdogan a favorire possibilità di confronto costruttivo tra Russia e Ucraina. Ma per ora sono solo canzonette. Gli altri sono solo affaristi, e si pongono sullo stesso piano di mercanti di morte e di false speranze. Trump si era illuso di risolvere la guerra in Ucraina in poche battute, ma non ha tenuto conto o ha volutamente ignorato le false ragioni di Putin, perché i suoi interessi sono altri. Profittando della debolezza militare dell’Ucraina, vuole, come ha già fatto, mettere le mani sulle risorse minerarie ucraine.
Vuole anche, prescindendo dalla natura aggressiva e dalle presunte giustificazioni della guerra da parte di Putin, concludere solo affari di ordine economico con la federazione russa. Di qui la tremenda condizione di disagio in cui si trovano Zelensky e l’Ucraina, a cui anche l’Europa offre ben poco, al di là del sostegno verbale, forse anche militare, ma inadeguato e insufficiente.
I paesi europei, volenterosi o no, si danno da fare ma sono convinti che Putin non vuole altro che la guerra, e Trump mira solo all’affare. In Medio Oriente stessa metodologia nell’approccio: fare affari miliardari come accaduto con l’Arabia Saudita, e incapacità o impotenza di dialogo con Netanyahu, per dissuaderlo da operazioni violente contro la popolazione civile.
Sono teatri inquietanti, per quello a cui possono preludere, sempre che non si sia disposti alla rinuncia, alla sottomissione, all’obbedienza alle ragioni dei più forti e violenti. Fosche prospettive balenano all’orizzonte. L’unica via di salvezza è quella che è affidata nelle mani e nella mente di papa Leone, sempre che da parte dei potenti si sia disposti a prestargli ascolto.