Benevento – Inquinamento fiumi, scarichi diretti non depurati sottoposti a sequestro preventivo

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Benevento – Questa mattina, al culmine di una specifica attività  di indagine coordinata dai magistrati della Procura della Repubblica di Benevento nel settore dell’inquinamento ambientale, il personale del Gruppo Carabinieri Forestale NIPAAF di Benevento e quello della Capitaneria di Porto di Torre del Greco (NA), ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di diversi scarichi diretti urbani non depurati nei fiumi Isclero, Calore e Sabato della provincia di Benevento. emesso dal giudice per le indagini preliminari di Benevento nell’ambito del procedimento penale per il delitto di inquinamento ambientale, artt. 452 bis e 452 quinquies c.p., iscritto nei confronti dei Sindaci pro-tempore dei comuni di Benevento, Forchia, Airola, Limatola, Torrecuso e Castelpoto.

Il GIP ha ritenuto. accogliendo la richiesta di questa Procura, che sussisteva il fumus  di tale delitto perché per colpa veniva cagionato abusivamente un deterioramento significativo e misurabile dei fiumi nei tratti di interesse dei predetti comuni, così determinando la modifica dell’originaria consistenza della matrice ambientale dei fiumi del bacino idrografico sannita e uno squilibrio strutturale caratterizzato da un decadimento di stato o di qualità ecologico tale da impedire l’uso per cui il quale i corsi d’acqua sono destinati.
In particolare, si ritiene che non siano state adottate, dall’Autorità territorialmente competente in materia di scarichi, le misure necessarie atte ad impedire l’immissione, nei fiumi del beneventano di reflui inquinanti a causa della presenza di solidi sospesi, azoto ammoniacale, azoto nitroso ed Escherichia Coli, in concentrazione oltre i limiti previsti dalla normativa vigente, così concorrendo a determinare, l’inquinamento ambientale di fiumi, paesisticamente tutelati ex art. 142 comma 1 lett c. d.lgs. 42/2004, in zona protetta.
Preliminarmente appare opportuno segnalare che il problema dell’inquinamento fluviale è stato già oggetto di attività investigativa nel periodo 2009/2012; già in tale occasione, furono accertate notevoli criticità nell’inquinamento dei fiumi beneventani, poste all’attenzione delle singole amministrazioni comunali, che ad oggi non sono state risolte così come è emerso dagli accertamenti effettuati nell’ambito del presente procedimento penale; in particolare era emerso un importante inquinamento dei corsi d’acqua della provincia sannita, dovuto alla presenza scarichi, non depurati, di acque reflue urbane. Furono censiti e campionati numerosi scarichi di acque reflue urbane e, in corrispondenza di essi, si accertarono superamenti molto consistenti dei limiti di legge relativi al parametro dell’Escherichia Coli nonché il rischio sanitario di tipo microbiologico esistente per la “fecalizzazione” dell’intera estensione del percorso dei fiumi Calore, Sabato ed Isclero.Venne acclarata, pertanto, una compromissione dei principali corsi d’acqua presenti nel Sannio, con contestuale emissione di significative sanzioni amministrative irrogate dalla Regione Campania a carico di molteplici Comuni, ed il divieto, che ancora permane, di prelievo e di utilizzo di dette acque a scopo irriguo per le coltivazioni ortofrutticole destinate al consumo umano ed animale fino alla risoluzione della contaminazione rilevata.
A seguito di specifiche segnalazioni sulle criticità del fiume Volturno di cui i fiumi sanniti sono affluenti, veniva avviata, nell’anno 2016, una nuova attività investigativa, finalizzata a verificare lo stato di salute dei corsi d’acqua della provincia sannita che si snodava cronologicamente attraverso diverse fasi.
Nella fase preliminare, con l’ausilio della piattaforma operativa aerea di telerilevamento ambientale del Corpo delle Capitanerie di Porto — Guardia Costiera, sono stati effettuati una serie di sorvoli, all’esito dei quali emergevano numerose anomalie termiche, presumibilmente causate dalla differente temperatura e/o dal differente coefficiente di emissività tra il corpo termico immissario e quello recettore.
Di seguito si è proceduto al censimento di tutti gli scarichi urbani diretti (non depurati) nei predetti corsi d’acqua, nonché alla verifica dell’esistenza o meno di impianti di depurazione presso i comuni della Provincia sannita; l’esito delle analisi, effettuate dal personale tecnico specializzato dell’Agenzia Regionale Protezione Ambientale della Campania, evidenziava la presenza di solidi sospesi, alluminio e piombo, di elevate concentrazioni di Azoto ammoniacale e Azoto nitrico e Escherichia Coli oltre i limiti previsti dalla normativa vigente, tali da determinare un inquinamento significativo e misurabile dei predetti corsi d’acqua, in uno con la mancanza della depurazione degli scarichi fognari ed acque reflue.
Gli accertamenti effettuati sono stati esaminati dai tecnici dell’Agenzia Regionale Protezione Ambientale della Campania i quali, sulla base di valutazioni scientifiche hanno confermato la persistenza dell’inquinamento significativo e misurabile dei Fiumi Isclero, Calore e Volturno, a cagione dello sversamento diretto di reflui in alcuni comuni della provincia beneventana oltre le concentrazioni consentite; i tecnici dell’Arpac-Campania hanno utilizzato quale metodo di riferimento per descrivere il contributo dell’inquinamento da reflui organici allo stato ecologico dei fiumi il cd “LIMeco”. che è l’ indice quantitativo attualmente vigente ai sensi della normativa tecnica (D.Lgs. n. 1 52/2006 e D.M. 260/2010 C.d. Decreto Classificazione) per la valutazione del livello di inquinamento ai fini della definizione dello stato ecologico.
Tutti gli scarichi diretti non depurati sono stati sottoposti a sequestro preventivo, con facoltà d’uso, affinché le autorità amministrative competenti possano esercitare con il massimo rigore i propri poteri non solo in materia di realizzazione di impianti di depurazione ma anche in materia di concessioni di nuovi permessi di costruire, di permessi di abitabilità, di autorizzazioni allo scarico di reflui nelle pubbliche fognature, di autorizzazioni all’inizio o continuazione di qualsiasi attività commerciale, artigianale e industriali, in assenza di autonomi impianti di depurazione delle acque reflue e fognarie urbane al fine di porre freno al grave fenomeno dell’inquinamento accertato dalla indagini.