Azione Civile di Ingroia: “Commissariamenti e stati di emergenza sono tra le peggiori pagine della gestione pubblica”

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Azione Civile di Ingroia: “Commissariamenti e stati di emergenza sono tra le peggiori pagine della gestione pubblica”

Commissariamenti e stati di emergenza sono tra le peggiori pagine della gestione pubblica italiana, dopo il ritorno di Bertolaso anche la riemersione di Paolucci è sconcertante

La politica italiana dimostra sempre più di non fare tesoro degli errori e di ignorare il principio di responsabilità politica

La gestione delle emergenze con provvedimenti e commissariamenti eccezionali rappresenta da sempre una delle pagine meno edificanti della nostra storia: pagine di insuccessi e sprechi, mentre cricche e mafie ne hanno tratto ogni possibile vantaggio a discapito dell’interesse collettivo. Non a caso la camorra ha fatto il suo salto di qualità dopo il terremoto in Irpinia così come si è arricchita con le emergenze rifiuti in Campania.

Una delle stagioni simbolo è rappresentata dalle gestioni della Protezione Civile, dai rifiuti in Campania al post terremoto abruzzese, guidata allora da Guido Bertolaso.

L’uomo vicino a Berlusconi ma apprezzato anche da larga parte del fu centro-sinistra. Una stagione che sembrava finalmente tramontata dopo gli scandali ed invece la nuova emergenza sanitaria lo ha riportato in auge: chiesto a gran voce da varie parti politiche, da Renzi alle destre, come commissario nazionale è stato scelto dal governatore lombardo Fontana come commissario regionale.

I risultati di queste gestione sono sotto gli occhi di tutti: l’ospedale alla Fiera di Milano annunciato per svariate centinaia di posti si è poi ridotto a poco più di venti e non è mai stato utilizzato. Ma inaugurato in pompa magna con un assembramento finito su tutti i media nazionali. Milioni di euro delle casse pubbliche e delle donazioni dei cittadini che potevano avere migliore destinazione.

Abbiamo già denunciato le gravissime responsabilità di chi ha sulla coscienza migliaia di morti. A livello nazionale stiamo assistendo da settimane al fiorire di commissioni e task force. Ormai ne contiamo almeno 4 e probabilmente qualcuna ci sfugge: la commissione tecnico-scientifica, la Protezione Civile nazionale, la task force per la fase 2 guidata da Colao, grande sostenitore delle ricette economiche della Troika per la Grecia, e la struttura commissariale di Arcuri.

E proprio Arcuri il 1° aprile ha riportato in pista un altro protagonista della disastrosa stagione commissariale per l’emergenza rifiuti in Campania: Massimo Paolucci, paracadutato dalla segreteria del ministro della Salute Speranza, dopo la sua fallita candidatura al parlamento europeo nelle liste del PD. Vent’anni fa Paolucci è stato il vicario di Antonio Bassolino, commissario per l’emergenza rifiuti. Ed ora Paolucci è stato nominato global advisor nella struttura di supporto ad Arcuri, quindi il braccio destro che gestirà le finanze della struttura.

Una nomina avvenuta nel silenzio generale di tutti, compreso il Movimento 5 Stelle che a suo tempo era sceso in piazza accanto a cittadini, comitati e movimenti per contestare quella nefasta stagione commissariale.

Che dopo Bertolaso anche Paolucci torni sulla scena e con un ruolo di tale peso ci sconcerta, ma conferma che questo Paese non sa fare tesoro dei propri errori. Cosa è stato quel commissariamento per l’emergenza rifiuti, e il ruolo di Paolucci lo hanno ben raccontato nel libro “La Peste” il giornalista Nello Trocchia e Tommaso Sodano: è lui che “stringe patti, tiene relazioni con imprese private e con gli amministratori locali e per la gestione del sistema delle assunzioni. Una lista lunga, quasi interminabile, di santi in paradiso e di segnalati che danno la misura di cosa sia stato effettivamente il Commissariato: un luogo di spartizione, di spesa allegra, un eldorado di spreco e inefficienza”.

E poi Rosaria Capacchione denunciò che fu in quel contesto “che gli uomini dello Stato incontrarono la camorra. Una riunione ufficiale, con i dirigenti del commissariato di governo, Massimo Paolucci e Giulio Facchi, che scesero a patti con un gruppetto di imprenditori in odor di mafia… Le discariche c’erano, erano piuttosto illegali, e appartenevano a Cipriano Chianese, Gaetano Vassallo, Elio e Generoso Roma: nomi di uomini poi diventati assai noti alle cronache giudiziarie che trattano di ecomafia. Fu in quella giornata – era primavera – del 2003 che il destino di Villa Literno, e delle vicinissime Giugliano e Parete, fu definitivamente segnato”. Cipriano Chianese, condannato anche in appello nel gennaio dell’anno scorso per la gestione della discarica Resit, fu al centro delle denunce di Roberto Mancini.

Aprile è il mese dell’anniversario della sua scomparsa, morto a causa del linfoma non hodgkin di cui si era ammalato mentre indagava sulla terra dei fuochi. Nelle settimane in cui più le istituzioni dovrebbero ricordarlo arriva invece ben altro da chi sembra averlo oggi dimenticato, oltre a non averlo sostenuto in passato.

Che Paolucci sia rimasto immune da indagini penali poco rileva. La responsabilità penale, che qui non è in discussione, è un conto, la responsabilità politica è altra cosa e non va calpestata come in questo caso. Quanto a noi di Azione Civile, pratichiamo anche la responsabilità della memoria, dimenticata da tutti.