COP26 e i cambiamenti climatici, ma non è solo atmosfera di Michele Zarrella

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In questi ultimi due anni abbiamo visto come grazie alla ricerca scientifica l’umanità cerca di far fronte a un problema planetario: la pandemia. Un problema ben visibile perché tocca direttamente la nostra salute e quella del nostro prossimo. Fra due settimane ci sarà la COP26 a Glasgow su cambiamenti climatici: un’emergenza su cui non possiamo abbassare la guardia. Anche qui la scienza – da oltre mezzo secolo – ci dice cosa dobbiamo fare, ma gran parte della gente continua ad occuparsi delle proprie faccende e non si rende conto dell’importanza del problema che, invece, va affrontato con decisione e urgenza. Intanto di fronte ai cambiamenti climatici non c’è vaccino che tenga né green pass per accedere al futuro. Mantenere entro certo parametri l’atmosfera e più in generale l’equilibrio della biosfera significa salvare tante forme di vita che in esso si sono affermate e quindi significa salvare anche noi stessi. E non, come spesso si sente dire, “Dobbiamo salvare il pianeta”. Il pianeta continuerà a ruotare su sé stesso e a orbitare intorno al Sole per miliardi di anni e la sparizione di alcune – o milioni di specie – non ha alcuna influenza sui suoi moti e sul suo futuro. Come è possibile che l’Homo sapiens non riesce a capirlo? Da cosa è accecato? Speriamo che a Glasgow i governanti possano prendere delle sagge decisioni e sappiano, soprattutto, metterle in atto.

Quando parliamo di cambiamenti climatici spesso parliamo dei gas serra nell’atmosfera, e in particolare dell’anidride carbonica, ma non dobbiamo dimenticare l’azione benefica del mare. A partire dalla seconda rivoluzione industriale gli oceani hanno tamponato circa il 50% delle emissioni di gas serra di natura antropica. Pertanto senza l’azione benefica degli oceani i cambiamenti climatici che stiamo vivendo avrebbero avuto degli effetti molto più forti con più grandi sbalzi termici e maggiori oscillazioni delle condizioni meteorologiche. Gli oceani sono un vero e proprio tampone rispetto al funzionamento della biosfera. Essi assorbono il calore dell’atmosfera e l’anidride carbonica mitigando l’equilibrio della biosfera e migliorando la qualità della vita umana e di tutte le specie viventi.

Però questo processo non può durare troppo a lungo: ha le sue conseguenze. Se gli oceani assorbono il calore si riscaldano e quando superano un certo limite provocano lo scioglimento delle calotte polari e a cascata tanti altri problemi: innalzamento del livello dei mari, perturbazioni delle correnti oceaniche, acidificazione ecc.  Poi non dimentichiamo che l’ossigeno che respiriamo è prodotto non solo dalle foreste e dai boschi e dalle piante in generale ma anche dal mare. Le alghe degli oceani producono il 50% dell’ossigeno che respiriamo. Pertanto non solo non dobbiamo incendiare o abbattere le foreste e i boschi ma neanche dobbiamo inquinare il mare. Inoltre anche economicamente il mare rappresenta una grande risorsa – utilizzata solo in parte – che potrà permettere all’umanità di crescere. Oltre ai trasporti e alle tante proteine che fornisce a circa un miliardo e duecento milioni di persone il mare rappresenta una grande risorsa di energia rinnovabile grazie alla sua enorme superficie, ai venti e alle correnti. Infatti, il mare può essere utilizzato per la generazione dell’energia elettrica, sfruttando le onde e le correnti. Si può sfruttare l’energia del Sole con dei pannelli fotovoltaici posti su superfici galleggianti. Ma soprattutto si può sfruttare l’eolico d’alto mare, utilizzando il vento che spira in mare con più costanza e intensità per far funzionare giganteschi aerogeneratori. In questo modo non solo il mare potrebbe produrre energia elettrica autenticamente rinnovabile e quindi completamente pulita ma lo farebbe senza determinare impatti né visivi, né ambientali a terra.

La biosfera: atmosfera, litosfera e idrosfera è un tutt’uno e l’uomo ha fatto tanti errori nell’utilizzo delle sue risorse. Uno dei più grandi è pensare che tali risorse siano infinite. A nostre spese stiamo capendo che non è così. Noi consumiamo di più di quello che il pianeta è in grado di generare. Gli scienziati ce l’hanno detto: la biosfera è un iperoggetto in cui siamo immersi, è un grandissimo serbatoio di forme vita dove tutte sono correlate fra loro e con tutto il resto, ma dove le risorse sono limitate. Non possiamo sfruttarlo oltre i limiti perché la conseguenza è un progressivo scadimento della qualità ambientale con effetti negativi sulla nostra salute. Se non interveniamo rapidamente – con le azioni – le conseguenze saranno sempre più gravi. E questo l’Homo sapiens dovrebbe capirlo. Ognuno di noi può fare qualcosa per contenere entro certi limiti l’equilibrio della biosfera: non sprecare energia e cibo, riciclare, differenziare e il mercato si adeguerà. Ma a livello globale, a Glasgow basta carte scritte. Basta trattati e accordi non rispettati. Basta chiacchiere: bla bla bla. Ora occorrono i fatti. È tempo di agire. Gli obiettivi di questa conferenza è di capire che siamo parte di una stessa biosfera e riconoscere che l’equilibrio della biosfera è quello che ci deve unire e guidare nella comune lotta per conservare la fonte di tutte le forme viventi, compresa lo nostra.

Ing. Michele Zarrella