Il coraggio di denunciare: un grido contro la violenza sulle donne

Rita Rocchetta, sorella di un consigliere comunale, racconta la sua esperienza da vittima di stalking e minacce.

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Cara Donna,

Non avrei mai potuto immaginare cosa si potesse provare fino a quando, un giorno, non mi sono ritrovata io a viverlo. Non avrei mai potuto immaginare le emozioni che nascondevi dentro quelle paure, fino a quando quella stessa paura non l’ho provata anche io.

Cara Donna, ora posso comprendere quello che hai vissuto e quello che, forse, stai ancora vivendo. Il dolore, le ansie, le paure, le sofferenze. Quei lividi che pesano non solo sul tuo corpo, ma soprattutto nella tua mente. È difficile mettersi nei panni di una vittima, e ancora più difficile è capire i suoi silenzi.

Io, vittima di stalking e minacce, ho avuto il coraggio di denunciare. Un coraggio che non avrei mai trovato senza il supporto della mia famiglia, dei miei amici e, soprattutto, della polizia municipale di Avellino guidati dal Comandante Ten.Col Michele Arvonio. Ma basta denunciare?

No. Perché “quel bravo ragazzo” è ancora a piede libero. Quanti femminicidi devono ancora accadere?

Si possono organizzare manifestazioni, scendere in piazza, gridare al mondo il nostro dolore. Ma se chi di dovere non ci protegge davvero e se a questi uomini non vengono inflitte condanne esemplari, questa battaglia non finirà mai.

Auguro a voi, ragazze e donne, di trovare quel coraggio.

Mi auguro che alle vostre spalle possiate avere il supporto e il sostegno di chi vi vuole bene. Non abbiate paura: denunciare è già un passo verso la libertà.

Nessuno potrà mai colmare o guarire del tutto quelle ferite interiori. Nessuno potrà mai sapere davvero cosa si prova, quando la sera, chiudendo gli occhi, ti scende una lacrima nel ricordare tutto.

Ma sarà ancora più bello, quando invece di uno schiaffo riceverai una carezza, invece di un calcio, un abbraccio…

Invece di una parola offensiva, una parola di conforto… E quando piangerai di felicità e non più di dolore, sarà ancora più bello! No alla violenza sulle donne! Rocchetta Rita

“Rita Rocchetta, sorella di un consigliere comunale, rompe il silenzio con una lettera toccante in cui racconta la sua esperienza come vittima di stalking e minacce. Un messaggio diretto, intenso e carico di speranza rivolto a tutte le donne che vivono situazioni simili.

Nella sua lettera, Rita parla del dolore, delle paure e delle difficoltà che ha affrontato, sottolineando l’importanza del supporto ricevuto dalla sua famiglia, dagli amici e dalle forze dell’ordine, in particolare dalla polizia municipale di Avellino guidata dal Comandante Ten.Col Michele Arvonio. Nonostante la denuncia, però, esprime il suo disappunto per l’attuale sistema giudiziario che non garantisce sempre la sicurezza delle vittime: “Quel bravo ragazzo è ancora a piede libero”, scrive con amarezza.

Rita sottolinea come la denuncia sia un atto necessario ma non sufficiente se non accompagnato da azioni concrete e condanne esemplari per chi commette questi crimini. Si chiede, come tutti, quanti altri femminicidi debbano ancora accadere prima che si possa assistere a un cambiamento reale.

Il suo messaggio è chiaro e forte: denunciare è il primo passo verso la libertà. La lettera, però, non si limita a denunciare il problema: Rita invita le donne a trovare il coraggio di chiedere aiuto, augurando a tutte di poter ritrovare la serenità, quella stessa che immagina attraverso immagini toccanti: una carezza al posto di uno schiaffo, un abbraccio al posto di un calcio, una parola di conforto invece di una parola offensiva.

“Nessuno potrà mai sapere davvero cosa si prova, quando la sera, chiudendo gli occhi, ti scende una lacrima nel ricordare tutto. Ma sarà ancora più bello quando piangerai di felicità e non più di dolore.”

Con questa testimonianza, Rita Rocchetta si unisce al coro di tante donne che, con il loro coraggio, stanno contribuendo a sensibilizzare l’opinione pubblica su una piaga sociale che non può essere più ignorata: la violenza di genere.

Questa lettera è un messaggio di speranza, ma anche un appello alle istituzioni e alla società affinché il percorso di ogni vittima possa trasformarsi in una rinascita, libera dalla paura e dal dolore.