Clochard – Vita da disperati

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Un Clochard morto per strada

Dopo la tragedia di Avellino, che ha visto la morte di un clochard di 43anni a causa del freddo polare che in questi giorni sta colpendo l’Irpinia e tutto il centro sud, arrivano le prime denunce: Tutti sapevano che viveva in una struttura  abbandonata della città, ma nessuno ha fatto nulla. Aveva chiesto aiuto con tutti i mezzi a disposizione, ma tutto è stato vano. In tutto questo, dov’erano le istituzioni?

Oggi in Italia ci sono parecchie persone in precarie condizioni di vivibilità, quelli che non trovano di meglio che un cartone per potersi riparare dal freddo durante la notte. Il freddo: nemico numero uno per questi clochard.

Essi  appartengono  ad una popolazione affacciata sul vuoto a ridosso di un abisso pieno di dolore e povertà, sono pieni di stracci, carichi di sacchetti al cui interno c’è tutta la loro “ricchezza”, quello che racimolano in giro come scarti di cibo, stracci, scarti inutilizzati dalla società e cartoni per ripararsi.

Vite prive di qualsiasi cosa, materiale o affettiva, non hanno nessun punto di riferimento se non un qualsiasi posto  per passare la notte, vite di persone che non hanno scelto questa vita, non hanno scelto una vita per strada. Non hanno deciso di vivere così  per “romantica scelta”, ma  per una serie infinita di sconfitte: la perdita del lavoro, una dipendenza, un problema con la legge, uno sfratto, una separazione, un lutto o un abuso tra le mura domestiche.

Sono costretti ad umiliarsi per chiedere un pezzo di pane oppure qualche spicciolo, poiché dalla vita, non hanno ricevuto nulla, oppure il destino ha voluto prendersi gioco di loro, volontariamente o meno.

Sono gli invisibili, ai margini della nostra società, dimenticati, hanno, (per chi è più fortunato) solo la continuità dei pasti garantita dalle varie Associazioni di Volontariato.

Basterebbe poco per restituirgli dignità, un senso per vivere: un lavoro per il disoccupato, una cura per chi è ammalato o drogato, una stanza per chi la casa l’ha persa.

Tutto questo deve essere sono uno scossone per le nostre coscienze, non bisogna stare zitti e far finta di non vedere, non dobbiamo essere invisibili dinanzi a questo dolore, bisogna gridare a gran voce tutti insieme verso le istituzioni, e ricordargli che l’articolo 3 della Costituzione Italiana recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. É compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana.”

Basta solo applicare la legge  per restituire dignità e ridare un  senso alla loro vita.

Loredana Cornacchia Tanga