Petruro Irpino (AV) – No al biodigestore con delibera di Consiglio. “L’area fu già dichiarata inidonea nel 2012”

2195
dav

Petruro Irpino (AV) – Il Sindaco di Petruro Irpino, Giuseppe Lombardi, formalizza il no deciso alla realizzazione di un impianto di biodigestione anaerobica della frazione organica di rifiuti nel vicino comune di Chianche. All’unanimità il Consiglio comunale riunitosi in seduta straordinaria conferma quanto anticipato dal Primo cittadino qualche giorno fa sulla stampa locale e lo fa con un documento ufficiale e con motivazioni concrete che non sono solo soggettive ma oggettive. Il tutto in base a degli studi di fattibilità commissionati dall’Amministrazione comunale per un progetto simile del 2012 che doveva sorgere a circa cinquecento metri (il confine lo segna il solo fiume Sabato) dall’area Pip di Chianche (sito indicato come disponibile dal sindaco Claudio Grillo).

L’idea del Sindaco di Petruro Irpino, all’epoca dei fatti, era quella di realizzare un impianto, con investimenti pubblico/privati, di trattamento della frazione umida ma con la diversa tipologia di materia prima da utilizzare e cioè 70% vegetale e il 30% umido o letame. Ciò perché avrebbe permesso di riciclare gli scarti di potatura delle viti, che oggi per legge ne è vietato il semplice smaltimento e/o la bruciatura visto che si è nell’areale del Greco di Tufo, e avrebbe consentito di smaltire una buona parte dell’umido prodotto in provincia. Sia i tecnici comunali quanto quelli della Regione Campania e i competenti organi di settore, a seguito di sopralluoghi, diedero tutti parere negativo all’opera ritenendo inidoneo il sito destinato all’ubicazione.

“Gli stessi avevano evidenziato – si  legge nella delibera di Consiglio – le loro forti perplessità sulla ricaduta negativa per le abitazioni viciniore, i vigneti di Greco di Tufo DocG, non in ultimo per la vicinanza al fiume Sabato. L’area che il Comune di Chianche mette ora a disposizione – continua il documento – è ancor meno idonea allo scopo, vista la vicinanza e la omogenea caratteristica territoriale” ma soprattutto non tiene conto di una serie di impedimenti legislativi regionali, nazionali e comunitari che fanno di quel luogo un sito improponibile alla realizzazione di qualsiasi impianto di trasformazione rifiuti. A partire dai vincoli idrogeologici, a quelli ambientali e paesaggistici per finire ad una serie di progetti già in atto che vede tutta la Valle del Sabato protagonista nello sviluppo turistico, storico, archeologico e ambientale dove sono coinvolti molti comuni tra cui Altavilla e Tufo con le miniere di Zolfo.
Non per ultimo l’area indicata non corrisponde ai requisiti stabiliti dalla manifestazione d’interesse della Regione Campania del 12 maggio 2016 nella quale prevedeva aree industriali con lotti disponibili di almeno 20.000 metri quadrati con adeguata viabilità d’accesso. Del tutto insussistenti sono anche le ragioni legate alla formalità di approvazione di un impianto di biodigestione in quell’area: la decisione del tutto personalistica del sindaco di Chianche , Carlo Grillo, ha disatteso quanto previsto dal quadro normativo vigente in materia ed in particolare su quanto stabilisce il Piano Regionale per la Gestione dei Rifiuti Urbani della Regione Campania (PRGRU) e quanto è prescritto dai commi due e sei dell’articolo 15 della Legge regionale 14/2016 che ha inciso significativamente sull’assetto gestionale: esclusivo potere decisionale agli Ato. Quindi, decisioni così importanti e radicali vanno condivise e vagliate tra Comuni e Ambiti: in questo caso specifico di Chianche è ancora più complicato e complesso visto che l’area dove dovrebbe sorgere il biodigestore confina con Comuni della provincia di Benevento i quali devono essere coinvolti a pieno titolo e come la normativa vigente prevede.

La delibera di Consiglio accuratamente dettagliata sarà inviata alla Regione Campania, al Ministero dell’Ambiente, alle due Province di Benevento e Avellino, ai Comuni della Valle del Sabato, al Corpo Forestale dello Stato, alla Sovraintendenza dei Beni Ambientali e Archeologici chiedendo altresì di istituire un  tavolo tecnico-politico coinvolgendo tutte le parti interessate.

Jenny Capozzi