Internet e social: opportunità ma anche tante problematiche

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Un sempre maggior numero di ragazzi si vedono impegnati a twittare, postare, chattare. Se, senza dubbio, la rete può costituire un’opportunità, non si può fingere, tuttavia, che i rischi non esistano.

Sono proprio i ragazzi che trascorrono davanti a internet più di tre ore al giorno ad avere abitudini alimentari peggiori, un rendimento scolastico inferiore, praticano meno sport, adottano comportamenti più “adulti”, fumano e bevono di più. Da non sottovalutare, poi, il rischio di dipendenza da internet, la possibilità di fuggire da difficoltà emotive, da disagi personali. Abbiamo rivolto alcune domande a Federico Sasso, psicologo psicoterapeuta, per approfondire le problematiche in merito e ricevere utili consigli.

Quando diventa patologico l’utilizzo di internet , dei social?

Si comincia a parlare in modo provocatorio di “dipendenza da Internet” o “Internet Addiction Disorder (IAD) già nel 1995, ma solo oggi con la stesura del DSM-V (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) esiste una vera e propria categoria diagnostica. I principali sintomi che caratterizzano questa forma di dipendenza sono: il bisogno di trascorrere un tempo sempre maggiore in rete per ottenere soddisfazione; una marcata riduzione di interesse per altre attività che non siano Internet; lo sviluppo, dopo la sospensione o diminuzione dell’uso della Rete, di classici sintomi di astinenza quali agitazione psicomotoria, ansia, depressione, pensieri ossessivi su cosa accade on line. Insomma quando la persona perde per il mondo reale quasi del tutto l’interesse”.

Quali possono essere i rimedi per “disintossicarsi”?

La dipendenza da internet si può vincere, ma sicuramente è difficile uscire da una patologia del genere se non si è aiutati. Quando alla base del rifugiarsi in internet vi sono ansia e depressione, sono in primo luogo le persone care a dover aiutare il soggetto a distogliere la sua attenzione dal mondo virtuale e a tornare gradualmente alla realtà chiedendo aiuto. La persona deve tornare a dare valore ai rapporti umani e alle esperienze reali, alle attività quotidiane della vita. Fortunatamente, ci si è resi conto che questo comportamento, essendo una dipendenza, va curato come una vera patologia. Sono nati numerosi centri di disintossicazione, dove soprattutto psicologi specializzati prendono in cura quanti soffrono di dipendenza da internet con lo scopo di restituire loro il controllo della propria vita”.

Come sono cambiate le relazioni, i rapporti tra i teenagerteenager ma non solo con l’uso smodato del pc, degli smartphone?

“Oggi i social media sono parte integrante della vita delle adolescenti. Ci sono prove contrastanti sugli effetti dei social media: la ricerca indica che possono sia aiutare i ragazzi sia ferirli nei loro sentimenti, nell’auto-stima e nella capacità di accettarsi per quello che sono. Ma cercare di sradicare i social media dalla loro vita non è realistico. Ciò che rende le attività di social networking così irresistibili per gli adolescenti è una fusione di due caratteristiche proprie di questo periodo del loro sviluppo. La prima è un istinto profondo ad andare oltre la famiglia, di ampliare la cerchia sociale e fare nuove amicizie. La seconda è una pulsione, innata a questa età, per le attività che stimolano e sviluppano l’attività intellettuale. Pertanto vale sempre la vecchia regola che buoni esempi in casa rispetto ad internet e social da parte dei genitori aiutano a strutturare nei figli relazioni sociali reali migliori. Pertanto concluderei dicendo che è cambiato il modo di vivere le relazioni, ma la qualità di quest’ultime è influenzata sempre da stabilità emotiva e sicurezza personale derivante dalle relazioni primarie che si sviluppano nelle famiglie di origine”.