A proposito di cittadini: Nord e Sud

1973
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Il governo, che pure è stato faticosamente messo in piedi, va. Nonostante la fase vacanziera, sta procedendo con l’attuazione, sia pure lenta e graduale, degli impegni più urgenti dal punto di vista mediatico e più ad effetto sull’opinione pubblica. Il Vice-premier Salvini, al di là delle forzature, non sempre ben digerite da buona parte dell’opinione pubblica, ha contribuito con l’accorta gestione della questione da parte del premier Conte a inserire il problema migranti in una logica europea e non più soltanto italiana, essendo l’Italia quasi sempre il paese di prima accoglienza. Tutti i problemi sono complessi e non esistono soluzioni miracolistiche che si possano improvvisare da un giorno all’altro; conta che si consolidi il principio, poi le soluzioni conseguenti richiedono sforzi non di poco conto, però alla fine arrivano. Discorso analogo per altri aspetti legati alla flat tax, alla cancellazione o rimodulazione dei vitalizi, al reddito di cittadinanza, alle politiche tese a promuovere l’occupazione, specie quella giovanile. Anche quest’aspetto è nella fase di studio e si cominciano a delineare le prime indicazioni.  Come sempre accade, coloro che hanno espresso fiducia nel M5S e nella Lega, ritengono che la fase di studio sia necessaria e che non bisogna lasciarsi prendere dalla frenesia di volere tutto e subito; gli avversari politici, dal canto loro, lamentano l’improvvisazione, la mancanza di idee chiare, gli ondeggiamenti che non convincono anche gli osservatori stranieri e gli operatori economico-finanziari internazionali. In questa fase, riteniamo che sia prudente la scelta di aspettare, di lasciare che i ministri abbiano tutti gli elementi a disposizione per delineare politiche utili e accorte. Preferiamo al momento riflettere su una realtà comune, quotidiana, che investe la gran parte dei cittadini del sud, del nostro sud, per porre il dito sulla piaga di una realtà che non muta: lo stato di cittadino è spesso confuso e identificato con quello di suddito. La riflessione che stiamo svolgendo non vuole intervenire sulle dibattute e sempre nuove discussioni su come l’unità politica del paese si sia realizzata, vuole descrivere i fatti come oggi si presentano, e in particolare come le istituzioni, come i servizi al cittadino rispondano nelle diverse realtà del paese, al nord e al sud. Un auspicio indirizzato al governo è che, prescindendo dai colori delle amministrazioni locali, le autonomie locali siano messe in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini, altrimenti non ha senso parlare di cittadini, se ad essi vengono negati servizi importanti. Ovviamente, molto tocca fare ai responsabili, a coloro che rivestono ruoli pubblici. Non è di un paese normale che un cittadino attenda tre mesi circa per vedere evasa una pratica che avrebbe potuto essere sbrigata, al massimo, in un mese; non è un paese normale quello in cui i funzionari, i responsabili di uffici pubblici, non siano raggiungibili telefonicamente e spesso i telefoni squillano inascoltati; senza dire poi della non sempre disponibilità a venire incontro con sollecitudine e competenza alle richieste dei cittadini. Purtroppo, certi disguidi, certi comportamenti da piccoli rais sono diffusi al sud, mentre sono fatti episodici al nord. Insomma, è bene attendersi che il governo faccia, se capace, il suo lavoro, ma i responsabili delle istituzioni meridionali si interroghino con serietà e mettano mano, nella maggior parte dei casi, ad azioni e comportamenti che per davvero diano la certezza ai cittadini che il salto di qualità è avvenuto, o che sta avvenendo, con ritardo secolare, e che la condizione di suddito è stata per davvero superata. Non è onesto confondere il caso isolato con la regola generale, ma non è altrettanto onesto lasciare che i cittadini abbiano solo il diritto di lamentarsi, senza essere o ascoltati o, con i problemi sollevati, lasciati senza risposta e in attesa di soluzioni alle calende greche. Il Sud ha bisogno di una rivoluzione ETICA!