A letto con lo smartphone? Il cervello va in affanno

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Volenti o nolenti, smartphone, tablet e computer sono diventati parte integrante della quotidianità di tutti. L’arrivo dei social network, ormai dieci anni fa, non ha fatto che aumentare la nostra voglia di voler essere sempre aggiornati su ciò che accade nel mondo.

Siamo diventati così dipendenti dalla tecnologia da portarcela addirittura a letto. Secondo recenti studi bisognerebbe interrompere o ridurre l’esposizione agli schermi luminosi e agli stimoli sonori, almeno mezz’ora prima di mettersi a dormire.

Tralasciando i vari danni a cui siamo ormai perennemente sottoposti a causa delle onde e delle radiazioni emesse dai dispositivi tecnologici, che ormai troviamo dovunque, il problema principale sembra essere la luce che questi emettono.

Il nostro organismo e la nostra mente sono “programmati” per suddividere la giornata in due fasi: giorno e notte. Di giorno godiamo della luce naturale, mentre di notte riposiamo la vista e la mente grazie al buio. Il fatto di fissare i nostri schermi super illuminati (dalla cosiddetta luce blu), rischia di mandare seriamente il nostro cervello in tilt, che confonde così la luce artificiale con il sole e interrompe la naturale produzione di melatonina, l’ormone che ha la funzione di regolare il ciclo sonno-veglia.

Un altro consiglio prezioso è quello di lasciare il cellulare in una stanza diversa dalla camera da letto, che in fondo è un luogo adibito al riposo e al rilassamento.