Più dispositivi di protezione per infermieri e medici, ma è necessario il contributo di tutti per continuare questa dura battaglia

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Medici e infermieri impegnati in una lotta senza quartiere al coronavirus, ma mancano, quasi ovunque, i dispositivi di protezione individuale (Dpi) per evitare il contagio, dalle mascherine alle maschere facciali, dai camici ai guanti monouso. Da giorni, i sindacati e gli ordini professionali di categorie in prima linea protestano , intanto, i medici e gli infermieri contagiati dal coronavirus superano il 10% dei casi totali

Proprio la non sufficienza di tute e mascherine, necessari per lavorare sulle ambulanze del 118, sono stata causa dei contagi degli operatori del Moscati che si sono ammalati mettendo a rischio la propria sopravvivenza ma anche l’efficienza di un sistema sanitario che si vede privato di operatori indispensabili per combattere il nemico invisibile.

Oggi più che mai, c’è bisogno dell’aiuto di tutti, affinché i sanitari possano lavorare in maniera più efficiente e protetti. La solidarietà aiuta a lottare, i privati sono intervenuti, da Atripalda la ditta Antonio Iannaccone e la ditta Zanchi hanno donato tute di protezione, occhiali e  caschetti di protezione. La Capaldo Spa ha donato 500 mascherine al Moscati, la De Matteis Agroalimentare SPA  ha deciso di donare una cospicua somma di denaro, che ha consentito all’Azienda di acquistare 4 ventilatori polmonari per il P.O. “Frangipane” di Ariano Irpino.

Con questi gesti, speriamo sempre più numerosi,  negli ospedali si può continuare questa dura battaglia, dando a medici e infermieri la possibilità di svolgere al meglio il loro lavoro.