FE.N.A.I.L.P, “Non pagheremo nè contributi nè tasse”

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FE.N.A.I.L.P

La FE.N.A.I.L.P. Federazione Nazionale Imprenditori e Liberi Professionisti lancia l’aut al Governo Nazionale.Non C’è più tempo, ora basta. “Non pagheremo nè contributi nè tasse”

Sono trascorsi circa 2 mesi da quando gran parte delle imprese sono chiuse, fatte salve quelle beneficiarie della “lotteria” dei codici ATECO che hanno potuto continuare l’attività.

Senza clienti, senza incassi, ma con dipendenti, contributi, tasse, affitti, bollette, mutui ed impegni pregressi, per non parlare della merce e delle scorte. La situazione può diventare esplosiva, con risvolti non solo economici, ma anche sociali e umani pesantissimi.

Gli Operatori del Commercio, dell’Artigianato del Turismo e dei Servizi, sono allo
stremo!

Il decreto del Governo salva le banche e non le imprese…servono soldi veri e servono presto.

I finanziamenti liquidità previsti dal D.l. n. 23/2020 come sono stati strutturati fanno beneficiare seppur in maniera indiretta, ma reale, le sole banche e non le PMI se confluiscono sullo stesso conto del soggetto finanziato che presenta un saldo negativo per debitorie pregresse che l’azienda ha con la banca.

Andando,eventualmente a ripianare situazione debitorie illegittime sul conto “in rosso” peril cumulo di interessi anatocistici o addirittura per usura.

Il Governo nazionale si è limitato, infatti, a portare in dote alle PMI l’aumento al 90% della garanzia pubblica dall’80% già previsto dal decreto “Cura Italia” (DL 18/2020) del 17 marzo, oltre alla garanzia 100% per i prestiti sino a 25.000 euro e l’improbabile formula 90% MCC + 10% Confidi alle aziende con fatturato sino a 3.200.000 euro, ma non ha messo a disposizione degli operatori economici quella liquidità necessaria a far fronte alle spese correnti che devono essere onorate per non far saltare tutta la catena dei pagamenti.

Anzi, le PMI, essendo in una posizione di subalternità al sistema bancario, sono esposte alle pressioni della banca di sostituire posizioni debitorie in essere con crediti totalmente garantiti dallo Stato»

Tutto ciò non è possibile! Altri paesi e altri Governi hanno abolito tutte le tasse fino al 31 dicembre e hanno elargito somme di denaro direttamente sui conti correnti degli Operatori a fondo perduto, mentre il Governo Italiano ha emanato un decreto che dovrebbe dare l’opportunità agli esercenti di ottenere un prestito di 25.000 da euro, da rimborsare.

Prima di combattere la guerra in Europa, il Governo italiano deve vincere la sua battaglia in casa.

Si passi il 10% di garanzia in testa ai Confidi direttamente alla Sace e si porti, quindi, la tutela dello Stato al 100% con l’introduzione di misure di maggiore respiro per la classe imprenditoriale – quella micro e piccola – senza lesinare concreta iniezione di liquidità, non già a debito, ma a titolo di contribuzione a fondo perduto, che funga da potente propulsore della ripartenza del nostro apparato produttivo.

Sarebbe stata scelta coraggiosa delle Istituzioni, nonché svolta epocale rispetto alle misure fin ora adottate, lenire le ferite inferte dal Covid19, ponendo fine all’annoso, irragionevole ed iniquo rapporto tra Fisco e Contribuente, attraverso una sorta di pace fiscale, rendendo entrambi compartecipi della ripartenza del Paese, favorendo l’adempimento spontaneo di chi sovente, e a torto, viene bollato come evasore proprio da chi non conosce quanto sia arduo, oltre che poco remunerativo, “alzare” ogni mattina la saracinesca e sperare di poter assolvere alle obbligazioni contratte con i propri interlocutori, Stato incluso, senza dover contare, come contro partita, su un adeguato sistema di tutele, al pari di tanti dipendenti del settore pubblico e privato.

Questi gli interventi che la FE.N.A.I.L.P. Federazione Nazionale Imprenditori e Liberi Professionisti , ritiene, in prima istanza urgenti , inoltre la Federazione fa appello ai principi dello stato di necessità e della capacità contributiva proporzionale al reddito, stabiliti rispettivamente dagli articoli 54 del Codice penale e 53 della Costituzione per legittimare il rifiuto categorico di continuare a contribuire, attraverso le tasse, alle spese per il mantenimento dei privilegi della classe politica che ci governa, vera protagonista di questa crisi economica.

Pagare le Tasse è un dovere, poterle pagare un diritto.

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