Vittoria storica in Sudan: vietate le mutilazioni genitali femminili

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Vittoria storica in Sudan: vietate le mutilazioni genitali femminili

Le mutilazioni genitali femminili sono spesso ritenute come affare di qualcun altro: barbarie che non competono il territorio italiano. Probabilmente la parola infibulazione è ignota a molti e di conseguenza anche la sua agghiacciante pratica. L’infibulazione è una mutilazione genitale femminile, consiste nell’asportazione: del clitoride, delle piccole labbra e parte delle seconde, a ciò segue una cucitura della vulva. Solo un piccolo foro è lasciato aperto per permettere la fuoriuscita dell’urina. Diffusa principalmente nei territori islamici, è consigliata per mantenere la donna illibata. Inutile sottolineare che privata di ogni piacere, la donna prova dolori atroci durante i rapporti, a ciò si aggiunge lo strazio causato dal parto (provate solo a immaginare la testa di un bambino che lacera tessuti barbaramente cuciti) causando il più delle volte la rottura dell’utero con conseguente morte della madre e del bambino.
L’ONU stima che l’88% delle donne sudanesi tra i 15 e i 49 anni sono state sottoposte alla forma più invasiva della pratica che comporta la rimozione parziale o totale dei genitali femminili esterni. L’alba di una nuova era per il Sudan e per i diritti delle donne sembrerebbe appena iniziata, oggi 2 maggio 2020 il governo del Sudan ha bandito questo scempio. Quante sono ancora le donne-bambine vittime di questa trincea culturale? In Nigeria, dopo anni di lotte è stata vietata nel 2015 ma in gran parte dei territori africani persiste. Stando ai dati ISTAT ogni anno tre milioni di bambine subiscono mutilazioni genitali, ciò comporta un forte trauma fisico e un shock psicologico e sessuale che ne influenzano lo sviluppo e il benessere generando ansie e fobie e in alcuni casi portano al suicidio. La Somalia conosciuto come il Paese delle “donne cucite” con il suo 98% si aggiudica questo raccapricciante primato. L’origine delle mutilazioni genitali delle donne rimane ancora oggi sconosciuta. L’infibulazione ha radici storiche ben lontane e ovviamente non può essere trattata con leggerezza, indubbiamente va compresa ma non occultata non ignorata e soprattutto non sottovalutata. Negli articoli 3, 5, 12 e 25 della Dichiarazione dei Diritti Umani si afferma il diritto alla vita di ogni individuo, alla libertà e alla sicurezza della propria persona; è vietata qualunque forma di tortura, trattamento o punizione crudele. Occorre un cambiamento di paradigmi culturali che ci spingono a dire con forza quanto sia necessario riformulare la cultura globale. Occorre educare e rieducare: il nostro pensiero, il nostro credo e la nostra identità sessuale affinché sia riconosciuta a tutti una dignità personale. Che paradosso: voliamo nello spazio, esploriamo pianeti, stelle e centinaia di migliaia di donne-bambine continuano a essere sottoposte a questa e ad altre insulse barbarie. Alla base del concetto di libertà e di giustizia nel mondo c’è il DIRITTO di ogni essere umano all’uguaglianza e al riconoscimento del proprio valore e della propria dignità. La mancanza di queste basi fondamentali aumenta la distanza per giungere a un vero progresso sociale e finché ci sarà, ancora, anche solo una bambina a cui sarà imposto con la violenza crudele dell’ignoranza il non poter essere pienamente DONNA, non ci sarà scoperta scientifica o progresso che tenga.