Mentre i dati sull’andamento epidemiologico migliorano, il rilancio del paese fluttua nelle nebbie dell’incertezza. Il timore espresso in uno degli ultimi nostri editoriali pare che trovi conferma nello scenario che è sotto gli occhi di tutti. Anche se non si sa quando, gli occhi e le attese dei partiti sono puntati alle prossime scadenze elettorali. Nel frattempo regna sovrano il disordine. Il primo ministro Conte, preoccupato di non sciupare il credito dei consensi che gli viene tributato dall’opinione pubblica, comincia a rendersi conto che intorno a lui non spira buon vento. Avverte però di non disporre di armi particolarmente efficaci a riportare sforzi congiunti verso il bene del paese e in difesa del popolo. Nel frattempo gli azionisti del governo si sono dati da fare ad occupare tutti gli spazi utili negli enti in cui c’erano nomine da effettuare. Non contenti di ciò, ministri e membri della nomenklatura, hanno provveduto e stanno provvedendo, nel più puro stile clientelare, a infarcire di nomine di esperti, o consiglieri, o per dirla con Mario Puzo consigliori, la turba dei propri amici. Giustamente, pensando al domani, preferiscono farsi degli amici oggi per trovarseli sostenitori domani. Verrebbe da dire che si sta facendo molto rumore per nulla o che la montagna sta per partorire un topolino. Che il premier avesse voglia di avere un quadro complessivo abbastanza chiaro della realtà del paese era un’esigenza legittima. Che si siano avvicendati a Villa Doria Pamphlili tanti esponenti del mondo dell’economia, delle istituzioni, dei sindacati, della società civile è stata un’opportunità preziosa per Conte. Lo sarà nel concreto se lo scenario delineato dagli intervenuti costituiranno il sostrato, la base da cui partire per azioni tempestive, mirate, coerenti con il quadro delle risorse economiche disponibili e con quelle da recuperare dall’intervento dell’Unione Europea. E qui il gioco si fa più complesso. Al momento non sta emergendo, tra le forze della maggioranza, un intento univoco e concorde sugli strumenti UE a cui attingere, e di conseguenza i progetti a cui l’UE legherebbe il consenso alla concessione dei fondi a favore dell’Italia. Senza dire che i progetti vagano ancora nel limbo delle pie intenzioni o sono ancora fumosi, approssimativi, generici, poco convincenti. Se Atene piange, Sparta non ride! L’opposizione, spesso non ascoltata per partito preso, oscilla tra atteggiamenti di fronda e aperture su proposte poco in linea con le prospettive governative. Pare che il futuro del paese non consenta una sintesi tra i giochi della maggioranza e dell’opposizione. D’altra parte, sia gli uni che gli altri cominciano ad essere distratti dalle manovre preelettorali delle campagne ragionali e amministrative, dove si voterà a settembre; e questo contribuirà ancora di più a pensare con minore incisività al futuro del paese. Continueranno a proliferare ipotesi le più varie, recriminazioni per le occasioni sfumate, ci si affida alla buona sorte, mentre il supplizio continuerà a rodere il fegato di Prometeo. Conte, Prometeo redivivo, mentre ha portato in dono il fuoco agli uomini, consentendo loro di vivere e di dominare la terra, è punito per il suo gesto eroico. Pur avendo la sua azione dei limiti in parte legati alla sua personalità, in parte alla compagnia del suo esercito, rimane il fatto che chi gli rode continuamente il fegato sono gli emissari di Giove, l’imperscrutabile vendicatore sempre potente e sempre pronto a scatenare l’aquila roditrice.
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