Napoli, i ricoverati per covid non vengono accettati

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Napoli. Oggi è il suo compleanno. Compie sessantanove anni. Mario se lo ricorderà perché sta girando ospedali da due giorni ed è sempre esortato a firmare il rifiuto ad essere accettato. Fino al pronto soccorso di Giugliano. È una storia dei nostri giorni, il Covid decide dove e quando essere ricoverato. A raccontare quello che gli sta capitando è la figlia, da venti anni infermiera proprio nel nosocomio del capoluogo campano.”Da cinque giorni-infatti, dice- papà aveva alcuni decimi di febbre. Ma abbiamo messo in pratica il protocollo sanitario in attesa di un tampone”. Si sono rivolti ad un centro privato per un molecolare. Per non aspettare i venti giorni di attesa che richiede, quando te lo fanno, quelli dell’Asl.”Settanta euro per lui e la sua compagna,” fatto in maniera sommaria ma ovviamente negativo”. Mario ha avuto crisi respiratorie, la situazione è precipitata “da due giorni desaturava e per non farlo ricoverare ho cercato di acquistare, con e senza prescrizione-dice la figlia-una bombola di ossigeno”. Un’ambulanza del 118, chiamata alle otto di mattina e giunta dopo mezzogiorno, “senza medico a bordo”, arriva a casa di Mariolo. Lo trasportano al pronto soccorso dell’ospedale di Giugliano. Dove, dopo tre ore, è stato effettuato un sierologico. Risultato positivo. Mario non soffre di altre malattie.” Stiamo passando giorni tristi- conclude la figlia che, comunque, ha detto di denunciare tutto ai carabinieri.
Giancarlo Vitale