Il caffè negato alle Mamme Campane

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Il caffè negato alle Mamme Campane

Il tema della chiusura delle scuole porta con sé un altro importantissimo tema, quello delle donne nella nostra società. Per nostra intendo quella meridionale, nello specifico, quella campana. La chiusura della scuola ha rimesso in primo piano tutte le mancanze, tutte le arretratezze culturali, tutte le problematiche che ci portiamo dietro da anni. Forse pensavamo di averle lasciate dietro di noi, invece sono qui ancora forti e radicate. All’inizio è stato il caffè negato al bar, poi la necessità di “parcheggiare” i figli per finire (si fa per dire) con l’amante che non si può più incontrare. Erano queste le accuse social più veementi, ricevute anche da donne come me, che venivano mosse a chi si batteva per l’apertura delle scuole. La stampa poi ci ha messo il suo, svelando un retaggio culturale allarmante nel 2021: “le mamme si dad, le mamme no dad, le mamme scendono in piazza”. Mamme single evidentemente. Che ruolo hanno avuto i padri in questa battaglia? Nessuno. Mai menzionati in nessuna occasione, i padri vengono ancora considerati completamente esenti dall’educazione e dalla crescita dei figli, oggi come esattamente 70 anni fa. Anche figure che rivestono importanti ruoli politici hanno usato espressioni come “occhi ridenti e fuggitivi”, “mammine con mascherine di tendenza” e hanno richiesto “congedi parentali per le mamme che devono rimanere a casa per accudire i figli”. Sembra una storia antica, da raccontare alle nostre figlie con l’incipit “C’era una volta” e invece è ancora oggi. Non viene nemmeno mai considerata l’opzione per cui la donna rivesta nella sua azienda un ruolo fondamentale. Il suo lavoro è sempre sacrificabile anche perché, diciamolo, guadagna, quasi sempre, meno del marito. Ma questa è un’altra storia. Le mamme, manco a dirlo, portano i figli a scuola e poi si fermano a chiacchierare. Mio Dio. Che tragedia, che vergogna, come si permettono? Se lo fanno in sicurezza che problema c’è? Il problema, come si sente dire troppo spesso, è il fatto che non abbiano nulla da fare, che non pensino a mettere l’acqua sul fuoco o a pulire la casa (cito commenti reali). Quando c’è stato negato, di grazia, il sacrosanto diritto a non fare niente? Se anche fosse? Se non volessimo cucinare ma volessimo prenderci un caffè in grazia di Dio a chi dovremmo rendere conto? La vergogna è che a condannarci siano spesso donne come noi, donne che ancora oggi giustificano il riposo del marito dopo il lavoro, mentre noi dopo il lavoro dobbiamo badare alla casa e ai figli perché sennò “che donne siamo?” Donne che non fanno tardi la sera con le amiche perché “dove vai che sei madre di famiglia?” mentre tollerano che il proprio uomo faccia le ore piccole con gli amici perché, giustamente, si deve svagare. Il problema sono soprattutto loro, le nemiche di loro stesse. E allora come ne usciamo? Cominciando dal rivendicare il nostro diritto ad essere ciò che vogliamo, senza condizionamenti, continuando a batterci per un diritto che non dovrebbe nemmeno richiedere una battaglia. Ma tanto è. E a noi donne la battaglia non ha fatto mai paura.

Una Mamma Campana