Mirabella Eclano – Covid – 19, il calvario di quarantacinque giorni di una giovane donna

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Angela Tranfaglia colpita dal Virus parla della sua esperienza

Angela Tranfaglia

La piccola frazione di Mirabella Eclano, Calore, è stata lo scenario che ha visto protagonista una giovane donna che ha contratto il Coronavirus. Si tratta di Angela Tranfaglia che, a fine novembre, periodo in cui ha contratto il virus, non immaginava di vivere un’esperienza legata al male del secolo. I primi sintomi sono comparsi il quattro dicembre e solo dopo quarantacinque giorni di ‘reclusione’, fatta di paura e sgomento è finalmente uscita fuori dall’incubo che l’ha investita.

“Appena i sintomi si sono manifestati ho chiamato il medico curante che, già al telefono, ha capito che il mio modo di tossire non era legato ad una semplice influenza – ha esordito Angela -. Io non ho accettato la diagnosi considerando che sono sempre stata ligia alle regole imposte. Non ho mai trasgredito. Ma, ho comunque seguito le indicazioni del medico. La sera stessa ho iniziato la cura di cortisone e antibiotico durata 15 giorni. A questa terapia sono stati aggiunti il betabloccante, per la regolazione del battito cardiaco, e il fluidificante del sangue per consentire un afflusso sanguigno maggiore. Ma, la situazione è degenerata: cattiva saturazione, battiti cardiaci molto superiori alla norma, febbre alta. Diciamo che i primi cinque giorni li ho affrontati con molta fatica e tanto spavento. La mia preoccupazione era legata alla possibilità di dover andare in ospedale. La mia grande forza, mia figlia. È per lei che ho tenuto duro. Questo mi ha permesso di non abbandonarmi al male”.

In sintesi il racconto di Angela che ha sconfitto il virus. Ma, entrando nel vivo del discorso le abbiamo posto alcune domande per avere un quadro generale sulla sua esperienza anche dal punto di vista legato alla partecipazione delle istituzioni.

Cosa ha pensato quando il suo medico le ha detto che non si trattava di una normale influenza?

“Ho pensato che non potesse essere veritiera questa affermazione dato che, la mia famiglia ed io, abbiamo usato sempre la massima cautela. Ma ho cominciato comunque la cura. Tanto se si trattava di faringite i miglioramenti sarebbero arrivati da lì a tre giorni. Così non è stato. Andando avanti ho perso il gusto e l’olfatto. Qui mi sono resa conto che la situazione era seria”.

Se è stata attenta come mai ha contratto il virus?

“Purtroppo, succede. Non abbiamo mai trascurato le prescrizioni vigenti eppure è successo. Quando ci si sente protetti è lì che il nemico ci assale. Ho fatto visita a miei parenti diretti che avevano contratto il virus sul posto di lavoro che poi lo hanno trasmesso anche a noi”.

Cosa ha provato?

Rabbia. Non me lo aspettavo”.

Come hanno agito le istituzioni sanitarie?

“Non potevo, chiaramente, recarmi all’Asl di competenza o in ospedale. Potevo fare solo il drive-in ma, nelle condizioni di disagio fisico non ero in grado di affrontare le file interminabili. Per il tampone domiciliare non è venuto alcun operatore riconosciuto. Quindi, il primo tampone ufficiale, dopo la contrazione del virus, è stato effettuato il 27 dicembre scorso, dopo 23 giorni dalla comparsa del primo sintomo”.

Ha una bambina in età scolare. Anche lei ha contratto il virus? E suo marito?

“Si, anche la bambina ha sviluppato dei sintomi ma, inizialmente, non avevamo capito che si potesse trattare del Covid – 19. È stata trattata con un antipiretico per abbassare la febbre e la situazione è rientrata nel giro di due giorni. Anche mio marito ha avuto una forma lieve: perdita del gusto e dell’odorato”.

Cosa sente di dire ai negazionisti?

“Spero che non vengano mai colpiti da questo virus. Nonostante la mia assoluta attenzione e precauzione ho contratto il virus. È stato davvero un’esperienza molto brutta. Invito tutti ad essere estremamente cauti verso le procedure. Mai sentirsi al sicuro e nel caso si dovesse contrarre il male di non lasciarsi andare”.

La malattia lascia degli strascichi?

“Nel mio caso, si. Secondo quanto mi ha riferito il medico curante potrebbero protrarsi anche per i prossimi sei mesi. Ancora non respiro bene, ho fastidi alle giunture, forte astenia. Se cammino molto la mia muscolatura mi dice di fermarmi”.

Ha ancora paura?

“Inizialmente tanta. Adesso è andata a scemare. Ma non dimentico”.

Com’è stata la sua prima uscita?

“Mi sono sentita, finalmente libera. Ero spaesata, avvertivo delle vertigini. Non riuscivo a credere di essere in mezzo alla natura, di potermi muovere al di là delle mie quattro mura che per un po’ mi hanno fatta sentire protetta. Ho ripreso a vivere. Ho preso in mano la mia vita, nuovamente”.

Cosa vuol dire al suo medico e a coloro che le sono stati vicini?

“Grazie a lui sono riuscita a curarmi a casa. È stato tempestivo nella diagnosi e nella prescrizione adeguata della cura. Mi ha sempre confortata. Non mi ha mai lasciata da sola. È Stato presente anche nelle festività natalizie. Senza il suo supporto sarei dovuta ricorrere alle cure ospedaliere. Ringrazio tutti anche le mie amicizie, ognuno come ha potuto, non mi hanno mai lasciata da sola”.