Prata Principato Ultra – Antonietta Gnerre, ‘Quello che non so di me’

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In libreria la sesta antologia dell’autrice

Solo ieri è uscita la sesta antologia di Antonietta Gnerre. Il suo nuovo lavoro che titola: ‘Quello che non so di me’, edito da Interno Poesia #Quellochenonsodime #InternoPoesia.

Si tratta di una raccolta di poesia che mette in evidenza quelle che sono le molteplici peculiarità della poetessa. Lo stesso Alessandro Zaccuri, che ha curato la prefazione, dice di lei: <<La poesia di Gnerre è tendenzialmente, ma non esclusivamente, poesia in prima persona, così da poter dare voce a una più vasta comunità di affetti che solo sulla pagina riesce a trovare piena espressione. Ed è poesia femminile, di una femminilità vissuta con orgoglio e senza compiacimenti, «pane della vita» e «pane della rinascita», come felicemente sintetizza il primo verso di una delle non rare ballate nelle quali ci si imbatte nella lettura di questo libro coerente e compatto>>.

Il testo, composto da quattro sezioni, di cui, due poesie fuori sezione: all’inizio e alla fine del libro. Il libro di Gnerre accompagna, invita il lettore attraverso un percorso in cui lo lascia libero di fare le sue valutazioni senza contaminarlo. Infatti, l’autrice fa una scelta precisa: quella di non mettere i titoli alle sue poesie. “Per non forzare il lettore che rimane totalmente libero di fare le proprie valutazioni senza essere contaminato dal mio pensiero”.

Nelle poesie, presenta una partecipazione al dolore causato dal mondo dove tira fuori il suo giudizio. “Io sono il primo giudice di me stessa. Invito l’umanità a riconoscere le nostre colpe. Ciò è possibile ritornando all’innocenza iniziale”.

Quello che non so di me. “Si. Io so chi sono. Ho voluto lanciare una sfida a me stessa tesa a raggiungere l’obiettivo di prendere coscienza di ciò che si è e di ciò che si diventa nell’ambito delle trasformazioni che viviamo di volta in volta. Il mio è un invito a non perdersi nei momenti difficili”. In qualità di amante della natura Antonietta Gnerre narra sovente di alberi le cui foglie cadono e che le cagionano emozioni. Dinanzi alla bellezza della natura che cambia durante le sue stagioni, ella, si ricovera inebriata dalla conoscenza mutevole. 

Nel libro si sente forte il percorso duro che conduce al perdono. Cosa perdona e chi?

“Il perdono è un grande atto d’amore verso sé stessi e il mondo. Bisogna andare avanti. Si tratta di una conciliazione tra me e il mondo di cui faccio parte”.

Ha ritrovato la strada di casa dopo lo smarrimento?

“Bisogna avere la forza di reagire di fronte a ciò che accade. Non dobbiamo essere solo degli spettatori. Noi siamo la storia, tutt’insieme. E tutti insieme dobbiamo accudire il mondo e non restare solo a guardare in quanto siamo vivi”. 

Il suo prossimo lavoro di cosa parla?

“E’ un romanzo per ragazzi, ormai è in dirittura d’arrivo e parla di una adolescente irpina.  E’ incentrato su come vengono percepiti gli animali. Non bisogna dare le cose per scontate. Anche un lupo può presentarsi diverso da ciò che si immagina”.

Perché nel suo racconto ha scelto il lupo, come animale?

“Probabilmente ho scelto questo animale anche per un senso di appartenenza, oltre che per dimostrare che anche un animale come il lupo, non docile, può essere capace di ‘accudire’ se necessario”.