Il dovere dell’impegno e della testimonianza

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Il dovere dell’impegno e della testimonianza
Raniero La Valle, intellettuale cattolico, di grande spessore, animatore culturale di dibattiti sulla Chiesa e sulla testimonianza concreta della fede, assertore della Chiesa in cammino verso Dio, servendo i deboli, gli umili, i poveri, gli emarginati. Impegnato a spiegare le ragioni per una Chiesa che si fa piccola, povera, per andare incontro agli ultimi, l’essenzialità del rivoluzionario messaggio cristiano!

Una Chiesa, come ribadisce anche in una sua riflessione pubblicata qualche tempo fa, di apprezzamento a Papa Francesco, ” che non lucra per dare l’indulgenza !come si faceva purtroppo in passato e che con questo gesto allarga le braccia all’universalità ed all’ecumenismo, recuperando così anche Lutero”.

La Valle, per queste caratterizzazioni del suo modo d’interpretare la fede e la presenza della Chiesa, venne emarginato per lungo tempo.
Era la fine degli anni ’60, ma ancora di più negli anni ’70 ed io ne sentivo parlare da don Bruno Mariani, amato Parroco scomparso tra la gente e con la gente, con il terrenoto del 23/11/80.
Si l’indimenticato Don Bruno, che un amico di ricosciuta fama e stima nazionale, lo ricordava cosi ” un uomo, un Prete, che amava gli uomini e credeva in Dio!”.
Ne sentivo parlare, discutere da don Bruno e da un gruppo di Sacerdoti dinamici in questa nostra Diocesi, della provincia, in un contesto di grande vivacità di pensiero sul ruolo della Chiesa a livello nazionale e nel mondo.
Insieme a sacerdoti, esponenti di azione cattolica, sentivo discutere di queste idee e riflessioni, post conciliari, anche da un gruppo di giovani intellettuali ( professionisti, universitari e studenti, Mario Sena, Franco Mocella, Erio Matteo, Vincenzo Lucido, Michele Vespasiano, per un periodo Aldo Marandino, Alfredo e Cesare D’Andrea, Tobia, Armando e Generoso Raffone, Paolo Saia, Emilio Caggiano, Arcangelo e Rocco Chiusano, tanti altri ancora del luogo e di tanti paesi, ecc.ecc.), con la gente, senza distinzione di sorta, in privato ed in pubblico, con il coraggio delle idee e non della convenienza.
Con relatori in convegni di alto profilo, questo gruppo si riconosceva in paese , in provincia ed anche fuori, per l’onestà intellettuale, per il rigore culturale e morale, per la capacità di analisi, di proposte e di testimonianza, nonchè di forte solidarietà e coesione, mai settaria !
Questo gruppo, di dinamici giovani, fondato da don Bruno, era il gruppo dei giovani de
“il dialogo ” amici ed impegnati con il giornale.
Io da ragazzino, un poco per sensibilità familiare, poi per la partecipazione di mio fratello Vincenzo, per la curiosità e l’affascinante testimonianza di Don Bruno, mi sono avvicinato, condividendo a modo mio, per età e sensibilità, tempo, idee ed amicizie, con valori.
Così, ho scoperto di vedere in modo diverso il mondo e la fede, di poter testimoniare con umiltà l’impegno, condividendo tempo, passione, gratuità e gioia della donazione, amore per la propria terra.
Raniero La Valle, Padre Balducci, Padre Sorge, le testimonianze della Comunità de L’Isolotto, pubblicazioni come Testimonianze, Civiltà Cattolica, Com -Nuovi Tempi, poi anche le vivacità di Avellino, con padre Pio Falcolini, la Parrocchia di San Ciro, Don Michele Grella, ecc.ecc.insieme a tante testimonianze in zona don Antonio Tenore tra Biaccia e Calitri, Don Mario, Don Michele a Bisaccia, ecc.ecc. poi don Donato Cassese, don Michele Di Milia, don Ruggiero Mastrilli, Don Franco Di Netta, ecc.ecc. (ognuno a modo suo), erano opportunità di riflessioni che aiutavano a far crescere classi dirigenti, meno impegnate ad urlare le difficoltà e più impegnate a spiegare le ragioni degli altri, la cultura della comprensione dei fenomeni, l’interpretazione dei processi, l’impegno per indicare le soluzioni possibili.
Un ruolo, quello del gruppo de “il dialogo “, forte dinamico, di stimolo a tanti giovani, alla classe diriginte, poi il vuoto, mai più colmato.
La crisi della politica nasce anche da questo; manca la tensione culturale e morale, manca lo sforzo della comprensione, forse manca, oltre allo sforzo di raccordare le diverse posizioni, manca l’onestà !
Manca, come si diceva, la tensione culturale, lo sforzo per comprendere e rappresentare le ragioni degli altri, manca la capacita di avere una visione complessiva e territoriale delle cose, delle difficoltà e lo sforzo di sintesi tra le posizioni, le idee. C’è l’impressione di improvvisazione in giro; a volte, sembra emergere anche affarismo.
Lo sforzo massimo che si riesce a produrre è la frammentazione delle persone, delle comunità, mistificando questi comportamenti come un processo di crescita della democrazia.
Questa crisi globale, ma soprattutto anche nostra, impone ad ognuno l’assunzione di responsabilità, la necessità dell’impegno, il dovere verso la nostra terra, la nostra storia.
La prospettiva che il dopo sarà diverso, non potrà vederci spettatori inermi e poi lamentosi.
Ognuno ha il dovere dell’impegno.
Nasca o emerga anche nel mondo della Chiesa, anche in quella locale, una nuova linfa, che aiuti a far crescere ed a stimolare l’impegno, l’altruismo, la coesione su tematiche fondamentali, la solidarietà.
I partiti, avviano la loro rilegittimazione aiutando a crescere nuova classe dirigente, non aggregata a logiche di potere o clientelari, ma intorno a capacità di analisi e di proposte, che pratichi l’onestà, meno egoista ed autoreferenziale.
Le organizzazioni sindacali, pure queste in crisi di legittimazione, smettendo di essere apparati, burocrazie ed organizzazioni autoreferenziali, si sforzino di rappresentare i bisogni, i diritti, le tutele e concorrano a costruire nuove ipotesi di lavoro e di dignità e garanzie per i lavoratori.
Le organizzazioni ed associazioni, culturali, sociali, ecc.ecc. siano di stimolo, la coscienza critica, non ” braccio armato” per eperazioni trasversali, o di finanziamento occulto, oppure di pressione di poteri.
Cosi diceva un grande statista, un politico “il futuro non appartine agli stanchi tiranni, è degli innovatori..,Noi non vogliamo essere gli uomini del passato, ma quelli dell’avvenire. E quel domani nella civile società appartiene, anche per questo, largamente, alla forza rivoluzionaria e salvatrice del cristianesimo. Lasciamo dunque che i morti seppelliscano i morti. Noi siamo diversi ! (da Aldo Moro)
Il dopo, se veramente non vogliamo dimenticare la lezione di questa stagione, sarà come vogliamo costruirlo noi.
Non facciamolo costruire a espressioni, che se pur camuffate, sono di rappresentanza di interessi forti, oppure di posizioni di potere egoistico ed autoreferenziale, o ancora da chi volando basso, ruba il sogno e la speranza di un domani migliore, per cui invece noi vogliamo impegnarci per costruire una società a misura d’uomo !
Tony Lucido