Un milione di persone all’anno vanno a curarsi al Nord di Giovanni Savignano

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Una veduta esterna del pronto soccorso dell'ospedale "Cardarelli" di Napoli, 04 settembre 2020. ANSA/CIRO FUSCO

Un milione di persone all’anno che vanno a curarsi al Nord sono troppe di Giovanni Savignano tratto da “The Italian Times Plus”

Ogni anno più di 1 milione di italiani emigra per accedere a prestazioni sanitarie extra-regionali. Lombardia ed Emilia Romagna le più gettonate. Segue il Veneto. Bene anche Liguria e Toscana. Gli utenti si spostano alla ricerca di cure migliori. E si accollano le spese per soggiornare in altre città. Spesso trovano sostegno dalle Associazioni di volontariato. I motivi di questi spostamenti sono diversi, tra i primi: il bisogno di raggiungere centri ospedalieri altamente specializzati; la difficoltà a ricevere certe tipologie di cure nella regione di appartenenza; liste d’attesa lunghe; informazioni su dati statistici di efficienza nei poli sanitari nazionali.

Di solito, quando le malattie sono piuttosto gravi, andare al Nord diventa un’abitudine. Si va alla ricerca di cure migliori rispetto alla zona nella quale si abita. Una sorta di sfiducia degli abitanti del Sud verso le istituzioni delle loro aree regionali, queste ultime dovranno riguadagnarsela; mentre i cittadini e le varie associazioni dovrebbero pretendere più responsabilità dai loro Enti locali , affinché questi squilibri comincino a ridursi. E con essi il costo umano dei cosiddetti “viaggi della speranza”.

Sul numero di persone che decidono di rinunciare alle cure per problemi economici, o che sono costrette a spostarsi per ricevere assistenza medica, sarebbe opportuno una riflessione più ampia e, magari, un’indagine governativa più approfondita sul fenomeno – specie quelli migratorio. Ben 13 tra Regioni e Pa ( Province Autonome) quasi tutte del Centro Sud hanno presentato un saldo negativo per quanto riguarda la mobilità sanitaria tra il 2012 e il 2021. Uno studio impietoso della Corte dei conti: “Dall’analisi della mobilità attiva e passiva emerge la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, cui corrisponde quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud”. Solo Lombardia ed Emilia Romagna insieme hanno saldi positivi per quasi 10 mld. In negativo ai primi posti si trovano : Campania, Calabria, Lazio, Sicilia e Puglia. Il residuo in “ rosso” riguarda 13 posizioni tra il 2012 e il 2021. Le Regioni del Centro Sud hanno pagato quasi 14,5 miliardi di euro alle Colleghe del Centro Nord per l’ assistenza prestata ai propri cittadini migranti sanitari .

Ecco le Regioni con saldo positivo: la Lombardia che negli ultimi 10 anni ha registrato un residuo attivo per 6,176 mld di euro. l’Emilia Romagna con 3,347 mld e la Toscana (1,336 mld). In quarta posizione il Veneto (1,138 mld) cui seguono Molise (271 mln), Friuli Venezia Giulia (148 mln), Umbria (58 mln) e Pa Bolzano (45 mln). Nel conteggio vanno anche calcolati centri di riferimento nazionale (IRCCS) come il Rizzoli di Bologna, Il Gaslini di Genova, gli Istituti tumori di Milano e Aviano, il Bambino Gesù e il Regina Elena di Roma, Neuromed in Molise, ospedale di San Giovanni Rotondo etc. .

In pratica risultano “produttive” alcune Regioni del centro-nord, fatta eccezione per Valle D’Aosta, Piemonte, Liguria, e Trento. Le Regioni in perdita: In primis la Campania (-2,939 mld) seguita dalla Calabria (-2,707 mld) e dal Lazio (-2,195 mld). In quarta posizione la Sicilia (-1,996 mld) e al quinto la Puglia (-1,842 mld). Seguono poi l’Abruzzo (-823 mln), la Sardegna (-742 mln), la Liguria (-488 mln), le Marche (-392 mln), la Basilicata (-351 mln), il Piemonte (-329 mln), la Pa di Trento (-97 mln), la Valle d’Aosta (-75 mln). A parte i casi di Piemonte, Liguria, Pa Trento e Valle D’Aosta, il grosso delle cifre riguarda quindi le Regioni del Centro Sud.

Il Sud esce ancora sgangherato nonostante che negli ultimi anni le proprie regioni (diverse erano in rosso) avessero migliorato i conti, provando anche ad ottimizzare l’assistenza. In tal modo si è creato un meccanismo autorigenerante che ha diviso il sistema in due parti , senza tutelare e garantire (al 40% della popolazione italiana) i medesimi livelli di prestazioni socio sanitarie. A delineare la situazione è sempre la Corte dei conti che relaziona: “Dall’analisi della mobilità attiva e passiva emerge la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord, cui corrisponde quella estremamente limitata delle Regioni del Centro-Sud”.

La causa: per la magistratura contabile la “maggiore o minore attrattività dipende principalmente dalla maggiore qualità e quantità dei servizi sanitari erogati, oltre che da altri fattori che incidono in misura minore quali l’andamento dell’economia – che porta ad un trasferimento della popolazione verso le Regioni più ricche – e la presenza di Centro universitari di eccellenza. Non è un caso che le Regioni con maggiore capacità attrattive siano posizionate nei primi posti nel punteggio complessivo assegnati per la valutazione dei LEA (livelli essenziali di assistenza) relativi all’anno 2019. Le politiche di finanziamento dei sistemi sanitari, evidenzia la Corte dei Conti, condizionano l ‘accessibilità’ alle cure , la qualità dei servizi, e la stessa efficienza dell’ organizzazione del sistema