Carife. Siconolfi: “L’Irpinia terra di ispirazione per le mie opere in 3D”

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Siconolfi

Come tutti i settori, anche l’architettura offre stili di produzione dove emergono elevate componenti di modernità. Ne parla in questa intervista Annibale Siconolfi, giovane architetto di Carife, le cui opere sono state esposte anche in diversi contesti internazionali.

 

D.: Annibale, introduci te e la tua attività.

R.: La mia passione per l’arte nasce quando ero bambino. Ero già appassionato di disegno e musica. Durante l’adolescenza ho sperimentato in diversi ambiti tra cui il sound design. I miei studi in Architettura all’Università “Roma Tre” mi hanno fornito gli strumenti scientifici per la rappresentazione delle mie visioni. Nello stesso tempo, producevo anche musica elettronica. Sono così arrivato in modo naturale all’arte digitale, che mi permette di esprimere le mie idee in maniera completa. In quello che faccio oggi, la musica e lo studio dell’architettura hanno influito molto. I social media mi hanno dato la possibilità di condividere i miei lavori con il pubblico mondiale, che era sempre più attento e curioso nei riguardi delle mie creazioni. Con il passare del tempo, ho avuto la possibilità di esporre a New York, Milano, Roma, Parigi, Abu Dhabi, Tokyo e Boston. Parallelamente a queste esposizioni, lavoro anche per committenti come ASUS, AMD, NVIDIA ed altre realtà molto consolidate in ambito tecnologico.

 

D.: Come mai hai deciso di avviare la tua attività a Carife e non in un contesto geografico più ampio?

R.: In realtà, dopo aver completato gli studi in Architettura, sono ritornato solo temporaneamente a Carife. Non pensavo di potermi ristabilire qui, professionalmente e personalmente, ma grazie ad Internet ho avuto la possibilità di sviluppare la mia attività in un piccolo centro come il mio paese. Lavorare in Irpinia mi ha dato l’opportunità di avere una maggiore attenzione al verde e trovo anche l’ispirazione per i miei lavori anche nell’ambito della “3D Art”.

 

D.: In cosa consiste la “3D Art”?

R.: Gli artisti hanno a disposizione il computer, per disegnare le loro opere in maniera tridimensionale. Questo strumento è un po’ come la tavolozza e la carta da disegno che sono state utilizzate in passato dai pittori. Creare arte in maniera innovativa è per me una grande soddisfazione ed una passione. Lavoro con strumenti tecnologici con cui è possibile effettuare riproduzioni in 3D. Mi vengono commissionati alcuni progetti anche in ambito musicale. Di recente, ho collaborato con Grimes, artista canadese ed ex compagna di Elon Musk. Ho collaborato anche con vari registi, scultori, brand vari, tra cui Warner Bros per la realizzazione di un artwork per la presentazione del film “Frammenti del passato – Reminiscence”. Lavorare nella “3D Art” dà molte possibilità. Ho anche lavorato alla Concept Art per lo sviluppo di un videogame.

 

D.: In quali contesti sono esposte le tue opere di “3D Art”?

R.: Le mie opere sono esposte, principalmente, nei musei. Ad esempio, di recente era possibile visitarle al CAFA Art Museum di Pechino, poi al Museo della Permanente a Milano, alla “Pellas Gallery” di Boston ed anche nei contesti già citati in precedenza.

 

D.: Delle opere che hai disegnato, quali sono per te quelle più importanti?

R.: “The Hidden City” è particolarmente rilevante. È stata molto apprezzata sui social e condivisa da tantissimi utenti. Essa racchiude due aspetti: uno negativo, dove il progresso tecnologico crea sì benefici, ma, al tempo stesso, anche incertezza, come si nota nella parte oscurata della città, ed uno positivo, perché sullo sfondo si nota l’aspetto naturalistico, che spesso convive con l’area urbana. Un’altra opera simile a “The Hidden City” è “Irreversible”, dove c’è questo contrasto tra i grattacieli di una città e i parchi sopraelevati che la dominano. Per cui, i contrasti tra le grosse costruzioni e la natura, spesso creano incertezza negli abitanti di un contesto urbano. Inoltre merita un riferimento particolare “The Village”, opera ispirata all’Irpinia, perché l’uomo è al centro dell’attenzione, contrariamente a quanto avviene nei contesti geograficamente più strutturati, in cui gli individui sono quasi considerati come numeri e in loro è sempre meno emergente il lato umano.

 

D.: “The Village”, quindi, racchiude in sé anche le relazioni interpersonali e il rapporto tra l’uomo e la natura?

R.: Sì, perché è rappresentata una comunità che funziona, dove c’è amore, tutto va per il verso giusto. Il monolite si dota di verde e intende promuovere il messaggio tale per cui l’ambiente è importante. Gli elementi volanti, però, danno l’idea di un sogno, che si spera essere realtà.

 

D.: Quali sono gli sviluppi futuri della tua attività?

R.: Sicuramente continuerò a sperimentare nuove tecniche per proporre idee originali. Mi piacerebbe realizzare delle installazioni fisiche, ultimamente sto seguendo anche la tecnologia dell’intelligenza artificiale, sto cercando la giusta ispirazione in questo ambito, anche se ancora non ho trovato un’integrazione di questa tecnologia nel mio processo creativo. Per cui, vedo semplicemente l’evoluzione del mio lavoro abbinata all’uso di nuove tecnologie a supporto dell’arte.

 

 

 

 

 

 

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