Il cuore spezzato: l’insignificanza della vita

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di Nicola Prebenna

Le opportunità offerte dai moderni mezzi di comunicazione consentono di potersi in un batter d’occhio collegarsi con il mondo intero, o con quella parte di mondo che ci fa più piacere vedere o sentire: mentre ciò ci dà l’impressione di avere una visione globale di ciò che avviene sulla terra, in realtà ci propone una serie di immagini che a noi fa piacere vedere.

La realtà spesso non la vediamo o ci rifiutiamo di prenderla in conto: quotidianamente il mondo è funestato da fatti terribili che prendiamo in conto solo quando si intrecciano con alcuni nostri interessi, nel senso più nobile della parola. Molti paesi africani soffrono la fame e la miseria, la desertificazione, e dall’Africa subsahariana la gente fugge; in altri paesi regimi autoritari, dispotici o intolleranti, governano con il pugno di ferro; in diversi paesi dell’America Latina la criminalità organizzata fa spesso da contrappeso all’autorità legittimamente costituita e non pochi sono i problemi di ordine economico; il Medio Oriente è percorso dalla furia del sedicente stato islamico che, pur ridotto all’angolo, dà segni di non voler demordere dal suo proposito di morte e distruzione; la Siria è in guerra; in Turchia gli ultimi avvenimenti, non ancora ben chiari nella dinamica e negli obiettivi, sono un segnale evidente di instabilità; i rigurgiti razzisti negli Stati Uniti con il conseguente clima di incertezza; gli attentati nel cuore dell’Europa ad opera di schegge impazzite della follia di islamici disperati sono solo alcuni esempi di un mondo rovesciato. Se a tutto questo aggiungiamo l’elenco sempre più fitto di femminicidi, di suicidi, di omicidi, spesso tra loro intrecciati in una catena di morte programmata, abbiamo davanti il quadro di una tragedia dell’orrore che non accenna a diminuire. Per carità, non pretendiamo giocare la carta dell’ingenuità e immaginare un mondo che nella realtà non è mai esistito: la guerra, i contrasti, i gesti disperati, i momenti di follia, singoli e collettivi, hanno da sempre fatto da corona alla storia dei popoli, delle comunità, piccole o grandi che siano, e verrebbe quindi da osservare che niente di nuovo sotto il sole: come a voler ribadire che, nonostante i progressi della civiltà, gli sforzi di contrastare gli istinti belluini, l’uomo rimane quello di sempre: aggressivo, violento, egoista. Talvolta l’eccessiva fiducia nella capacità dell’uomo di dominare gli istinti, la constatazione di facili entusiasmi o di improvvise impennate di generosità ci danno l’illusione che il peggio è passato, che un’alba nuova si profila per l’umanità, che l’amore e la solidarietà conquisteranno spazi sempre più ampi della società. Purtroppo, a queste impennate di buone intenzioni si contrappongono i tanti fatti di cronaca nera, di contrapposizioni falsamente dette religiose, di attentati terroristici che hanno come denominatore comune lo sprezzo della vita, altrui e della propria. Non ci sfugge che talvolta l’atto che possiamo considerare scriteriato nasce da profonde motivazioni legate al raggiungimento di un fine nobile e generoso, ma in questi casi lo sprezzo della vita degli altri e il sacrificio della propria sono presi in conto come estrema ratio per affermare dei diritti negati, come prova estrema di attaccamento a ciò che si ritiene bene supremo. Per quanti sforzi faccia, non riesco a trovare una ragione plausibile che, in nome di un amore finito, una persona debba ricorrere all’eliminazione della donna di cui si era innamorato ma che non intende più continuare nella relazione, che a farne le spese debbano essere incolpevoli figli o altri parenti; che, in nome di una presunta fedeltà alla divinità, esseri umani si debbano ubriacare di vendetta e di sete di assassinio insensato e senza fondo. Se questo è il quadro che ci si para davanti, dobbiamo rassegnarci all’impotenza e deporre le armi della pazienza e dell’attesa? Per quanto sia difficile e faticoso, occorre perseverare ed essere fiduciosi oltre ogni ragionevole dubbio che l’uomo può migliorare, a condizione che il miglioramento non ce lo aspettiamo dagli altri ma che cominci da noi, all’insegna dell’insegnamento paolino: Noli vinci a malo, sed vince bono malum, che tradotto vuol dire Non lasciarti sopraffare dal male, ma vinci con opere di bene il male! La vita, così, recupererà in parte il suo valore!