Giornata contro la violenza sulle donne, la storia di Matilde:” ogni lembo della mia pelle parla di quel rapporto”

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Giornata contro la violenza sulle donne, la storia di Matilde:” ogni lembo della mia pelle parla di quel rapporto”

 

La Storia di Matilde: A proposito di Revenge porn, di violenza sulle Donne. Di Tiziana, di me e le altre L’amore malato, che non conosce rispetto o cura, io l’ho sperimentato, vissuto, subito. Ogni lembo della mia pelle parla di quel rapporto. Ma le cicatrici che solcano l’anima e stropicciano il cuore, sono quelle che mi fanno davvero male. Sono diventati cheloidi mostruosi che so non andranno mai via. Quando ci si imbatte in una relazione del genere si scivola nell’inferno poco alla volta. E nessuno pensi di esserne immune. Non c’entrano livello di istruzione, autostima, carattere o personalità. Anche io, come tante, mai avrei pensato di vivere una storia così… malata. Eppure è successo. È successo che io a quell’uomo ho dato tutta me stessa e anche di più. È successo che gli ho consentito ogni forma di sopraffazione fisica e psicologica. Sono arrivata persino ad essere felice, sì “felice” perché un giorno arrivò a buttarmi a terra, prendendomi a calci e schiaffi. Eravamo al centro direzionale. Il pretesto fu un messaggio sul mio cellulare che lui giudicò troppo affettuoso. Si fermò una volante della polizia e un agente mi chiese: “problemi?”, Risposi di no. Mentii. Mi aveva picchiato per gelosia, mi disse. E io fui contenta della sua risposta. Credevo che la sua mania di possesso fosse la manifestazione dell’amore: “se arriva a picchiarmi, significa che ci tiene”. Quali mostruose congetture arriva a concepire la mente umana in certi frangenti. Niente di più sbagliato. Quello è stato l’inizio della fine. Ed è durato anni e anni. La cosa più atroce è stata la sopraggiunta consapevolezza di essere stata io la responsabile. Sono stata io a consentire a quest’uomo di farmi tanto male. Quest’uomo che per la società civile è un uomo perbene e rispettabile. Io, io non smetterò mai di battermi per le donne. Per quelle che continuano a subire, per quelle che trovano la forza di chiudere e di denunciare. Per quelle come Tiziana Cantone, che purtroppo non ce l’hanno fatta. Non è un caso che la storia di Tiziana l’ho da subito sentita mia. In una sorta di transfert ho ritrovato le mie fragilità, le mie paure. Io relegata in un angolo, io invisibile per tutti perché dovevo stare nascosta. La trappola è durata decenni e a fatica ne sono uscita. Non permettete a nessuno di manipolarvi, soggiogarvi, possedervi. Voi appartenete a voi stesse, non sarete mai sole se ad ascoltarvi ci sarà il vostro cuore. E poi, poi c’è la speranza, ultima dea. Quella vi terrà in vita fino a quando capirete che nel mondo esistono anche uomini che sanno rispettarvi. Amate voi stesse, sempre