Versi di Maria Caputo per Villamaina

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Sono tre anni che partecipo come componente della commissione per la valutazione di racconti e poesie di poeti, scrittori ed aspiranti che concorrono al “Concorso di Poesia e Racconti Carlo Gesualdo il Principe dei Musici”. Il concorso è promosso da Francesco Aufiero, gesualdino, scrupoloso organizzatore del premio intitolato al principe madrigalista. Ciò mi ha dato l’opportunità in questi anni di leggere centinaia di poesie e racconti e godere di particolari emozioni. Come uomo di scuola mi sono dovuto occupare anche di poesia, di quelle studiate a scuola (che spesso ci sono risultate indigeste) versi in rima da parafrasare,  metrica  e prosimetri,  apparati logici e strutture semantiche che hanno arricchito ma anche annoiato tanti studenti che di poesia non ne hanno più voluto sentirne parlare. Devo dire che l’approccio alla valutazione delle poesie e racconti inviate dai concorrenti è stato molto più piacevole, spesso ci siamo ritrovati con la commissione in una casa di campagna a Gesualdo, all’ombra del castello principesco, a leggere insieme le opere e vi assicuro che è stato un vero godimento estetico (la prof.ssa Marika Luparelli e l’ing. Michele Zarrella altri due componenti della commissione presieduta dal preside e scrittore prof. Alfonso Cuoppolo hanno mostrato apprezzabili doti declamatorie riuscendo a fondere nelle loro letture suono, forma, musicalità, significato, senso e sentimento). Naturalmente molti hanno versi nel cassetto, ed il livello formativo dei concorrenti è eterogeneo, il vocabolario è a volte ricco, a volte semplice, spesso fatto di “parole in libertà” con un linguaggio poetico tipicamente contemporaneo, non “canonizzato”. Spesso la griglia è data non da una metrica precisa ma da altri elementi come allitterazioni, suoni simili, e tant’altro. Ma i più semplici a volte riescono a toccare con naturalezza e sana ingenuità le corde del sentimento, il loro esprimersi in versi mi ha avvicinato, in modo efficace, alla soluzione di dissonanze cognitive ed esistenziali. Sono componimenti che parlano di vita, di gioie e dolori quotidiani, di amore e morte, parole che turbano o curano l’animo, tutte parlano del “viaggio dell’uomo alla ricerca di se stesso”. Il concorso mi ha dato la possibilità di rivedere vecchi amici scrittori, o di conoscere nuove persone. Tra i tanti, ho conosciuto la poetessa di origine villamainese ma residente a Guardia Lombardi, Maria Caputo, che quest’anno ha avuto la “Menzione d’Onore” al Concorso “Carlo Gesualdo” per la poesia: “E rumore di mille carezze”. Lo scrittore Eugenio Montone afferma che lo stile della poetessa Maria Caputo è aggraziato, dolce, semplice quando tocca l’interiorità e sottende la consapevolezza di fare una poesia garbata, non banale, ma tesa ad una vera elevazione intellettuale. Nel leggere le sue poesie ed i testi per le canzoni, si ha la gradevole sensazione di essere dolcemente calati nel cuore di una donna dall’animo sensibile e delicato, mediante un percorso dei sensi, da lei stesso voluto e creato. Maria dedica “alle menti libere”, una raccolta di poesie e pensieri che intitola: Sprazzi, un omaggio a coloro che credono intensamente nella speranza alimentata dalla perseveranza e dal coraggio; a coloro che non si lasciano andare, che cercano quello che vogliono, e alla fine lo trovano, perché nella loro dimensione spirituale scalpita da sempre, una ragione di vita. Lo scrittore Antonio Ferrante afferma invece che le poesie di Maria nascono dal cuore, sono vere, non alterate, sciolte dai legami, da ogni conformità, libere nell’espressione;  nelle sue opere è ancora possibile trovare un gesto d’innocenza. Maria pur vivendo a Guardia Lombardi è rimasta fortemente legata al suo paese di origine,  Villamaina, suo luogo dell’anima e del cuore dove ha trascorso gli anni fatati dell’infanzia e dell’adolescenza, ed a Villamaina ha voluto donare una poesia  “PAESE MIO” che l’associazione APS Caracciolo ha fatto trascrivere su ceramica ed il sindaco Nicola Trunfio, anch’esso scrittore, ha voluto far apporre all’ingresso del paese “sul  muraglione” del piccolo borgo irpino in modo che arrivando a Villamaina ognuno la possa leggere e godere dei versi di Maria.

Dalla sua poesia, Villamaina traspare un luogo ideale per ritrovare se stessi, dove guardandosi attorno si può rimanere incantati dai colori che ancora cambiano durante le stagioni, dal verde cangiante dell’erba primaverile, dal giallo dorato del grano d’estate, dall’ocra e dai rossi autunnali, dal bianco della neve invernale, dallo spettacolo della natura e dal mistero della vita impregnata della nostalgia dell’assoluto, del soprannaturale. Credo che come Maria Caputo ogni cittadino debba salvaguardare le radici su cui poggia la propria identità culturale  spesso sottovalutata, a volte addirittura sconosciuta. Per evitare che la memoria del passato nella nostra società si accorci sempre di più, tutti abbiamo il dovere di attualizzare il passato, valorizzare la nostra storia e la nostra terra, il presente, per costruire il futuro attraverso la crescita della comunità in tutte le sue dimensioni.  Io sono convinto che l’aspirazione comune a molti uomini e donne sia quella di trasformare i “luoghi dell’anima” in posti ideali. Io credo fermamente nell’universalità del linguaggio artistico, nella contemporaneità dei linguaggi visivi e musicali, nella loro funzione sociale e pedagogica, e non voglio rinunciare a sperare che la curiosità, il dubbio, l’interrogare, il ricercare siano ancora i fondamenti di un percorso umanistico indescrivibile. Per me l’arte resta l’espressione più colta, la necessità più grande che riesce a trasmettere il valore più importante e nobile: l’indipendenza da chiunque. L’arte è vita e modella la vita stessa facendola più bella, più ricca e più vera; è il ponte che permette ai sentimenti, alle sensazioni e ai sogni di manifestarsi, per comunicare con se stessi e con gli altri, per avere momenti di piacere, per entrare in contatto con il proprio mondo interiore e con il mondo esterno. La poesia riporta l’uomo alla sua umanità. Non è facile comporre: occorre essere addestrati a governare gli istinti affinché trovino la loro auto rappresentazione, una cosa indispensabile ad ogni poeta è sicuramente la lettura per cui signori miei scrivete, ma soprattutto …leggete perché tra l’altro è risaputo che al giorno d’oggi si legge molto poco.

Francesco Caloia

Former Dirigente Scolastico Assessore alla Cultura del Comune di Villamaina

 

E RUMORE DI MILLE CAREZZE   (Menzione D’Onore al Concorso Carlo Gesualdo 2022)

Vorrei essere vento,

per sbattere la pace ovunque, farla arrivare più in là della linea del confine.

Vorrei essere

una nuvola

di pioggia

che cancella

questa stupida

guerra.

Vorrei essere

quel colore

sbiadito

dal tempo,

che cancella

il dolore e le bombe.  Vorrei colorare i sogni di un bimbo, daccapo con il rumore

di mille carezze.

Intanto

il cielo si fa grigio,

piove, sui vivi e sui morti,

altro sangue scorre,

nel fiume

della discordia, quanto freddo al cuore e

quanto freddo ancora!

 

PAESE MIO  (Poesia donata al Comune di Villamaina)

 

Paese mio che ergi maestoso sulla

collina,

il sole ti bacia tutte le mattine, mentre

tutta la piana

a te

s’inchina.

Sei l’estate che non passa mai, tra le

feste in piazza,

tra lucciole e

zanzare,

tra una

farfalla che svolazza,

tra i vecchi mulini alle

conche, sul Fredane,

tra le fatiche dei

contadini,

e i cibi

genuini.

 

Ti spettina i capelli il vento, tra tralci

dorati tra

sapori

muschiati,

tra bontà prelibate.

Non hai paura

delle sfide,

con tutte

le tue

ricchezze ti fai uno

scudo e poi

accogli i

forestieri

con un

saluto.

Con i tuoi tesori

custoditi in

grembo,

ogni abitante rendi

particolare, col

sorriso, unico,

gioviale.

 

Paese mio, sei un fiore

in un cielo, ovattato,

dove si adagia,

piano, il

cuore,

lì,

nel suo posto

privilegiato,

al caldo,

in una immane

valle d’Ansanto!

Come un faro,

da lontano,

illumini la

via ai

tuoi

figli

e poi li accogli

sotto Il tuo

bel manto.

Ed io,

forte, ti sento,

risuona come

un canto,

la

tua voce,

nella culla del tempo,

mentre i ricordi

piano, piano,

stai

dondolando.