Ricordo di Glenn Watkins di Michele Zarrella

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Amo il mio paese e la sua storia ed ho scritto Il Principe dei musici Carlo Gesualdo l’albero genealogico e la sua città edito nel 1996, 1997 e 2002 dalla Proloco Civitatis Jesualdinæ di cui sono stato segretario dal 1995 al 2002. In quel periodo ho avuto l’onere e soprattutto l’onore e il piacere di ricevere le tante personalità che venivano a visitare Gesualdo. Tra queste il massimo studioso della musica di Carlo Gesualdo: Glenn Watkins.

Era l’ottobre del 1997 quando Rocco Brancati lo accompagnò a Gesualdo e mi chiese di accompagnarli in una visita al castello e alla Pala del Perdono. Dopo le suddette visite e una passeggiata nel centro storico andammo a pranzo nel ristorante Da Peppino e Glenn apprezzò la cucina locale: spaghetti all’antica e coniglio alla cacciatora, ma mangiò poco. Restò invece incantato soprattutto dal meraviglioso panorama. Mi apparve subito semplice nei modi, delicato nelle relazioni, intelligente e acuto nelle osservazioni, ma soprattutto di ammirevole umiltà. Quando ci lasciammo ci scambiammo gli indirizzi. Da allora abbiamo avuto contatti costanti. Non sono in grado e non intendo entrare nel merito della professionalità di Watkins che posso solo definire magnifico, profondo, a volte eccezionalmente preciso. Pertanto cercherò brevemente, con tre ricordi, di delineare un po’ della sua umanità.

Ogni volta che è tornato a Gesualdo, invitato dalla Fondazione Carlo Gesualdo, sono andato a prenderlo all’aeroporto e sono stato il suo “cicerone”. Il 19 agosto 2005 venne a Gesualdo per un decina di giorni ed io gli chiesi cosa avrebbe voluto visitare nei momenti liberi dopo i suoi impegni ufficiali e la sua lezione magistrale. Lui mi chiese due cose: “Vorrei visitare i Feudi di San Gregorio e Paestum”. Cosa fossero i Feudi di San Gregorio lo scoprii solo allora: un’azienda vinicola che produceva – e produce – ottimi vini che venivano esportati anche in America. Azienda che ha la caratteristica di far invecchiare i suoi vini nelle cantine con la musica di Carlo Gesualdo. Questo era a conoscenza di Glenn, ma non mia e chissà di quanti altri irpini. Quando prenotai la visita ai Feudi di San Gregorio furono gentilissimi. Giunti a Sorbo Serpico (AV) nel sito dell’azienda bussammo al citofono. Si aprì una porta di acciaio COR-TEN e appena entrati si richiuse, ma nulla si apriva dall’altra parte. Restammo chiusi e al buio in un enorme cubo “arrugginito” di quella ruggine tipica del COR-TEN che lo rende molto resistente alle intemperie. Dopo alcuni secondi il silenzio fu rotto da una musica, ma nessuna porta si apriva tanto che mia figlia Chiara, che faceva da interprete, si spaventò un po’. I nostri occhi cominciarono ad abituarsi alla pochissima luce e ci guardavamo in faccia tutti sorpresi. Dopo circa 30 secondi, che sembrarono un’eternità, si aprì la porta che si trova di fronte a quella da cui eravamo entrati e uscimmo nel piazzale dell’azienda, tutto pavimentato di pietra bianca. Un accecante sole, per i nostri occhi rimasti per poco tempo nel buio dell’ingresso, illuminava la scena di un orto con tantissime erbe aromatiche ed essenze locali, irrigato abbondantemente da un ruscello artificiale costeggiato da rose e fiori di svariati tipi. Una gentile signora ci venne incontro, salutandoci e dicendo che l’architetto giapponese aveva progettato questo tipo di ingresso per creare una separazione tra il mondo esterno all’azienda e l’azienda stessa. E devo dire che l’effetto era pienamente riuscito! Infatti il piccolo shock che subimmo nella camera buia ci aveva fatto dimenticare il mondo esterno e la cosa principale per noi era solo quella di uscire fuori a rivedere la luce. Glenn sorrise ed apprezzò la spiegazione, ma anche lui aveva vissuto quell’esperienza con un po’ di trepidazione. In effetti il principio era il seguente: quando la luce abbonda, ci dimentichiamo di quanto sia importante; quando invece ci manca non riusciamo a pensare ad altro.

La signora ci fece da guida e proseguimmo la visita che fu molto apprezzata da Glenn. Per prima, la signora ci fece accomodare in biblioteca e si allontanò per portarci un caffè; poi iniziammo la visita. Quando scendemmo delle scale e in fondo al corridoio si aprirono automaticamente le porte delle cantine si sparsero nell’aria in maniera sommessa e soave le onde sonore delle musiche di Carlo Gesualdo. La scena piacque molto a Glenn, che mi sorrise di gusto. Le cantine erano immense, alte e piene di botti di varie dimensioni, tutte ordinate e ben accatastate. La guida spiegava, tra l’altro, che queste onde sonore migliorano l’invecchiamento e la qualità del vino. In effetti, poi, a pranzo, gustammo delle ottime qualità di vino sia rosso che bianco.

Altro ricordo di Glenn è quando lo accompagnai a Paestum. Disse che voleva ripercorrere lo stesso tragitto di Igor Stravinskij, quando venne a Gesualdo insieme a Robert Kraft nel 1958. Quindi si fece fotografare insieme a me sull’anello della vera di pozzo del cortile del castello di Gesualdo con alle spalle la scritta a caratteri cubitali CAROLVS GESUALDVS EX GLORIMI ROGGERII NRTHMNI APULIÆ ET CALABRIÆ DVCIS GENERE CONSÆ COMES VENVSII PRIN &C. ERE (CARLO GESUALDO DISCENDENTE DAL GLORIOSISSIMO RUGGERO IL NORMANNO DUCA DI PUGLIA E CALABRIA CONTE DI CONZA PRINCIPE DI VENOSA ETC. ERESSE). Poi, partimmo per Paestum e anche lì volle farsi fotografare negli stessi luoghi in cui si era fatto fotografare Igor Stravinskij. Durante il viaggio, mentre si stupiva per i paesaggi, mi spiegava l’importanza della musica di Carlo Gesualdo e cosa rappresentasse per lui, per Stravinskij e per tanti compositori quella musica. Di tutto quello che disse, grazie a mia figlia Chiara che fungeva da interprete, mi è rimasta impressa questa frase: “Carlo Gesualdo è un enigma altalenante tra un conservatore rivoluzionario e un rivoluzionario conservatore. Fu sicuramente un visionario senza uguali”. Durante il viaggio, tra le altre cose, disse pure che stava lavorando ad un ultimo libro su Carlo Gesualdo.

Fra i tanti ricordi vi racconto quest’ultimo. Una sera eravamo a cena a casa. Quando mia moglie Franca gli metteva nel piatto il cibo lui diceva “Basta. È sufficiente”. Poi chiese le differenze in italiano fra “abbastanza”, “sufficiente” e “poco”. Noi gliele spiegammo e lui ogni tanto ripeteva in ordine crescente e con cadenza “poco, abbastanza, sufficiente quasi a formare e a ritmare una qualche cadenza musicale. Noi non capivamo il vero significato che dava Watkins a questo ritmo, ma ogni tanto tutti insieme ripetevamo con cadenza: “poco, abbastanza, sufficiente” e ridevamo di gran gusto e molto divertiti. Dopo cena ci abbracciammo calorosamente e ci salutammo. Sapevamo che non l’avremmo più rivisto. Il notaio Edgardo Pesiri lo portò in albergo ad Avellino. Il giorno dopo Glenn doveva partire per l’America.

Il 20 febbraio 2010 gli scrissi:

Carissimo Glenn,

oggi ho ricevuto un plico giallo speditomi dalla W. W. Norton & Company. Dentro ho avuto il piacere di trovare il tuo libro The GESUALDO HEX – MUSIC, MYTH, AND MEMORY. La gioia che ho provato è stata molto grande.

Sono lusingato per questo gesto di gentilezza, per la tua cortesia e attenzione dimostrata nei miei confronti.

Dedicherò con piacere e con interesse un’attenta lettura al libro.

Ti ringrazio per l’onore concessomi e ti invio i miei più affettuosi saluti.

Michele

Il libro suddetto, che conservo gelosamente nella mia biblioteca, porta anche la seguente dedica che mi feci scrivere quando stette a casa nel 2013: “Ai miei amici Michele e Franca per ammirazione e gratitudine per tua ospitalità e amicizia. Glenn Watkins 17 novembre 2013”

Il 19 giugno 2021 Glenn Watkins ci ha lasciati con grande dolore di tutti i gesualdiani, i gesualdini e mio in particolare. Era nato il 30 maggio 1927 ed aveva compiuto da poco 94 anni.

Caro Glenn, questo mio ricordo sia la testimonianza del mio affetto, ma anche di stima e di profonda riconoscenza per tutte le cose che mi hai – e ci hai – insegnato su Carlo Gesualdo, sulla sua musica e sul mio paese. In una tua risposta alla mia lettera avente per oggetto “Considerazioni” – su Gesualdo paese – mi scrivesti: “La tua città è stata la sua città e la sua musica durerà.” A questa tua frase mi viene spontaneo aggiungere: «Parimenti dureranno il tuo esempio, i tuoi insegnamenti e i tuoi libri».

Michele Zarrella