La storia siamo noi: non va ignorata! di Nicola Prebenna

1961
Il tempo è il luogo in cui si colloca l’avventura dell’umanità. Noi ne siamo gli epigoni, e gli eredi, nel bene e nel male. Per essere cittadini consapevoli e responsabili è necessario possedere l’orientamento storico, che non vuol dire conoscere tutti i dettagli dei fatti storici più significativi e distanti dalla realtà del nostro tempo: è impresa non facile, e accessibile, forse, solo agli specialisti. Orientarsi nell’apprendimento della lezione della storia significa avere la possibilità di conoscere, sia pure a grandi linee, gli eventi, i fatti più eclatanti che hanno segnato la storia recente. E’ dovere e impegno civico e culturale favorire lo studio della storia in tutte le fasi della crescita culturale dei giovani, dai primi anni dell’infanzia fino al periodo della raggiunta maggiore consapevolezza critica. Eppure ultimamente il ministro della pubblica istruzione, nel ridisegnare le prove scritte dell’esame di stato, un tempo detto maturità, ha eliminato dalla prova scritta di italiano la traccia di argomento storico. E qui è uopo che ben si distingua! Di sicuro il ministro è stato indotto alla scelta di fare a meno della traccia di storia dalla statistica disponibile: questa tipologia di prova era scelta dagli studenti nella misura del 3% circa. Questo dato ci interpella tutti, soprattutto i docenti di storia, ed un dubbio s’insinua: non è che parte della responsabilità del rifiuto degli studenti a cimentarsi con la traccia di storia sia da attribuire proprio ai docenti della disciplina, che potrebbero non aver appassionato i giovani a loro affidati? Ferma restando la libertà di scelta degli studenti, non si comprende come una esigua, risicata, insignificante percentuale di studenti abbia optato, nello svolgimento della prova, per la traccia di argomento storico. Una delle possibili ragioni potrebbe essere che, nonostante le indicazioni e gli sforzi messi in atto perché nell’ultimo anno della scuola secondaria superiore si studi il novecento, in realtà il ventesimo secolo viene forse trattato superficialmente e per sommi capi. Eppure il secolo scorso è stato il teatro di grandi tragedie, che vanno conosciute, studiate, approfondite, perché il nostro presente scaturisce, si origina dalle macerie del passato e, solo se noi siamo in grado di trarne la lezione doverosa e necessaria, possiamo dotarci di anticorpi utili a prevenire contagi nefasti di qualsiasi sorta. Due conflitti mondiali, con milioni di morti, le esperienze totalitarie e liberticide attuate da regimi diversi, le politiche del fascismo in Italia e del nazionalsocialismo in Germania con responsabilità gravissime per quanto concerne non solo il secondo conflitto mondiale ma anche la pratica del genocidio attuata con spregiudicatezza e determinazione dal nazifascismo, nei confronti soprattutto degli ebrei, sono fatti che ogni cittadino di oggi non può e non deve ignorare. Lo sterminio degli ebrei, praticato con il ricorso pretestuoso alle ragioni della razza, supposta diversa e impura, è una tragedia che ha segnato la storia del presente. La fine del fascismo, la resistenza, la ripresa della vita democratica e del boom economico, il periodo della prima repubblica con tutti i cambiamenti che sono intervenuti nella cultura e nel costume della nazione sono aspetti e fatti che, indipendentemente dalla prospettiva con cui possono essere considerati e interpretati, costituiscono le premesse per una consapevole cittadinanza attiva, di cui devono dare prova gli studenti, giovani cittadini. In questo modo entrano nella storia da protagonisti, superando la condizione dello spettatore, e dimostrando nei fatti che la lezione della storia è stata ben tenuta presente, e che è divenuta acquisizione matura che la storia vive in noi e noi, soprattutto le giovani generazioni, siamo la storia del presente.