Morto Lee Iacocca, leggenda dell’industria dell’auto, originario del beneventano

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Morto Lee Iacocca, leggenda dell’industria dell’auto, originario del beneventano

All’eta’ di 94 anni è morto Anthony Iacocca, leggenda dell’industria americana noto col nome di Lee.Iacocca nacque ad Allentown (Pennsylvania) da Nicola Iacocca e Antonietta Perrotta, immigrati italiani originari di San Marco dei Cavoti in provincia di Benevento.

Per decenni e’ stato l’uomo piu’ potente di Detroit, capitale dell’auto Usa: presidente di Ford alla fine degli anni ’70 e negli anni ’80 amministratore delegato e presidente del consiglio di amministrazione della Chrysler, che salvo’ dalla bancarotta.Dal 1997 è più volte tornato in visita ufficiale a San Marco dei Cavoti, paese della provincia di Benevento e luogo d’origine dei suoi genitori. In loro onore l’amministrazione comunale ha collocato una lapide sulla facciata del Municipio, mentre al padre Nicola Iacocca ha intitolato l’aula magna della Fondazione Iacocca, unica sede internazionale affiliata allo Iacocca Institute tenacemente voluta dallo stesso Lee.

    Il suo nome e’ legato ad alcuni modelli di auto iconici come la Ford Mustang, di cui viene considerato il padre. E fu sempre lui a lanciare all’inizio degli anni ’80 la K-car platform che rilancio’ la Chrysler sull’orlo della bancarotta, facendo uscire sul mercato anche i primi monovolume e minivan.Sia prima sia dopo la morte della prima moglie a causa del diabete, è stato un grande sostenitore della ricerca per trovare una cura alla malattia ed è stato uno degli sponsor principali per la ricerca innovativa condotta da Denise Faustman al Massachusetts General Hospital. Nel 2000 Iacocca ha fondato “Olivio Premium Products”, un’azienda che produce una linea di prodotti alimentari a base di olio di oliva chiamata “Olivio”. Tutti i profitti dell’azienda sono devoluti alla ricerca sul diabete.Una delle sue frasi più celebri oggi suona quasi come testamento: “In una società completamente razionale, i migliori di noi dovrebbero aspirare a diventare insegnanti e il resto di noi dovrebbe adattarsi a qualcosa di meno, perché il trasmettere la civiltà da una generazione a quella successiva dovrebbe essere l’onore più alto e la più alta responsabilità che chiunque possa mai avere.”