Grottaminarda- Domani Italia-Spagna agli Europei, il tifo della nostra provincia

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Grottaminarda- Domani Italia-Spagna agli Europei, il tifo della nostra provincia

 L’ Italia del tifo non va in onda solo a Piazza del Popolo, all’Idroscalo a Milano,a Londra, a Monaco, dove ovunque  trovi maglie azzurre in campo,e sugli spalti. E in questa estate ,davvero calda, le partite di Berardi,Immobile e Insigne non si vedono,ovviamente, soltanto nelle case, a volume alto, per dimostrare che”ci siamo anche noi”. Come dicono tra i vicoli stretti della cittadina ufitana, con il tifo a mille e bandiere tricolori sui balconi e le terrazze addobbate. In gruppi di amici,  con pizza e birra inseparabili. Ma  vero spettacolo è fuori. Per seguire  le gesta degli azzurri, da queste parti, hanno organizzato due schermi giganti a meno di venti metri. Tra un bar e l’altro,sul Corso principale di Grottaminarda. Come in tutti gli angoli della nostra provincia anche nella cittadina ufitana è una attesa lunga, quando gli azzurri non giocano. Ma quando risuona “Il Canto degli italiani”,allora tutti in piedi anche in piazza e nei bar. Da Roma, nello strepitoso girone di qualificazione,  a Wembley,lo stadio dei sogni  del calcio mondiale. Tifo da stadio, trombette, bandierine sventolare durante le fasi di gioco. In un simpatico derby tra i due maxischermi, grandi e più piccoli,messi a distanza di nemmeno cento metri. E un altro è stato installato proprio a Piazza Fontana, per i clienti di una pizzeria. Con lo splendido scenario del  Corso della cittadina. Che,di notte, fa un certo effetto. Per lo spettacolo di tutti quei colori. Insomma basta scegliere. E se si guarda la partita dei ragazzi di Mancini da televisori diversi , il tifo invece è unico. Le voci sembrano una sola, a volte anche le imprecazioni per le occasioni non andate a segno degli azzurri. Il”si” finale del”Canto degli Italiani”, è un boato che risuona quasi per tutta la valle. Come un gol di Ciro, Lorenzinho , Barella o una paratona di Gigio. Le notti magiche trentuno anni dopo: nelle curve dei maxischermi tanti,allora,all’epoca di Schillaci non erano nemmeno ancora nati. Ma fanno un tifo d’inferno: bandiere sventolate, trombette che sono la colonna sonora dei novanta minuti. Ed il momento più bello,  più emozionante è uno.Uno solo: l'”Inno di Mameli ” cantato a squarciagola, mano rigorosamente sul cuore. Un rito . Che, come tutte le superstizioni, bisogna assolutamente ripetere. Una specie di cenni d’intesa tra tutti gli schermi piazzati tra la piazza, il Corso, davanti ai bar, ma il tifo è uno solo. Immancabili gli abbracci, la distanza in questi casi va a farsi benedire,  ad ogni azione del parigino Verratti e del professor Jorginho una ola infinita.  E mani davanti agli occhi. E lacrime. Come quelle di Spinazzola che,  controbil Belgio, dopo un allungo si tiene la gamba perché si è rotto il tendine di Achille. E tutti i tifosi delle piazze italiane lo accompagnano fuori dal campo. Tra la disperazione ed un coraggio rinnovato. Gli ole’ degli ultimi minuti si sentono nelle case, entrano nelle finestre aperte per il gran caldo. E, a fine partita,  partono i caroselli.  Inevitabili. Tra i mugugni di qualcuno. Anche questi immancabili. E l’abbraccio degli azzurri a centrocampo coinvolge una intera Nazione. Che bello, non siamo più una nazionale di Ventura.

Giancarlo Vitale