Editoriale. La Turchia pianifica investimenti petroliferi multimiliardari nel Mar Nero

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di Maurizio Compagnone

Le regioni comprensive il quadrilatero tra il Mar Nero e il Mar Caspio, sono le più strategiche del pianeta per ricchezza energetica. In queste regioni è presente una delle maggiori riserve petrolifere e di gas al mondo. Il Califfo Erdogan non vuole perdere l’opportunità, sa che può contare sul presidente dell’Azerbaigian, Aliyev che ha supportato nel recente conflitto contro gli armeni. Erdogan è in procinto capitalizzare investimenti miliardari nell’estrazione dell’oro nero.
Ha dato incarico alla Compagnia petrolifera e gassifera turca, la Turkish Petroleum Corp (TPAO), di raccogliere fondi da investitori privati per iniziare immediatamente la ricerca nella più grande bolla di gas naturale del Mar Nero. La TPAO
ha attivato relazioni confidenziali con primarie compagnie petrolifere internazionali, al fine di sondare l’interesse a stringere accordi per l’estrazione del gas dal
giacimento offshore. Erdogan ha vincolato il segreto sugli accordi, solo pochi membri del governo turco sono a conoscenza, tra questi il genero ex ministro delle finanze, Berat Albayrak. La TPAO nel caso di mancato interesse, ha la forza di poter andare avanti da sola, grazie anche al finanziamento del governo.
L’investimento è notevole si parla di circa 3,5 miliardi di dollari per ricerca e estrazione.
Il Governo turco ha stanziato un finanziamento per la TPAO di 1,9 miliardi di dollari, sufficiente per iniziare la ricerca.
Il giacimento di gas off-shore di Sakarya dista circa 109 miglia dalla costa turca di Zonguldak.
Un giacimento dalle grandi potenzialità, quando entrerà a pieno regime, sarà in grado di produrre gas per ben otto volte l’esigenza della Turchia.
Un giacimento che metterà fine alla dipendenza della Turchia dalle onerose importazioni. Il Califfo Erdogan ha imposto una data per il suo ambizioso progetto, il 2023 una data importante, coinciderà con le elezioni presidenziali che Erdogan spera di nuovamente di vincere con un consenso bulgaro.
Ma il progetto presenta asperità di non poco conto, la TPAO rischierà sanzioni per le scosse sismiche provocate dalle trivelle quando entreranno in azione nel Mar Nero. La Turchia furbescamente per evitare azioni punitive, ha deciso di spostare la Ragione Sociale della TPAO fuori dei confini turchi e utilizzare navi statali che non possono essere soggette a sanzioni. Il controllo dei giacimenti di gas e petrolio è strategico, per qualsiasi nazione che aspira a trasformarsi in potenza mondiale.
Per Erdogan è vitale per azzerare la dipendenza dalla Russia e dai paesi mediorientali. La Turchia se diventerà una potenza energetica, bisogna guardarla con rispetto, avrà la forza economica di influenzare le decisioni politiche dell’Europa. Quello che sorniona si aspetta la Merkel che, con Erdogan ha stretto un asse di acciaio, pari a quello che i nazisti strinsero con gli ottomani. La Turchia aspira a diventare un punto fermo nella produzione di gas e petrolio tanto da condizionare l’economia dell’Europa.
Bruxelles continua a mettere la testa sotto la sabbia, piuttosto che prendere provvedimenti contro Erdogan che sta plasmando il nuovo impero Ottomano.
A lui tutto è permesso in virtù degli accordi sui migranti, fiumi di miliardi sono stati riversati da Bruxelles germanocentrica alla Turchia. Denaro con cui Erdogan sta costruendo un esercito ben armato con armi acquistate da Stati Uniti, Germania, Russia e Cina.
L’impero sta tornando, manca solo il debutto ufficiale. Ogni settore della difesa è in continuo aggiornamento, nuove navi da guerra, aerei, ICBM a medio raggio in grado di colpire ogni capitale europea per non parlare di Mosca. Senza dimenticare l’arsenale nucleare, ben 50 ordigni nucleari sono stoccati nei bunker della Air Base di Incirlik nella Turchia meridionale.
Ma tutto questo non sembra impaurire l’Europa, neppure gli enormi investimenti di Erdogan nei Balcani. Vi anticipo ora che presto scoppierà un conflitto in Bosnia, l’equilibrio tra cristiani e musulmani è vicino al punto di rottura per l’ingerenza turca nella regione. La Turchia ha strutturato un piano di investimenti in petrolio, gas armi e industria pesante che mette terrore. Il sogno di Erdogan è rendere la Turchia indipendente dall’acquisto di armi, non a caso ha previsto massicci finanziamenti per l’industria pesante. Può contare sui tanti turchi specializzati che lavorano nelle principali aziende militari tedesche, pronti a trasferirsi in Turchia per sviluppare brevetti militari sfornati dalle catene di montaggio turche. È da capire come gli Stati Uniti e l’Europa ostacoleranno il pericolo Turchia, considerando la lunga alleanza turca con molte delle potenze della NATO. È un bel rompicapo da affrontare immediatamente prima del 2023 quando Erdogan da sud-est e Germania da nord stringeranno l’Europa a tenaglia. E allora si mamma li turchi.