L’Amministrazione Comunale a Villamaina così interviene nel ricordo del sisma del 1980:”Continuare a ricostruire”

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L’Amministrazione Comunale a Villamaina così interviene nel ricordo del sisma del 1980:
Qualche giorno dopo il terribile sisma del 1980 Villamaina è un paesino dimenticato, tramortito, assordato ancora dal rimbombo di quella sera di fine novembre.
Pur ha avuto i suoi morti, le sue case distrutte, le famiglie segnate dai lutti, le sue chiese e le sue piazze sventrate ma non ha la forza e la pretesa di chiedere nulla. Villamaina si rende subito conto in mezzo a tanto sfacelo di essere addirittura fortunata.
È giusto che i soccorsi vadano altrove, dove ce n’è più bisogno, alle vicine Lioni, Torella, Teora, Conza e Sant’Angelo dei Lombardi.
Le voci che giungono da questi paesi sono a dir poco agghiaccianti.
Se ne accorge bene Antonio Fiore, un giornalista del Mattino che in quei giorni passa per Villamaina e trova sul far della sera un paese “dimenticato ma deciso a vivere”.
Nei Villamainesi persiste ancora un pò d’orgoglio per aver fatto all’inizio tutto da soli.
Certo le minori proporzioni dei danni lo permisero meglio!
Sul campo di calcio i Villamainesi arrangiarono una tendopoli e persino una scuola con l’aiuto della città di Viareggio, cui dopo 41 anni va ancora l’eco del nostro più sentito ringraziamento.
Antonio Buono, all’epoca giovane professore ventottenne di Villamaina è il testimone, davanti al giornalista del Mattino di tanto adoperarsi. “Il governo qui ha mandato solo 4 soldati” confessava al giornalista arrivato da noi.
In mezzo alla piazza l’orologio del campanile, trascinato a terra tra le macerie ed i suoi stessi ingranaggi, non batteva più ed era quello il segno più tangibile della catastrofe.
Quell’orologio, seppur funzionante, se vogliamo, è ancora un simbolo del vecchio tempo.
Il sisma ha infatti rappresentato anche per Villamaina uno spartiacque.
Senti ancora oggi in piazza, in mezzo ai discorsi degli anziani, spesso la frase “prima del terremoto… era un’altra cosa”.
A sentirli pare che tutto fosse meglio allora: “la vita più allegra, il paese più ridente, la campagna più fertile e popolata”. Finanche gli animali selvatici nei nostri campi pare fossero più diffusi.
“Ora se ne sono andati anche loro, insieme alle persone, perché purtroppo da Villamaina si continua a partire”.
Il nostro orologio ha ripreso a battere nella piazza, ma il tempo non è più quello di una volta.
In una pregevole scultura donata all’Amministrazione Comunale dal maestro Vincenzo Caputo, è forse racchiusa la riflessione più bella sul catastrofico evento insieme all’orgoglio dei Villamainesi di cui si accennava, di aver fatto tutto e presto da soli.
Sotto la figura imponente e un pò metafisica, qual è rimasta nel ricordo dei Villamainesi, di Don Martino Canonico, grande sindaco e personaggio di quegli anni di lì a poco tragicamente scomparso, tra l’immancabile campanile e le tre torri simbolo del paese, un albero spezzato dalla chioma, un invito e una necessità: “RICOSTRUIRE”!
IL messaggio risulta oggi ancora più forte.
Ora occorre davvero ricostruire insieme!
Non più le case, non più le vie, le chiese, perché i nostri padri le hanno risollevate dalle macerie e dalla polvere.
Quello che occorre ora davvero ricostruire è la comunità: i legami, i rapporti. Villamaina deve trovare la forza di mandare all’aria le sue divisioni, le lacerazioni, deve mettere da parte le discordie e deve ritrovare la sua perduta unità. Per questo ci serve la collaborazione di tutti! Questo in nome e per rispetto dei nostri padri e di chi in quella terribile notte ci ha così tragicamente lasciato!