Il rapace Califfo si inserisce negli affari tra emiratini e sauditi per incapacità del ministro degli esteri italiano 

981
Il rapace Califfo si inserisce negli affari tra emiratini e sauditi per incapacità del ministro degli esteri italiano 
Il Califfo è sempre pronto ad approfittare delle incapacità altrui, e gli errori del ministro degli esteri italiano Luigi Di Maio, peseranno molto per le finanze italiane, come giustamente ha dichiarato  recentemente l’ex Capo di Stato maggiore generale Tricarico.
Sta per nascere un forte sodalizio commerciale tra Turchia, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita. Una partnership di diversi bilion che l’Italia per incapacità del suo ministro Di Maio ha visto sfumare. Tra i tre paesi si stringeranno importanti partnership sulla Difesa, petrolio, scambi commerciali e realizzazioni di grandi infrastrutture. La Turchia ha posto condizioni sugli accordi con Regno Saudita e EAU, si faranno solo se ci sarà una apertura verso la Fratellanza Mussulmana considerata da Ankara un movimento popolare mentre da altri paesi definita una  organizzazione pan-islamista terroristica. Tra le richieste di Ankara la ripresa dei rapporti con Doha alleato storico di Ankara. Il presidente turco Recep Tayyyip Erdogan vuole estendere le mire da Califfo anche sul vecchio continente. Per questo motivo ha ammorbidito i toni con l’Unione europea. Indossa l’abito di agnello per nascondere il vero volto di Lupo. Sono in atto incontri ad alto livello diplomatico, tra la delegazione turca e degli EAU per rimuovere le barriere al commercio e la riapertura dei voli tra le due capitali sospesi per la pandemia.
Il dialogo è ancora nelle sue fasi iniziali, c’è ancora da superare lo scoglio Doha. La questione della Brotherhood è centrale per l’area strategica del Golfo e per l’alleato Egitto. Erdogan ha imposto punti fermi a Riyadh e Abu Dhabi, un atteggiamento politico diverso nei confronti della Fratellanza Mussulmana, sembra che le due ricche monarchie siano disposte a fare un passo indietro pur avendo contezza del pericolo per la monarchia dinastica. I sauditi e gli emiratini con il cambio di amministrazione in America, non possono più contare su tecnici e imprese statunitensi per mega progetti infrastrutturali di cui il paese ha bisogno. La rottura con l’Italia ha rilanciato Erdogan che può contare su imprese e tecnici di elevato valore. Si va ricreando quel potere storico che ha visto la Turchia primeggiare in Medio Oriente. Pur non essendo mediorientali come il popolo arabo, ma migranti dell’Asia centrale, hanno dominato per circa un secolo una vasta area dal Marocco alla Malesia. La
Turchia è un paese potente e pericoloso, e l’Europa ha continuato a foraggiarla senza pensare alle mire imperialiste del Califfo Erdogan. Oggi è la quarta nazione meglio armata della NATO in possesso di armi nucleari. Una nazione con un esercito ben armato e addestrato in grado di competere con ogni esercito del mondo. Se oggi la Turchia ha raggiunto un tale livello di preparazione militare, lo si deve a Stati Uniti e Germania che con il programma ultrasegreto GLADIO, hanno dotato la Turchia di armi moderne e avanzate in chiave anti sovietica, un programma che ha avuto un grande successo e, con il sostegno di Papa Wojtyla ha determinato la fine dell’Impero sovietico. In poco tempo l’esercito turco è divenuto punta di diamante della NATO. Stati Uniti e Germania per sconfiggere l’impero sovietico hanno creato un mostro di cui non ha più il controllo. La Turchia sotto la guida del Califfo Erdogan ricostruisce il suo impero, approfitta della difficoltà della famiglia reale Saudita verso il quale Erdogan non ha mai risposto simpatie, anzi ricorda con piacere lo sterminio della Famiglia Saud da parte degli ottomani, mediante il  tradizionale sfregio che gli ottomani riservavano ai nemici, la morte per impalamento o altrimenti detta khazouk.
Se fino ad oggi Erdogan non ha invaso la penisola araba è per la notevole presenza di militari  americani a tutela degli interessi  statunitensi. Il giorno che gli Stati Uniti lasceranno la penisola araba, daranno luce verde ad Erdogan di prendersi la penisola. Lo stesso è accaduto in Siria appena le Forze Armate statunitensi hanno lasciato il suolo siriano la Turchia ha preso il controllo est della Siria con il beneplacito degli Stati Uniti, anche in questo frangente, sempre in chiave anti russa.
I reali sauditi sanno bene che è solo questione di tempo prima o poi la Turchia invaderà nuovamente la penisola araba e tornerà il dominio ottomano con i sauditi che torneranno ad essere vassalli e la famiglia reale sarà costretta a servire sotto la bandiera ottomana, piuttosto che finire come i predecessori impalati e scuoiati vivi nel deserto per i corvi in festa. L’Italia con un’altra classe dirigente poteva cambiare il corso della storia stringendo rapporti con i sauditi. Ma noi non siamo capaci a cogliere le occasioni giuste siamo infarciti solo di bieco protagonismo.
Maurizio Compagnone